lunedì 12 novembre 2012

Ritorno in Dancalia/L'Ultimo Libro





Un Ultimo Libro.
Attenzione, ho qualche timore a scrivere di questo libro.
Non so spiegarvi.
Per molti sarà un lungo racconto di viaggio. Forse, per me, è un saluto a una terra, la Dancalia, che è cambiata sotto i miei occhi e i miei passi. Racconto di un deserto che è entrato con lentezza nella mia vita. Negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso (quanto tempo!) viaggiavo fra Eritrea ed Etiopia. La Dancalia era un deserto irraggiungibile. Per quattro volte, provai ad andare in quella terra di fuoco e sale. Non vi riuscii. Venni respinto. Sbagliavo qualcosa.

Le carovane

Il riposo dei dromedari



Dallol

Solo molti anni più tardi, la Dancalia riapparve nella mia storia. Provammo a ritornarci. Io, Daniela e Anna. Seguimmo il cammino delle carovane. A piedi. Arrivammo là dove volevamo arrivare. E, da allora, accadeva appena cinque anni fa, la Dancalia ha scavato nella mia anima, nel mio cuore, nella mia testa. Era la terra della diversità. Della diversità assoluta. I suoi paesaggi sono magnifici e terribili, ma, soprattutto, si possono ammirare solo qui. In Dancalia si incrociano tre faglie tettoniche, la Rift Valley entra in Africa, si assiste dalla deriva dei continenti. Ma più dei panorami sono gli uomini della Dancalia, gli afar, ad aver segnato la mia storia in questa terra. Gli afar sono bruschi e silenziosi. Da loro ho imparato che si può guardarci l’un l’altro. Possiamo osservarci. Scoprire le nostre inconciliabili differenze. E, alla fine, riconoscerci, ammettere, cioè, la reciproca diversità. Questo volevo raccontare. Ho cercato di smentire ogni stereotipo attorno questa terra. Mi sono convinto che la Dancalia sia un antidoto contro ogni banalità, contro ogni luogo comune attorno alle Afriche.

La piana del sale

Non so bene cosa voglio dire. Non so come presentare questo libro. Sarebbe molto più semplice dirvi che è un libro di viaggio. Dico che è l’ultimo libro. Vorrei che non fosse l’ultimo.

Mi aggrappo a quanto mi disse un ragazzo basco qualche anno fa. Anche lui era stato in Dancalia. Mi spiegò perché quel viaggio era rimasto impresso nel suo cuore. Non ho mai trovato una spiegazione migliore.
Eccola:

‘Se vieni qui cercando avventure, non riuscirai ad andare oltre la tua superficialità. Che ti apparirà insopportabile. Il sole bianco e rovente, l’indifferenza degli afar, la monotonia di un deserto privo di colori ti faranno sentire nudo e impotente. E il tuo equilibrio, fisico e mentale, rischierà di andare in pezzi. Devi difenderti in Dancalia. Devi mostrare, soprattutto a te stesso, di avere un’anima di poeta. Si viene qui per cambiare punto di vista’.

I ragazzi di Ahmed Ela


A proposito: stanotte c’è un aereo notturno verso l’Africa. Torno in questa Dancalia. Porterò il libro. Spero di riuscire a continuare a scrivere su questo blog.

Dancalia
Camminando sul fondo di un mare scomparso.
Terre di Mezzo editore
Pag. 186.
Euro 14.

3 commenti:

  1. Chissà dove sarai adesso Andrea... E chissà com'è vivere in questo mondo, qui, in Italia, trasformati dalla traversata della Dancalia.

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  2. Grazie, Cristiana...non ho una risposta....ho fatto un volo notturno, ma il mondo non mi appare cambiato. Aspetto il ritorno in Dancalia. Fra qualche giorno. Non ho impazienze. Lascio scorrere il tempo.

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  3. A me è piaciuto molto il racconto di viaggio in Marocco di De Amicis, descrizioni stupende!! Ho trovato un'edizione con i nomi attuali delle città e mappa interattiva... http://goo.gl/8jIEJ6


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