domenica 7 novembre 2010

Ruta 40

Ruta 40 all'Abra el Acay

Strada che  risale il Latinoamerica. Strada di ripio. Non è semplice terra o sabbia o ciottoli. Si naviga su piccole pietre, quando si decide di viaggiare lungo la straordinaria Ruta 40. Si sa bene cosa si affronta quando la si percorre. Strada leggenda. Un high-way sterrata che raggiunge paesi sperduti nella pampa o nella Ande. Parte dalla fine della Patagonia e risale tutto il continente. Qui, Argentina del Nord, si perde da Cafayate, elegante regione di vinattieri, a Cachi, già montagna oltre i duemila metri, fra la fertilità del fiume Calchaquì e l’aridità della Puna argentina, la steppa di alta quota.
 
Paesaggi di questa terra. Le vigne crescono nella sabbia. I preti mettono altoparlanti sulle chiese e i canti della messa invadono la piazza di San Carlos. Gli uomini sembrano non farci caso e mangiano, a metà mattina di questa domenica, strepitose zuppe di locro. Una venditrice ha portato un pentolone nella piazza del paese. Ricordo che a Rio Mayo, villaggio patagonico, erano gli altoparlanti delle caserme a scuotere l’aria immobile.
La Ruta 40 sfiora cimiteri e finca. Si apre un varco nel groviglio geologico della quebrada de las Flechas. Qui le montagne sembrano sfogliarsi, roccioni messi per verticali a strisce continue e ondeggianti. E’ come se la geografia fisica si fosse ribaltata. Non so come facciano a stare in equlibrio questi canyon che si appoggiano l'uno contro l’altro.
La ruta 40 è un buon logo. Niente asfalto, viaggio solo per coraggiosi. Un cuoco celebre si è rifugiato a Molinos per aprire un albergo cinque stelle in una antica casa della nobiltà spagnola e ha fatto scrivere sopra l’ingresso: ‘Cucina d’autore’. Molinos è lontano da tutto. Buen ritiro.
La strada diventa un serpente. Segue, come un’ombra, tutti i capricci del fiume Calchaqui. Diventa stretta come un’acciuga. Predilige le curve. Una dopo l’altra. Come su un autoscontro. Fa scivolare le ruote perché vorrebbe conoscere il ghiaccio. Distrae con paesaggi che cambiano ogni chilometro. Montagne aspre e colorate e improvvise praterie dove pascolano mucche e cavalli mischiati assieme.
Con tornanti doppi, la ruta 40 entra a Cachi. Paese dai marciapiedi come piattaforme sopraelevate. Paese-snodo del turismo. Si infittiscono i pulmini degli operati di Salta. Russi si sdraiano nei ristoranti. Sono stati aperti wine-bar. Strano paese. E’ domenica: pick-up malridotti, ma dall’aspetto gongolate scaricano famiglie di contadini davanti alla bella chiesa dagli intonaci d’avorio. Anche a Cachi, l’altoparlante rimanda canti e parole per la piazza. Giornata di viaggio. La Ruta 40 è un ‘on the road
Cachi, 31 ottobre

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