Rada e le marmellate |
Rada è elegante, sorridente, balcanica, solare nonostante
l’autunno. La Coop ha deciso di far trovare sugli scaffali dei suoi
supermercati del Nord-Est italiano le marmellate (di more, di lamponi, di
piccoli frutti) e i succhi della cooperativa ‘Insieme’ di Bratunac, città della
Bosnia orientale, dieci chilometri da Srebrenica. Rada ne è stata la fondatrice
quasi dieci anni fa. Mario Boccia, fotoreporter italiano, non ha dubbi: ‘Le
donne di questa cooperativa meritano il Nobel per la pace’. Credo che abbia una
qualche ragione, Mario. E bisogna porgere la mano alla Coop per una scelta che,
una volta tanto, non è mercato. O, almeno, non è
solo ‘mercato’.
Le marmellate di Insieme |
Le marmellate e Sergio della Coop |
Assaggio delle marmellate |
Venti anni fa a Srebrenica, questo lo sapete, la storia
divenne orrore. L’occidente non alzò un dito per salvare la vita a migliaia di
musulmani. L’eccidio avvenne sotto gli occhi del mondo. In quelle terre vi è un’eredità
di sangue e dolore. Per questo, Rada Zarkovic, donna bosniaca, dopo la guerra,
decise che se una speranza poteva rinascere nei Balcani, il primo passo doveva
avvenire proprio nella regione di Srebrenica. E’ come se Rada ci dicesse che bisogna
avere il coraggio di guardare in faccia l’indicibile e quanto non si può
nemmeno raccontare. Rada, donna in nero,
aveva cercato di opporsi alla guerra. Nessuno ascoltò la loro disperata
saggezza.
Negli anni dopo la tragedia Rada ha cercato, con ostinazione,
ricostruire una pace possibile. Non basta tirare su i muri delle case o risistemare i tetti sventrati, bisogna lavorare sulle anime. ‘Era necessario
riconoscere il dolore degli altri – spiega Rada – Avere consapevolezza che
siamo stati tutte vittime della stessa violenza’. Confesso: ho voglia di
chiedere a Rada cosa sia. Serba?
Croata? Musulmana? Non lo faccio. Non lo so. Non ho conoscenze dei Balcani. Ho
scritto, con Mario Boccia, un libro sui contadini dell’Erzegovina, ma sono ignorante. E so che farei un torto a
Rada se facessi una simile domanda. So che si arrabbia se diciamo ex-Jugoslavia.
Rada |
Mario, Erika e Rada |
Mario |
Prima della guerra, la regione di Bratunac era celebre nella
Jugoslavia per la sua particolare agricoltura. Sulle sponde del fiume Drina, si
coltivavano lamponi, more, piccoli frutti. Mario mi spiega che il 90% della
popolazione attiva era, in qualche modo, legata a questa produzione agricola.
La terra è qualcosa di saggio dal quale provare a ripartire.
Nel 2003, dopo mesi e mesi di incontri, discussioni, progetti di cooperazioni,
Rada fonda la cooperativa Insieme. Attorno a lei ci sono appena dieci soci. In maggioranza donne. Si lavora assieme, si coltiva un’idea di futuro, si piantano
germogli di lamponi, si preparano marmellate. Che non sono semplici marmellate.
Il lavoro diventa una straordinaria elaborazione
di un lutto. Le fondamenta di una futura convivenza. I succhi di frutta
sono la leva di una possibilità. Di un’economia che mette al centro l’uomo.
Assaggi di marmellate |
I succhi e i cuochi |
Parole e succhi |
Anni difficili, quelli passati da Rada e dalla cooperativa. Infinite
impossibilità da superare. Momenti di sconforto desolato. Burocrazie da
affrontare. Isolamento e diffidenza da spezzare. Ma anche tenacia, orgoglio,
desiderio, resistenza, piccole felicità. Sono passati nove anni da allora. Oggi
sono più di cinquecento i coltivatori che affidano alla cooperativa Insieme i
loro prodotti. Solo un terzo dei musulmani che abitavano in una zona a maggioranza serba è tornato nella 'regione dei lamponi': non stupitevi, non è poco, è la più alta percentuale di ritorni di abitanti originari della
Bosnia orientale, territorio del cantone serbo del paese. Nel 1995 la pulizia etnica fu spietata. Nessun musulmano rimase attorno a Bratunac. Furono cacciati o uccisi. Per questo, la storia della cooperativa è da Nobel. Per questo è storia preziosa. E qualche merito va anche ai campi di lamponi e alle donne di Insieme.
I giovani cuochi dello stand Coop |
Le marmellate |
Il mercato, invece, è un nemico. Della speranza, in questo
caso. Le marmellate di Bratunac non possono reggere la concorrenza dei paesi
dell’Est. I produttori polacchi hanno sostegni comunitari. Le donne bosniache,
invece, sono sole. Non conoscono la perfidia delle globalizzazioni. Le banche,
da parte loro, sono indifferenti alle illusioni di resurrezione di una terra.
Hanno occhi solo per i conti della cooperativa. Che sono in rosso. Possiamo
ribellarci alle leggi di un’economia che non ammette altra legge che i soldi
per i soldi?
Le marmellate |
Niente Nobel per la pace per le donne di Bratunac, ma almeno
uno scaffale alla Coop, sì. Mi è piaciuto il sorriso soddisfatto di Sergio, dirigente
Coop, che ha voluto che Rada venisse a Torino. Ha insistito perchè apparisse a SlowFood. Alce
Nero, marchio che raggruppa oltre mille agricoltori italiani, controlla la
qualità della marmellata della cooperativa: e anche gli occhi di Erika,
responsabile qualità di Alce Nero, sono felici e appassionati. A volte, davvero,
i miracoli accadono. Anche in Bosnia. Anche nei padiglioni del Lingotto. E
marmellate e panettone sono buoni anche alle otto di sera. Posso andar via
contento e raddolcito dai giorni di SlowFood.
Torino, 30 ottobre
Per saperne di più: http://coop-insieme.com/contatti.html
La cooperativa Insieme è in Kosovska bb a Bratunac in Bosnia Erzegovina.
Tel. 00387 (0)56410013.
Mail: info@coop-insieme.com
Perchè non organizzate una presentazione delle marmellate di Bratunac nei vostri paesi e quartieri?
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