Alemayu Fanta ha 72 anni. Forse ha 72 anni: non ne è così
certo. Testa calva, alto, piccoli baffi ben curati. Uomo degli altopiani, nato nella regione del
Wollo. Figlio di un prete. Ha l’aspetto di un vecchio signore dell’Etiopia:
antica cravatta regimental, una camicia
azzurrina oramai sbiadita, una giacchetta usata mille e mille volte. Una cura attenta del
vestire. Alemayu è un debterà. Non lo avrei mai detto incontrandolo nei corridoi della Yared School Music di Addis Abeba, il più importante conservatorio della capitale. Alemayu è un cantore della chiesa ortodossa. Un musico musico, un esperto di liturgia. I debterà
sono una parte essenziale della gerarchia ecclesiastica etiopica. Oscillano
con i loro sistri nelle interminabili cerimonie religiose. Cantano con voce da
trance ipnotica.
Abba alla chiesa di Tekle Haimanot |
Alemayu insegna da quaranta anni nel conservatorio. Yared, a cui la scuola di musica è dedicata, è stato l’inventore della musica
tradizionale dell’Etiopia degli altopiani. L'iconografia tradizionale lo rappresenta mentre fa ascoltare la musica al suo Negus, incurante di una lancia che gli trafigge un piede.
Alemayu accarezza le dieci corde della beghenà, la cetra grande. Corde di intestini di capra.
Simboleggiano i dieci comandamenti. Scala pentatonica.
Alemayu prende in mano l’archetto ricurvo del masinko. Un'unica corda. Di crine di cavallo. Le dita vi scivolano sopra. Cercano, muovendosi come ali, le differenti note. Infine il krar, cetra africana. Sei corde. Mi spiegano: il canto cerca la scala delle note, questo strumento ha un accordo in do di un’ottava superiore. Spero di aver riportato con correttezza.
Alemayu |
Alemayu prende in mano l’archetto ricurvo del masinko. Un'unica corda. Di crine di cavallo. Le dita vi scivolano sopra. Cercano, muovendosi come ali, le differenti note. Infine il krar, cetra africana. Sei corde. Mi spiegano: il canto cerca la scala delle note, questo strumento ha un accordo in do di un’ottava superiore. Spero di aver riportato con correttezza.
Io so solo che la voce di Alemayu è come il suo del vento
che raspa contro la terra. Il suo canto si allunga, si impiglia nelle foglie, scivola via. Torna indietro come un eco attutito. Non ha un vero ritmo. Io non lo avverto. E’ una cantilena che ti avvolge. Come
il fumo dell’incenso.
Con sventatezza chiediamo della nuova musica delle notti di
Addis Abeba. ‘Roba da strada’, sorride il vecchio professore. E cambia discorso.
Alemayu |
Alemayu ha studiato dieci anni per diventare debterà. Poi, un giorno, ‘la voce è
scomparsa’ e, allora, ha cominciato a insegnare. ‘In questa scuola vengono
tutti: cristiani e musulmani, ragazzi e ragazze’. Sente in dovere di dirmelo.
‘Fanta’ significa
‘parte di’. Perché ti hanno messo questo nome, vecchio cantore? Di chi sei
parte?
Provider
In Etiopia, internet è stato creato dalla Cina. I due
principali provider sono cinesi. E i cinesi hanno esperienza delle strade segrete di Internet.
Al grande ristorante, a sera, c'è una schiera di cinesi. Bevono vino rosso. Alcuni indossano una maglietta con su scritto: 'Build together'.
Al grande ristorante, a sera, c'è una schiera di cinesi. Bevono vino rosso. Alcuni indossano una maglietta con su scritto: 'Build together'.
Birra |
Birra e palazzo dell'Ua |
Pubblicità
Grandi cartelloni pubblicizzano la birra. Sono i più grandi, i più visibili. Mi dicono che
alcune delle principali birre etiopiche sono state comprate da una
multinazionale statunitense. I cinesi sono disattenti all’economia alcolica?
L’altra grande pubblicità del momento sono i massaggi. Centri benessere sono sorti
ovunque in città. Sembra che non si possa vivere senza massaggi. Le immagini
ritraggono quasi sempre una bella schiena (di donna, di uomo) dai tratti
occidentali.
Un immenso manifesto, a fianco di una stazione di minibus,
in uno dei crocevia più trafficati della città, ricorda un ‘contraccettivo
ormonale’. Si chiama style. Grandi cartelli di preservativi e contraccettivi sono anche ad Arata Kilo, altro snodo del traffico di Addis Abeba.
Condomini di Gemu |
Grandi lavori a Piazza |
I vecchi condomini |
Condomini
Mi raccontano la storia dei condomini.
Dopo le rivolte popolari di quache anno fa, il governo varò, con l’aiuto della cooperazione tedesca, un imponente piano di
costruzioni di case low-cost. Sono i
condomini, i condos. Bisognava
iscriversi in uno speciale elenco. Mi dicono che, ad Addis Abeba, vi accorsero
almeno 40mila persone. Da qualche parte ho letto altre cifre, dieci volte più
alte: 450mila richieste per 200mila abitazioni in tutta l’Etiopia. Non vi erano case per tutti. Almeno non subito. Accadeva sette anni fa. Da allora, ogni anno
si sorteggiano i fortunati che possono entrare in possesso di una casa. Due
camere, una sala, la cucina. A prezzo basso. Ma solo una piccola borghesia che
appena messo la testa fuori dalla sussitenza può permettersi un simile
acquisto. L’occasione è ghiotta. Si anticipa un venti per cento e poi è come se
si pagasse un affitto. Alla fine, la casa ti appartiene. Molti, alle prese con
lavori precari, non ce la fanno. Rinunciano.
Le demolizioni di Arat Kilo |
Conosco qualcuno che ha vinto la sua lotteria. Conosco molti
che ancora sono in attesa di un’estrazione fortunata. Tutti mi dicono che i
sorteggi sono pilotati. Tutti mi dicono che chi vince, a volte, viola le regole
e subaffitta la casa. Tutti mi dicono che liste sono state alterate. Ma
raccontano anche che sono stati aggiunti, dopo che le iscrizioni sono state
chiuse, gli abitanti dei quartieri del centro distrutti dalle ruspe per far
posto ai nuovi palazzi in vetrocemento.
La vetreria cinese |
Vado a vedere i condomini. Sono lontanissimi dal centro. Per
raggiungere il nuovo quartiere di Gemo impieghiamo
quasi un’ora. In macchina. Quanto con i mezzi pubblici? Qui la città finisce.
C’è la vetreria cinese e centinaia di camion in sosta. Spuntano i condomini.
Quattro, cinque piani, antenne paraboliche. Apparentemente nessun servizio. Ma ci devono essere piccoli negozi nascosti. Bisogna camminare per trovare un mercato. Dove sarà la scuola
più vicina? Qui deve abitare già molta gente a giudicare dal parcheggio dei
minibus. Capolinea della città. In molti vogliono venire a vivere qua.
Addis Abeba, 19
novembre
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