Addis Abeba e il sogno dei ragazzi |
Il sole dal
finestrino
Conosco la grande bellezza del volo fra Roma e Addis Abeba.
Partenza notturna, aereo strizzato di passeggeri. Ethiopian ha trasformato
Addis Abeba in un crocevia per chi vuole viaggiare verso Afriche diverse.
All’alba, il sole irrompe nella pancia dell’aereo. E’ una luce dorata, viene da
oriente. E’ un breve momento di felicità. Poi qualcuno tira giù la piccola
paratia che oscura il finestrino.
Carta carbone.
L’ufficio dei visti è sempre in una sorta di lungo sgabuzzino.
Alcuni tavoli, una fila di funzionari. Si usa la carta carbone per tutte le
copie necessarie. I fogli si ammucchiano, volano via. Un uomo li afferra e li
fa sparire in un cassetto. Tutto si svolge velocemente. Nessun accende il
computer che pure è sul tavolo. Da quanto tempo non uso la carta carbone?
Per alcuni minuti va via la luce all’aeroporto. La carta
carbone funziona anche senza corrente elettrica.
I palazzi di Addis Abeba |
Bole Road
Molti anni fa, l’aeroporto di Addis Abeba era alla periferia
della città. Adesso le case hanno aggirato le piste e quasi lo accerchiano. Il
ring, costruito dai cinesi, sfiora l’aeroporto: la tangenziale che consente la
circumnavigazione della città è quasi completato. So che, oramai, c’è una sorta
di Chinatown degli affari nei quartieri più vicini all’aeroporto. Un tempo i
bambini delle campagne ti correvano dietro e ti gridavano: ‘You, ferenji,
money’. ‘Tu, straniero, soldi…’. Oggi ti urlano: ‘You, China, money…’.
La strada che conduce al centro è la Bole Road. Hanno
provato a chiamarla Africa Avenue, ma tutti continuano a chiamarla Bole. L’ho
vista cambiare in questi anni. Oggi è sottosopra, impercorribile. Stanno
allargandola. Ci sono le escavatrici al lavoro. Buttano giù fette di case,
muretti, marciapiedi. Bisogna fare giri per strade scassate per raggiungere il
centro. Addis Abeba è un cantiere. Lo è da anni. Frenesia edilizia. Tirano su
condomini, ville da cinema, case a schiera. Continuano a costruire palazzi su
palazzi. Grattacieli dimezzati in vetrocemento. Molto più in vetro. Perché il
cemento, al solito, non abbonda.
Caffè in auto |
La Parisien/German
Bakery
La Parisien è irraggiungibile. Una barriera di scavatori
impedisce di andare fino alla mia pasticceria preferita. Dirottiamo sulla
German Bakery. Nomi esotici per i caffè di Addis Abeba. Ritrovo la lentezza
spaesante dei camerieri. Anna si inquieta.
I nomi dei quartieri
La casa dove abiterò è in Rwanda. L’ufficio è in Cecenia.
Questi sono i punti di riferimento. Nel quartiere di Cecenia ci sono una
infinità di piccolo locali dai ritmi ambigui. A notte, mettono fuori lucine
multicolorate. Potevano essere lampi di esplosioni. Qualcuno, ai tempi della
guerra caucasica, disse che passeggiare in questo quartiere era come trovarsi
in Cecenia.
Addis |
Addis |
Conversazione
La cena con gli amici. Amici di sempre, diresti. E invece
sono apparsi solo pochi anni fa. Ci sono strane complicità nelle amicizie
lontane. Viene citato una ricerca di sociologi: ‘L’Etiopia è, fra i paesi
africani, il meno sensibile alla occidentalizzazione’. Parliamo di musica: qui
non c’è né Hi-pop, né rap. Colonne sonore delle culture urbane delle altre
capitali dell’Africa.
Torno a casa. Penso che Addis Abeba è una città buia e
silenziosa. Poche luci.
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