martedì 5 ottobre 2010

Due giorni, forse tre

Alì, la sua valigia, le mie valige

Le valigie, già. La leggenda del viaggiatore leggero. Ma io ricordo le partenze, sempre affannate di Alex Langer. Ho quasi chiuso le valige con due, forse tre giorni di anticipo. Quando parto? Fra quanto tempo? 'Lui stesso non vuole crederci: ha sognato e desiderato per mesi questo momento e ora come è possibile che non voglia più partire?...Nasconde dietro un sorriso, una stanchezza improvvisa, un indefinibile senso di solitudine'.
Metti una maglietta , togli una camicia. E la tecnologia? Che ci ha reso più pesanti, più fragili, ma ci ha donato l'illusione della facilità. Quanto pesa la tecnologia che mi porterò dietro? Per fare cosa?
Un giorno Mohammed arrivò all'appuntamento in Algeria con solo la sua jellabia addosso. Doveva stare fuori almeno venti giorni. L'unico bagaglio che aveva era il cellulare (scarico) nel taschino della veste. Niente altro. Riuscirà mai a noi, bianchi, occidentali, liberarsi di ogni peso? Il cellulare è più indispensabile di un paio di mutande? Un targhi beffardo non viaggia con abiti di ricambio o un sacco a pelo, ma con un cellulare (scarico).
In Dancalia, chiesi ad Alì il nostro scout di posare a fianco dei miei zaini. Lui, afar vezzoso, aveva solo una piccola valigia (da bambole, direi) e l'inseparabile khalasnikov. Guardo attorno nella mia camera: l'immenso zaino-valigia con le rotelle (ma non poterò mai più uno zaino in spalla?), la pesantissima borsa fotografica e la onnipresente borsa grigia che mi accompagna dal 1983 (una borsa-sacca elegante, allora era di moda, roba buona, ha retto fino a oggi). Guardo tutto questo carico e sono sconsolato.....L'ho scritto io: 'La partenza è un momento di fine e di inizio'.
Lascio che le palline rotolino, non le arresto. Ma sto pensando a cosa sto dimenticando. E questo non credo che sia saggio.

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