Il vecchio fonduq az-Zahar nella Città Vecchia di Tripoli |
Muammar Gheddafi non festeggerà, il primo settembre, il 42esimo anniversario della sua rivoluzione. Oramai è un animale braccato. Silvio Berlusconi non ha festeggiato, il 30 agosto, il terzo anniversario del Patto di Amicizia con la Libia del Colonnello. Non potrà nemmeno ricordare il carosello dei cavalli berberi lo scorso anno, nella stessa data, a Villa Borghese in onore di Gheddafi. Ricorrenze cancellate dal calendario, ricordi da dimenticare e far dimenticare.
La guerra civile di questi sei mesi di guerra è stata una tragedia. Oramai si parla di 50mila morti. La missione Nato di difesa dei civili è stata un fallimento. Ha avuto successo quella che si augurava la caduta di Gheddafi. Sia ben chiaro: la sua caduta, la fine del suo regime è una buona notizia. Un gran buona notizia.
Ma l'unica lezione possibile che si può ricavare dai comportamenti della comunità internazionale è solo il cinismo. Anche l’Occidente è sensibile ai simboli: il Primo Settembre, il presidente francese Nicolas Sarkozy, ha invitato a Parigi una cinquantina di paesi per discutere della Nuova Libia. Non ha scelto la data a caso. A un certo punto la Nato dove scrollarsi di dosso la paura di essere impantanata nei deserti della Sirte: ha deciso che la guerra doveva finire prima del Primo Settembre, anniversario di Gheddafi.
Primo obiettivo della conferenza di Parigi: scongelare i fondi (quanti sono? Da 110 a 168 miliardi di euro a leggere le diverse versioni dei giornali) delle società e fondi sovrani riconducibili al regime, bloccati sei mesi fa dalle Nazioni Unite. Davvero qualcuno vuol dare a cuor leggero questa montagna di soldi al Consiglio di Transizione di Bengasi?
La sensazione è quella che sia partita una gara di appalto. Senza esclusione di colpi. L’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, è iperattivo. E’ andato a Bengasi a firmare un’intesa con il governo degli insorti. Vuole ricominciare a produrre petrolio, vuole riaprire il gasdotto Greenstream prima dell’inverno. Ha ragioni da vendere Scaroni. Bp, Total e Shell stanno facendo altrettanto: tutti a mostrarsi nella prima fila, certi di aver messo alle spalle cinesi, russi e brasiliani. Solo che Scaroni strafa e avverte che fin dal 1969, anno del colpo di stato degli ufficiali nazionali contro la monarchia di re Idriss, Gheddafi ‘si è sempre comportato come un criminale’. Come dire: per 42 anni, l’Eni ha fatto affari con un delinquente. ‘Non potevamo fare altrimenti’, confessa Scaroni. Avverto già un leggero alzar di spalle: ‘business is busines’. Chissà cosa insegna Paolo Scaroni ai suoi nipotini? Che tutto è lecito in nome degli affari.
Non è che Bp e Shell siano migliori dell’Eni. Anzi. Sbarcano in Libia solo perché il governo inglese ha gattonato davanti a Gheddafi. Fino a liberare, per ragioni di compassione (un tumore lo condannava), Abdelbaset Alì Mohamed al Megrahi, uno degli autori, per verdetto di una corte scozzese, dell’attentato del 1988 contro un volo Pan Am (270 morti). Dopo la liberazione di al-Megrahi (accolto trionfalmente a Tripoli), la Bp avviò le sue esplorazioni nel golfo della Sirte e un miliardo di dollari, a leggere cronache giornalistiche, venne versato nelle casseforti della FM Capital Partners, un fondo speculativo inglese. E il fondo sovrano libico (‘appartiene al popolo’, dicono tutti) acquistò due prestigiosi edifici nel centro di Londra per 275 milioni di sterline. Con Gheddafi, in nome dei soldi, venivano dimenticati i crimini compiuti dai suoi agenti. A proposito: Gheddafi, dopo un crudele gioco ai rinvii, consegnò al-Megrahi alla giustizia internazionale. I ribelli hanno già fatto sapere che loro non lo avrebbero mai fatto. E che mai consegneranno un cittadino libico alla Corte dell'Aja.
Mi raccomando, non raccontate il back-stage di questa guerra civile ai vostri nipotini.
San Casciano in Val di Pesa, 31 agosto
Molto interessante quello che ho appreso qui sulla BP, post scarcerazione di Al Megrahi - che lui gradì fino a un certo punto perchè dovette rinunciare a chiedere un appello che lo avrebbe scagionato del tutto. Sì perchè ormai è chiaro che lui non c'entrava, per ragioni che è lungo elencare, dico solo perchè è significativo che esiste un comitato scozzese pro- AlMegrahi cui aderiscono i famigliari delle vittime. Con le molte cose che sono venute a galla, è altresì dubbio che l'attentato sia stato di matrice libica - e del resto non giovò a Gheddafi, ma a molti altri in quegli anni.
RispondiEliminaPer quelli a cui interessa, rimando a questa piccola ricostruzione degli errori investigativi http://mcc43.wordpress.com/2011/09/05/1667/ e il post rimanda a una raccolta di
molti articoli, anche dal blog di un giudice che segue tutta la problematica del passato e del futuro con il nuovo processo che si intende celebrare, visto che giustamente si vuole la verità -
Che coincidenza, il tuo post è dell'1 e il mio del 5 settembre. I media avevano pompato parecchio su questo attentato mentre si cercava di trovare Gheddafi...