mercoledì 17 agosto 2011

Dominicana/La dolcezza del voodoo

Ilio di fronte alla casa di Crimi Nel


Torniamo da Ilio, il brujo del bateye Isabel, il brujito (è giovane) del voodoo dominicano. Ci ha promesso una consulta. Aria di pioggia. Mi muovo con tranquillità fra le strade di fango secco del bateye più malandato fra i tanti visitati. E’ un giorno di festa, i ragazzi fanno i bulli davanti ai bar. Sudati ed eccitati. E’ martedì, giorno in cui è possibile invocare i misterios. La corte del tempio è un luogo lontano dalla confusione del bateye. Ilio è seduto con il vecchio che ha chiesto il suo aiuto.

Il rito


Ilio, come sempre, è sereno. E abile. Racconta del problema: un cane ha afferrato il pipi del caprone appena ucciso per il rituale. Un bel guaio. Mi viene voglia di ridere. E’ una trattativa. Ilio ci prova. Mi dice il costo di un altro caprone. Una somma alta, cinquanta e più euro. Entriamo nella stanza di Crimi Nel per parlare lontano da orecchie troppo curiose. Una bottiglia di rum e mille pesos, meno di venti euro. ‘Un dono, un contributo’, dice Ilio. Adesso dovremo spiegare al misterio che il caprone non ci sarà. E che Ilio non potrà essere cavalcato. Lo invocheremo ugualmente. La stanza di Crimi Nel, misterio potente, è pronta. Con la farina, Ilio ha disegnato segni da cabala sulla terra battuta. Accende sette candele, sei le immerge in un piatto colmo di olio. Una è in una arancia vuota. Ha scavato una piccola buca di fronte all’altare. Vi accende un’altra candela. Dovrebbe accogliere le ossa del cibo mangiato assieme al misterio. Ilio indossa una camicia rossa. Arrivano i suoi collaboratori. Rubio, la madre e la cugina. Poi un’altra donna. La cugina veste di bianco e di blu: oggi è il giorno della Vergine di Altagracia e anche per una fedele vuduizante non si può dimenticare la Vergine. Che appare anche nel voodoo. Sfilata di santi: san Carlo Borromeo, san Antonio da Padova, un’altra Madonna, nera questa volta. I neri proteggevano i loro misterios nascondendoli sotto le spoglie dei santi del cristianesimo. Ai santi piaceva proteggere questi spiriti così diversi da loro.

Rubio



Il cielo si apre. Una tempesta arruffa l’aria. I maiali corrono a grufolarsi nel fango. La pioggia è violentissima. Si allaga la corte, il tetto di zinco vibra come un aereo pronto a decollare. E’ un altro guaio: i misterios  si paralizzano con la pioggia. Bisogna aspettare, il fango si fa pantano. Ma, nella corte, il fuoco sacro, il fuoco che non può mai spengersi, sembra acquistare forza sotto l’acqua. ‘Si spengerà solo se il misterio vorrà’, dice Ilio. E lui non vuole. I vecchi e le donne stanno in silenzio. Ilio spiega i miei doni. Loro annuiscono. Ancora silenzio. Poi è la voce di Rubio che sembra uscire dal buio della stanza. Il suo volto è appena illuminato da una candela. Il suo canto è una nenia, una poesia sussurrata, lingua crèol, una dolcezza infinita. Ilio e le donne si aggiungono in un coro da ninna-nanna. Le candele si ravvivano, Ilio suona un campanellino, le donne, a turno, prendono la candela dalle mani di Rubio. Si inginocchiano verso la buca. Il canto continua. Non so quanto tempo stia passando. So che è scesa la notte, la pioggia è un controcanto, il fuoco è ancora acceso e le bambole appese al palo sono immobili. Non mi accorgo che tutto quanto finisce. Rubio è in piedi. Un fruscio dice che il misterio ha accettato le spiegazioni del gruppo di uomini e donne. Ci sarà un’altra possibilità. Non si è arrabbiato. Guardo il sorriso di Ilio nell’oscurità del tempio di Crimi nel.
Ilio ci accompagna fino alla macchina. Ci insegna una strada per evitare il fango e le paludi che si sono formate davanti alle baracche dei bateye.
Sull’isola, 16 agosto

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