martedì 27 novembre 2012

Discesa nel Rift

Il mercato di Bati

                                 
Una donna e un uomo, appena fuori Kombolcha, contendono i rifiuti ai becchi lunghissimi dei marabù. E’ una lotta lenta. A suo modo impietosa. L’uomo e la donna agitano le braccia, i grandi uccelli dall’aspetto dei becchini saltellano poco più avanti. La donna ha riempito un sacco. Un odore marcio ci scaccia. La donna risale la scarpata dei rifiuti.

L'uomo e i marabu

La donna dei rifiuti


Le guide spiegano che il mercato del lunedì a Bati è il più grande d’Etiopia. Non so se sia vero. Le guide dicono di andare a vedere le forche alle quali gli italiani avrebbero impiccato partigiani etiopici negli anni dell’occupazione fascista. Due carrucole a cui appendere uomini sono quasi al centro del mercato. I ragazzini le indicano e dicono: ‘Italians’.

Le 'forche'


Al mercato di Bati, oltre la zona delle donne dagli ombrelli neri che vendono polli, ci sono crocicchi di uomini pigiati uno accanto all’altro. Fatico a farmi largo. E’ il reparto elettronica: ogni uomo ha in mano due, tre, quattro cellulari. Un ragazzo vende una radio. Un tipo mi offre batterie per telefonino. Ci sono anche orologi. Sono strane le trattative: si formano capannelli impenetrabili di uomini e si passano di mano i cellulari. Mi costa dieci birr chiedere a un ragazzo di farsi fotografare con i telefonini in mano.

Mercato di Bati

Il sale della Piana a Bati

L'orafo di Bati


Incrocio di Mille. Giù nel Rift. Temperatura che sale a oltre trenta gradi. I camion che arrivano da Gibuti si aggrovigliano uno sull’altro. A volte impieghi ore a passare questo ingorgo. Mi spiegano che i camion rossi sono dei cinesi. Quelli azzurri con telo nero sono dell’uomo più ricco d’Etiopia, sceicco etio-saudita, trentaseiesimo nella classifica dei ricchi della Terra. Si moltiplicano i distributori di benzina. L’economia dell’Etiopia è nei camion.

Benzina a Semera

I babbuini cercano di fermare i camion

Gibuti road


Asayita, vecchio sultanato, è una booming town. Appena cinque anni fa era un desolato paese messo fuori dalle strada più importante d’Etiopia. Adesso, gli indiani hanno costruito unp zuccherificio. La canna da zucchero ha sostituito antiche piantagioni di cotone. Stanno per arrivare decine di migliaia di migranti destinati a fare i braccianti della canna. L’Etiopia vuole il bio-diesel, ha fame di energia. Una diga sbarra l’Awash e irriga le piantagioni. Ad Asayita hanno costruito condomini per sessantamila lavoratori. 
Asayta, 26 novembre

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