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Il mercato di Bati |
Una donna e un uomo, appena fuori Kombolcha, contendono i
rifiuti ai becchi lunghissimi dei marabù. E’ una lotta lenta. A suo modo impietosa. L’uomo e la donna
agitano le braccia, i grandi uccelli dall’aspetto dei becchini saltellano poco
più avanti. La donna ha riempito un sacco. Un odore marcio ci scaccia. La donna
risale la scarpata dei rifiuti.
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L'uomo e i marabu |
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La donna dei rifiuti |
Le guide spiegano che il mercato del lunedì a Bati è il più
grande d’Etiopia. Non so se sia vero. Le guide dicono di andare a vedere le
forche alle quali gli italiani avrebbero impiccato partigiani etiopici negli anni
dell’occupazione fascista. Due carrucole a cui appendere uomini sono quasi al
centro del mercato. I ragazzini le indicano e dicono: ‘Italians’.
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Le 'forche' |
Al mercato di Bati, oltre la zona delle donne dagli ombrelli
neri che vendono polli, ci sono crocicchi di uomini pigiati uno accanto
all’altro. Fatico a farmi largo. E’ il reparto
elettronica: ogni uomo ha in mano due, tre, quattro cellulari. Un ragazzo
vende una radio. Un tipo mi offre batterie per telefonino. Ci sono anche
orologi. Sono strane le trattative: si formano capannelli impenetrabili di
uomini e si passano di mano i cellulari. Mi costa dieci birr chiedere a un
ragazzo di farsi fotografare con i telefonini in mano.
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Mercato di Bati |
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Il sale della Piana a Bati |
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L'orafo di Bati |
Incrocio di Mille. Giù nel Rift. Temperatura che sale a
oltre trenta gradi. I camion che arrivano da Gibuti si aggrovigliano uno
sull’altro. A volte impieghi ore a passare questo ingorgo. Mi spiegano che i
camion rossi sono dei cinesi. Quelli azzurri con telo nero sono dell’uomo più
ricco d’Etiopia, sceicco etio-saudita, trentaseiesimo nella classifica dei
ricchi della Terra. Si moltiplicano i distributori di benzina. L’economia
dell’Etiopia è nei camion.
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Benzina a Semera |
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I babbuini cercano di fermare i camion |
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Gibuti road |
Asayita, vecchio sultanato, è una booming town. Appena
cinque anni fa era un desolato paese messo fuori dalle strada più importante
d’Etiopia. Adesso, gli indiani hanno costruito unp zuccherificio. La canna da
zucchero ha sostituito antiche piantagioni di cotone. Stanno per arrivare
decine di migliaia di migranti destinati a fare i braccianti della canna.
L’Etiopia vuole il bio-diesel, ha fame di energia. Una diga sbarra l’Awash e
irriga le piantagioni. Ad Asayita hanno costruito condomini per sessantamila
lavoratori.
Asayta, 26 novembre
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