martedì 23 agosto 2011

Dopo 42 anni, la caduta di Gheddafi

Verso Tripoli (da The Guardian)
A quindicimila chilometri di distanza, in un'isola tropicale, leggo e guardo le immagini della caduta di Tripoli. Forse Gheddafi è stato ucciso, come già sostengono alcuni blog. Forse ci sono gli aerei del Sudafrica ad aspettarlo da qualche parte. Lo sapremo fra poche ore. La sua era è finita.

Mohammed, il suo primogenito, figlio della prima moglie, fa in tempo a parlare con al-Jazeera: 'Abbiamo mancato di saggezza e capacità di previsione'. E poi i ribelli irrompono nella sua casa. Dicono che abbia fatto in tempo a fuggire. Quanta tragica malinconia nelle parole del figlio del rais. Mohammed è stata una figura di secondo piano nel regime di suo padre. Quanti, fra i governanti del mondo arabo, hanno avuto saggezza e capacità di previsione? Quanti loro alleati occidentali hanno avuto saggezza e capacità di previsione?

L'era di Gheddafi non celebrerà il suo ultimo Primo Settembre, anniversario della Rivoluzione del 1969.  Ramadan non ha fermato la guerra. Non c'è stata tregua. I ribelli di Bengasi dovevano chiudere la guerra in tutti i modi. Dovevano vincere prima di Settembre. Hanno avuto bisogno di 7459 'obiettivi' colpiti da bombe Nato per arrivare a Tripoli. Troppo gravi le lacerazioni al loro interno, culminate, un mese fa, con l'assassinio del loro comandante militare, ex-fedelissimo di Gheddafi. Attentato che rimane oscuro nei giochi sporchi attorno al destino della Libia.

Da oltre un mese, non si sa più chi comandi davvero a Bengasi. Non si è ricomposto un Consiglio di Transizione. E una spallata decisiva a Gheddafi è venuta da chi ha sempre cercato di opporsi al regime: i berberi della montagna, i berberi del Jabel Nafusah. Ma gli arabi di Bengasi avranno saggezza e capacità di previsione nell'ascoltare le rivendicazioni dei berberi?

La primavera araba è davvero un uragano mediterraneo: scomparsi i rais dell'Egitto, della Tunisia e della Libia. Indifendibile il rais siriano. Più o meno scomparso il padrone dello Yemen. Intimoriti i militari algerini. In ansia i sovrani di Marocco e Giordania. Assomiglia a un domino il 2011 dei paesi arabi.

E diventa sconcertante l'incapacità di Israele di prendere una qualche posizione. Il mondo attorno a loro sta cambiando. Tel Aviv sembra temere il vento di libertà che attraversa il mondo arabo. Sembra temere l'inimmaginabile.

Io, oltre un oceano, troppo lontano da Tripoli, penso alla gente della Città Vecchia, ai ragazzi neri che lavoravano nei bar, ai fumatori di narghilè nei giardini della Gazzella, ai pescatori del vecchio porto, all'uomo del luna-park alle spalle della sfilata dei grattacieli del nuovo lungomare, a Giovanni Martinelli e alla sua chiesa di San Francesco; al vecchio Belgasin, guardiano della moschea Gurgi, che mi apriva la porta con gentilezza e mi offriva un bicchier d'acqua; ai Sufi nascosti nelle scuole coraniche meno conosciute; a Bruno, custode del cimitero italiano di Hammangi....spero che ci sa saggezza in chi oggi comanda a Tripoli.
Da troppo lontano, Mao, Dominicana, 22 agosto

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