Lo striscione lo scorso 15 ottobre a Roma |
In giorni in cui le storie sono troppo grandi per poter essere comprese appieno e fanno venire in mente domande un po’ sceme….del tipo, ma davvero il nostro destino è appeso agli scambi di Borsa o al mercato dei Btp? Davvero non c’è più spazio per la politica e la salvezza viene dalla ‘tecnica’? Se un marziano atterrasse sulla Terra e si trovasse a passare nell’arena urlante di Wall Street o di Piazza Affari con tutti quegli ometti gesticolanti o affannati davanti a una selva di computer non penserebbe che sono più saggi i devoti del voodoo o gli indios yanomani che danzano in cerchio? Chi è fuori di testa? Non sarà mai possibile cambiare 'punto di vista'?
Chi è più utile alla società: il gestore (che ha un nome e cognome, per Dio) di un hedge-fund che seguendo l’istinto di un robot decide che speculare rende l’uomo felice o il ragazzo che si inventa una vita andandosene in giro in autostop per il mondo dopo aver lasciato un rassicurante lavoro. Bien,questo è stato un piccolo sfogo ingenuo nel quale mi gioco ogni credibilità giornalistica. Pazienza.
Io volevo solo accettare il dono di Adele. Che mi ha raccontato una Storia Minima. Ho pensato che, in questi giorni, è saggio raccontare piccole storie. Per stare ai lati della grande storia. Ignorarla per un minuto. Dimenticarla senza dimenticare. Difficile, è vero.
Intanto questa è la piccola storia di uno striscione.
Chiede Adele: ‘Ti ho mai parlato del nostro striscione?’
E' nato nel marzo del 2003, lo striscione. I ragazzi di Matera dovevano partecipare a una manifestazione a Taranto contro la guerra in Iraq. Non riuscivano a decidere cosa scrivere sulla stoffa bianca che nemmeno avevano comprato. Passarono una serata a cercar parole. Alla fine qualcuno sbottò. Ne uscì un’imprecazione: ‘VAFFANGULAMMAMT’.
‘Ci siamo guardati ridendo – scrive Adele – e abbiamo pensato che non avremmo trovato niente di meglio’.
La mattina dopo, Nancy è andata al mercato e, con cinque euro, ha comprato il tessuto. Adele, dal mesticatore, ha preso le bombolette spray.
‘Allora abitavo nei Sassi –ricorda - Abbiamo steso nella piazzetta sotto casa il telo, ho calcolato lo spazio che ciascuna lettera doveva avere, abbiamo usato lastre in plexiglas come mascherina e aggiunto due apostrofi per dare un equilibrio visivo’.
A Taranto, il giorno dopo, i ragazzi di Matera erano magnifici. Con lo striscione, gli strumenti musicali, lo slogan. "...Via dai nostri mari, le navi militari, vogliamo solo cozze e calamari...". Andavano in giro distribuendo un volantino con una vignetta e un articolo di Vauro che raccontava le ore precedenti la guerra a una bambina convinta di vivere nella città delle favole. Quella città era Baghdad.
In autunno, novembre del 2003, lo striscione riappare sulla barricata che i ragazzi alzarono per bloccare il traffico della statale 99. Il Blocco 99 era il presidio che voleva impedire la costruzione in Lucania di un sito per le scorie nucleari. Lotta vittoriosa. Lo striscione prese fiducia in sé stesso. Divenne un talismano. ‘Da allora non si è più fermato, ha partecipato a tutte le più grandi manifestazioni degli ultimi anni’. Adele ne è fiera: ‘Lo ritengo il mio capolavoro. E’ una reliquia sacra, avrà un filo tutto suo con il quale potrà svolazzare quando deporremo tutti gli striscioni nel museo della Resistenza durante il ventennio di Berlusconi’.
A Roma, nel 2004, a una delle più grandi manifestazioni contro la guerra, suscitò l'ira di una delle giornaliste femministe più intransigenti, Ida Dominijanni. ‘Ida si rivolse a Piero che stava accanto allo striscione e quasi lo minacciò: ‘Ci scrivo un articolo!’. Lui chiese: ‘Su quale giornale?". ‘Il Manifesto’. Bene, si tranquillizzò Piero: ‘E’ l'unico che leggo!’’.
Era a Roma anche lo scorso 15 ottobre. Indignato. ‘Quando ci vedremo devo insegnarti a pronunciare questa parolaccia così sbandierata – promette Adele - Cantata a squarciagola, al ritmo della samba, tutti in coro, è davvero liberatoria...’ooooh VAFF'ANGUL'AMMAMT’.
Padova, 10 novembre
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