mercoledì 3 agosto 2011

Dominicana/Aspettando Emily

Il sole sbiadito di Santo Domingo all'alba. La strada de El Conde


Attesa di Emily nel sud-ovest dell’isola. Attesa del primo ciclone di questa estate. Niente di allarmante, una tormenta tropicale. Appena 65 chilometri all’ora di vento. Allerta verde e gialla. Per buona sicurezza, domani si sta fermi. Nessun viaggio sulle strade del sud-ovest dell’isola. Benvenuti a Hispaniola, benvenuti nella Repubblica Dominicana. Caldo profondo. Spezza resistenze. Si cerca l’ombra e l’immobilità assoluta.

Palin, l'uomo dei succhi di frutta


Palin, 72 anni, allegro uomo dei panini e dei succhi, alza le spalle ad Emily. Ha visto di peggio. Chiuderà bottega alle dieci. ‘No hay circulantes, no hay dinero’. Mai sentito un commerciante felice dei buoni affari. I suoi succhi sono buoni. ‘Azucar normal?’. E ne fa scivolare due grandi cucchiai pieni. Palin appare più preoccupato della sua pressione alta che degli affari che vanno male.

Le case sembrano zoo. O carceri a rovescio. Inferriate e lucchetti ovunque. Si sta in veranda al sicuro di un reticolato. All'alba a Santo Domingo frotte di poliziotti mangiano macedonie di frutta dai baracchini prima di presidiare il centro coloniale. ‘Troppi delinquenti’, dice l’uomo al bar. ‘Un tempo era più sicuro’. Un tempo è più di mezzo secolo fa. Nostalgia dei tempi del dittatore Trujillo. ‘Non potevi parlare, non avevi libertà, ma eri più sicuro e con un peso mangiavi’. La metà dell’isola aveva la metà degli abitanti di oggi. Oggi sono otto milioni e mezzo di abitanti per meno di 50mila chilometri quadrati. Censimento di pochi mesi fa. Ha corretto stime che calcolavano più di dieci milioni di abitanti. Chissà in quale conto sono calcolati i migranti haitiani? Le stime sono stupide: si va da 300mila a due milioni. Da qualche parte ho letto che gli haitiani regolari sono appena 75mila. Ma almeno 450mila, a leggere le statistiche della Banca centrale di Haiti, inviano rimesse a casa. Confusione di dati. C’è un’umanità brulicante e affamata che sfugge ai contabili della povertà.

L’uomo del bar, un veterinario, è armato. La pistola spunta da sotto la camicia. Deve essere mancino, la tiene dal lato sinistro. ‘Chiunque ha un lavoro è un obiettivo dei ladri. Questa è l’insicurezza’. Dice: ‘Pensano che hai soldi’. E aggiunge: ‘Sei visto come un bianco’. Non cambio espressione. Poi lui se la prende con quelli dei diritti umani che difendono i delinquenti. ‘Nessuna fiducia nella giustizia. Se hai soldi, te la cavi. Non importa se sei un assassino o un narcotrafficante’. Lo lascio a mangiare un panino e a bere un succo di frutta.

Gli incontri della notte hanno cancellato la durata della notte e del giorno. Hanno nascosto, dietro le parole e la faccia rassegnata e dura del veterinario, l’umidità che sbriciola le pietre delle antiche case della capitale. Osservo Padre Pio di fronte alla chiesa della Mercedes. Poi la targa che ricorda Bartolomeo Colombo, fratello di Cristoforo, capo del primo insediamento europeo nelle Americhe. Il figlio di Cristoforo, Diego, invece, diede ordine di costruire la prima chiesa cattolica, la Catedral Prima de America. Ha un’aria affatica, la chiesa. Non sono affatto sicuro che sia la prima chiesa: in Messico sostengono la stessa cosa con la cattedrale della Ciudad.
Di fronte della chiesa e alla sue strane geometrie, lampeggiano le insegne al neon rosso dell’Hard Rock Caffè. Se volete comprarvi una maglietta del più celebre caffé dell’Occidente, dovete cercate trenta dollari più Iva. Uno sproposito.

Tre lucchetti e la porta prima di entrare a casa. La luce è saltata da ore. Speriamo che le batterie dell’inversore di corrente reggano alla notte. Il frigorifero si è spento. Fuori, pioggia. E’ già Emily? Benvenuti all’isola sotto il mare.
Sull'isola, 2 agosto     

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