I volti... |
Ho visitato il D2, il Departamento de Informaciones della polizia di Cordoba. Era una prigione, un luogo di tortura, era a fianco della Cattedrale della città. Dalle sue celle si ascoltavano le campane della chiesa. Qui sparirono migliaia e migliaia di uomini e donne. Qui, oltre trent’anni fa, furono torturati e uccisi dalla ferocia dei militari argentini. Qui sono conservati la Vespa rossa e la chitarra di chi scomparve per sempre.
I nomi... |
L’Argentina impaurita dei primi anni dopo la fine della dittatura sembrò voler dimenticare l’orrore del massacro di un’intera generazione di giovani. Leggi dello stato, promulgate da un governo democratico, protessero i colpevoli dei peggiori crimini. Così è stato fino al 2003. Sarà Nestor Kirchner, presidente da appena quattro mesi, ad abrogare quelle leggi e a togliere l’impunità ai torturatori. Un giudice spagnolo, Baltasar Garzòn, aveva chiesto l’estradizione di quarantacinque ufficiali argentini, considerati colpevoli dell’assassinio di cittadini spagnoli. Kirchner, allora, decise che l’Argentina avrebbe guardato con coraggio il suo passato e avrebbe processato i suoi criminali.
I luoghi. Il centro di tortura del D2 |
E così è stato. E i luoghi della tortura sono diventati memoria. Sono diventati visibili. L’Argentina non ha dimenticato. E, oggi, oltre trent’anni dopo, parla di quel passato. Cerca di capire. Non nasconde. Vuole ricordare.
Il 'rubio' Astiz (da www.arcitinamerlin.it) |
Pochi giorni fa il Tribunale di Comodoro Py ha condannato dodici militari argentini all’ergastolo. Fra di loro Alfredo Ignacio Rubio Astiz, 60 anni, e Jorge Tigre Acosta, 70 anni, i più crudeli fra gli assassini dell’Esma, la Escuela de Mecanica de la Armada di Buenos Aires. Là dentro entrarono da prigionieri cinquemila persone, solo poco più di duecento sono sopravvissuti.
Raccontano che alla lettura della sentenza, Astiz abbia intonato l’inno nazionale.
‘Noi non mangiamo i cannibali’, ha detto il figlio di una delle vittime dell’Esma. L’Argentina non ha ucciso gli assassini e i torturatori. E’ stata capace di giustizia. Di guardare negli occhi la sua storia.
San Casciano in Val di Pesa, 29 ottobre
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