L'ufficio postale di Gondar |
Cerco tracce. Di molti anni fa. L’ufficio postale dal quale, nella tarda primavera del 1996, spedii un telegramma a casa. Ha nuovi intonaci, ma ha conservato i suoi colori. Azzurro e avorio. I vecchi guardiani sono rimasti sospettosi, vigilano sulle architetture italiane e sui nostri movimenti. Gli italiani, negli anni dell’occupazione, doveva sentirsi orfani della loro terra e, allora, qui a Gondar costruirono una perfetta replica di una città del Sud. L’ufficio postale, la pancia razionalista dell’hotel Ethiopia (da qualche parte ho scritto come si chiamava nel 1938), le due torri del cinema. Già, il cinema c’è ancora. Ancora con la macchina a carboni e la sua sala da duemila persone. Non c’è più il bar al piano terra. Vi si è installata una banca. I banchiera sono impietosi anche in Etiopia.
Il cinema di Gondar |
E ancora: le case nascoste nella collina, le abitazione popolari, i palazzi cadenti, l’albergo nel quale vi erano i ‘camerieri di antica cortesia’. Qualche turista mi ha preso sul serio andando a cercarli fra polvere e velluti mangiati dalle tarme.
Castello di Fasilladas |
Il castello di Fasilladas |
Mi piace stare a Gondar. Il sole illumina i suoi castelli, luogo di pace. Studenti dell’università si offrono come guide competenti. Un’umanità dalle mille facce si muove nel corso della città: i vecchi con la cravatta a e la camicia consunta sul collo, le ragazze con i capelli arricciati, i mendicanti che chiedono senza insistere, la Pepsi- cola che sponsorizza perfino i gabbiotti della polizia stradale.
La Pepsi-Cola |
I Bagni di Re Fasilladas |
Non so come è passato il tempo oggi. Mi scopro senza storie. Perché forse mi sono perso nella nostalgia di un viaggio di troppi anni fa e nella pace del grande parco dei castelli di Gondar. Il bacino di re Fasilladas era privo di acqua e così ho potuto camminare sul fondo della ‘piscina’ reale. I grandi alberi aggrovigliano ancora le mura dei Bagni del Re.
Gli alberi aggrovigliano le mura dei Bagni di Re Fasilladas |
Alla fine, al tramonto, torno al castello e mi siedo di fronte alle sue pietre. Guardo il sole disegnare ombre. E penso che mio padre passò di qua quasi ottanta anni fa.
Strane storie. Da non interpretare. Un giorno normale a Gondar.
Gondar, 29 settembre
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