sabato 15 ottobre 2011

Etiopia/La leonessa di Godebera


Melise e la leonessa di Godebera



E ora che ti ho scolpito, leonessa? E ora che ti ho bloccata per sempre mentre stavi per spiccare il volo? Non puoi nemmeno maledirmi o imprecare: io ti ho dato la vita, io ti ho creata. Ricordi la prima notte? Non  so cosa mi prese. La fatica di cavare pietre per i loro monumenti funebri era stata intollerabile. Anche gli uomini più forti erano crollati. Non ce la facevamo a tagliar via quella roccia così immensa. I sacerdoti, corrotti e avidi, erano impazziti: ogni anno volevano un monumento più grande, avevano deciso di sfidare i loro dei. Io mi ero nascosto dietro il tuo masso, leonessa, ed era come se ti avessi sentito ruggire, come se avessi sentito il tuo respiro. Eri lì. Il freddo della paura cominciò a scorrere sulla mia pelle, sentii il sudore scendere sul mio corpo, vidi le mie mani tremare. Poi la luna si mostrò dietro la montagna della cava e il masso si illuminò. Divenne pietra lucente. Vidi il tuo profilo, vidi la tua sagoma, vidi il tuo riflesso. 


I paesaggi di Godebera alla fine della stagione delle piogge


Mi voltai di scatto, non c’eri. Ma sapevo che mi stavi guardando. Presi un sasso appuntito come per difendermi, alzai il braccio pronto a colpirti. Poi mi girai ancora e ogni racconto è vano. Accarezzai il masso, era morbido come la pelle della schiava nubana che avevo amato molti anni fa, era teso come il tamburo che risuona durante le processioni. 


L'apparizione della leonessa

Fu allora che cominciai, con paura, con indecisione, a incidere quella pietra. Ogni tanto mi voltavo e ti vedevo fra gli arbusti: guardavo i tuoi occhi bianchi, intravedevo la tua zampa alzata, scrutavo la coda che non smetteva di agitarsi. Ci misi lune e lune: per molto tempo l’astro non tramontò mai, i sacerdoti ne erano impauriti. Sospesero la costruzione del loro ultimo idolo. Gli schiavi furono lasciati nella cava. Non fuggirono. Io, ogni notte salivo a Godebera, e trasformavo il profilo della leonessa.

Vicino alla leonessa

Eccoti, ora ti vedo, ti vedo, ti vedo. Mi volto ancora un’ultima volta. Ma so che non ci sei più. Sei andata via, ho sentito il fruscio contro le foglie, eri soddisfatta e disattenta: per la prima volta ho avvertito il rumore di un sasso che rotolava. Non ti avrei più rivista. La luna quella notte tramontò. Gli schiavi erano fuggiti. Solo tu sei rimasta a Godebera. Solo tu. Ho preso la pietra con la quale ti ho catturato e ho mosso i primi passi verso la libertà. Ti ho lasciato lì e non me lo so perdonare. Ma, ora, molte e molte lune dopo, in riva a questo mare, ti ho sentito di nuovo. Mi sei arrivata alle spalle. Sono diventato bravo: ho avvertito il tuo odore, il tuo respiro, i tuoi passi silenziosi. So che hai spiccato il balzo verso il cielo. Sul masso a Godebera è rimasta la tua ombra. Di me solo la polvere.
Addis Abeba, 28 settembre


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