Il buffet vegan al Taitu Hotel |
Vegan ad Addis Abeba
Il Taitu hotel è a Piazza, uno dei cuori tradizionali di
Addis Abeba. E’ il suo vero centro. Quartiere di orafi, case di pietra scura
dall’aria solida, un tempo abitate da armeni e italiani. La regina Taitu,
potente moglie di Menelik II°, volle che il primo albergo della nuova capitale
dell’impero sorgesse a poca distanza dalla chiesa di San Giorgio, la più sacra
della città. L’albergo, conosciuto anche come Etege hotel, l’hotel dell’Imperatrice, progetto dell’architetto
armeno Minas Kherbekian, venne inaugurato nel 1907. E’ perfetto. Costruzione in legno, grandi verande, piacevole caffè
esterno, scale e pavimenti in legno lucido. Per anni e anni è stato il lusso di
Addis Abeba. Taitu aveva voluto che vi fosse affisso un cartello: ‘Uomini che
venite dal mare, qui potete dormire e mangiare secondo i vostri costumi’. L’imperatrice, raccontano, faceva avere
fragole agli ospiti dell’hotel che portava il suo nome.
La scala che porta la primo piano |
Venti anni fa entrai per la prima volta al Taitu Hotel e ne
riconobbi la nostalgia, la decadenza, la bellezza sfiorita. Una porta ruotante
mi portò dentro l’ingresso, il pavimento cigolava sotto i mie passi, le stanze
erano da malinconia strappaemozioni. Una grande scala in legno portava al primo
piano e io andavo in su e in giù solo per far scivolare la mano sul mogano
lucidato. Mi sedevo su antichi divani solo per sentire come il mio corpo vi
affondasse.
Sala da pranzo |
Oggi il Taitu hotel è nuovamente crocevia di incontri. Ha
ritrovato una gloria moderna. Qui arrivano viaggiatori che hanno la buona
saggezza di evitare i grandi alberghi in vetrocemento. Qui si incrociano
diplomatici di paesi africani senza i soldi per andare allo Sheraton. Per
mesi, vi risiedono uomini e donne con
pensieri attorno all’Etiopia. Questo è luogo di appuntamenti, di discussioni,
di tresche, di informazioni. Ed è luogo di musica: qui si trova anche il Jazzamba
e il suo ethio-jazz. Qui vengono i vecchi musicisti degli anni ’60 del secolo
scorso.
Orto di permacultura |
E il suo buffet è vegano.
Cucina vegana in un paese che ama la carne? ‘Ho cambiato la mia vita due anni
fa – racconta Fitsu, proprietario del Taitu – scoprii che la mia salute non era
così buona e il medico mi ordinò di stare attento a ciò che mangiavo’. Niente
più carne, niente zuccheri. Non è impresa facile diventare vegetariani in
Etiopia. E Fitsu voleva continuare a mangiare nel suo albergo. Cominciò a
chiedere al suo cuoco una cucina vegetariana. Due anni fa ebbe coraggio e provò
a organizzare un primo buffet senza carne. La scoperta fu semplice: almeno due
giorni alla settimana, i cristiani d’Etiopia sono davvero vegani. Mercoledì e venerdì sono giorni di fasting, di digiuno. Spesso si mangia pesce, ma il più delle volte
solo verdure. Sono banditi tutti i cibi di origine animale (con l’eccezione del
pesce, appunto). Niente uova, niente formaggi. E i giorni di fasting, attorno alle grandi feste
religiose, sono innumerevoli. Un ristorante vegano fu un involontario, grande
successo. Venne scoperto dalla piccolo borghesia di Addis Abeba. Fitsu ha
tenuto basso il prezzo del buffet. Appena 59 birr, nemmeno tre euro. La
pubblicità per il Taitu hotel fu immediata, il passaparola portò clienti su
clienti al vecchio hotel dell’Imperatrice. Fu una nuova gloria. Taitu, regina
dal fisico imponente, ne sarebbe felice.
Sala da pranzo |
Fitsu non poteva fermarsi. Arrivò al Taitu hotel anche un
giovane zimbabweano. Un apostolo africano della permacultura. Faticò a
convincere Fitsu, ma alla fine, se il passo nel mondo vegan, era stato fatto,
si poteva tentare anche questa nuova forma di orticultura. Peccato per i fiori:
il contadino venuto dallo Zimbabwe
non era un giardiniere e considerava che le sole piante che valesse la pena
piantare fossero quelle che davano prodotti da mangiare. Tolse i fiori e seminò
pomodori, melanzane, insalate, bietole seguendo i dettami della permacultura.
Sulle recinzioni del Taitu oggi si arrampicano fagioli. Ogni spazio libero è
stato occupato da piccoli orti. Vennero istruiti nuovi guardiani delle verdure.
La cucina vegana aveva trovato il suo rifornimento fra le palazzine in legno
del Taitu hotel.
La grande sala sotto il tetto |
‘Qualcuno sta provando a trasformare Addis Abeba in una
sorta di Dubai – mi spiegano – Diventerà una brutta città. Il Taitu hotel è un
esempio in direzione contraria. Viene salvata una storia, un’architettura,
un’idea di società urbana e, allo stesso tempo, si entra nella modernità. Gli
etiopici sono stati sempre attenti a quanto arrivava dall’esterno. Se ne
impossessavano e lo modificavano. Lo rendevano etiopico. E’ accaduto per la musica, al Taitu hotel sta accadendo
per il cibo. La cucina vegan, qui non ha ragioni etiche, non è radicale:
crediamo che sia un bene per la salute, ma non accettiamo integralismi. Ci
piace, la facciamo nostra, con i nostri sapori e i nostri gusti’.
Addis Abeba, 23
novembre
Il Taitu hotel è a Piazza.
Tel. 00251.111560787
www.taituhotel.com
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