giovedì 15 novembre 2012

Ritorno ad Addis/2


La chiesa della Trinità
Melles
La presenza di Melles non è ossessiva. Il primo ministro, il leader tigrino, morto lo scorso agosto, appare nei manifesti di Meskel Square, nelle grandi gigantografie vicino all’aeroporto, nelle immagini sulle cancellate del palazzo presidenziale. In alcune foto è il giovane guerrigliero dai capelli arruffati. Mi sorprende, ma non tanto, che sullo sfondo di molti manifesti vi sia un intricato svincolo autostradale. Strade e vetrocemento sono il simbolo concreto della modernità dell’Etiopia.
Nei tranquilli cimiteri della Selassiè Church stanno costruendo le tombe per Melles e per l’abuna Paulos, il patriarca della chiesa ortodossa, morto anche lui in agosto. 

I nomi della città
Da Arat Kilo, quartiere in demolizione nel pieno centro della città, si scende per risalire verso Piazza. Conosco la discesa verso uno dei fiumi-fogna di Addis Abeba: è conosciuta come il luogo ‘dove puoi gridare e non riceverai alcun soccorso’.  Dicono che era territorio malfamato. Prostituti e manigoldi. Se ti fermavi eri perduto. O in qualche paradiso.

                                                            Meskel Square

Cibo
Ho i miei riti ad Addis. Tagliatelle bolognese. Scarto la pizza: troppa mozzarella. Benvenuto in Affrica, con A maiuscola e due ‘effe’.

Il prete Paulos


Il prete Paulos
Si mette in posa nel raggio di sole che entra dalla vetrata della grande chiesa. Mi racconta che ha vissuto a Gerusalemme. Aspetta la mancia per la sua cortesia. Non ricorda quale miracolo rappresenti quel dipinto ai lati dell’altare. Cammino a piedi scalzi nella navata centrale della Sellassiè Church.



Le vittime del Terrore Rosso

Fossa comune


Addis Abeba Horror Tour
Un altro memoriale di un eccidio. Contabilità di orrori. 752 fosse comuni attorno ad Addis Abeba, 4855 corpi rintracciati. Nelle urne, nel museo dei martiri, hanno sistemato ossa e teschi. Un uomo, giacchetta e cravatta, mi racconta di stragi e assassini. Erano gli anni della tirannia feroce di Hailè Maryam Menghistu. Il colonello che dichiarò guerra ai giovani di Addis Abeba.
Io ricordo i centri di detenzione argentini: sono aperti al pubblico, vi si ricorda l’oscenità di una tragedia con gli oggetti che furono cari alle vittime di quella strage. Anche in Argentina fu una guerra contro i giovani. Ma vi è una dolcezza disperata in quella memoria.
Qui, ad Addis Abeba, il ricordo è spietato. Crudele.
Guardo i volti di chi è scomparso negli anni del Terrore Rosso in Etiopia.
Dentro un un'urna di ossa, c’è un orologio fermo alle otto e dieci, Poco più indietro una maglietta con due fori di proiettile. Niente altro.
Chi non conosce la storia del ‘900 dell’Etiopia fa fatica a capire.  



Runners

Runners in Meskel Square

Allenamento


Runners
Il sole ha un ultimo sfolgorio sull’immensa Meskel Square. Piazza delle parate, delle rivoluzion diventate tragedia, dei raduni imperiali. Piazza che non è una piazza. Sulle gradinate centinaia di ragazzi e ragazze corrono, per ore, avanti e indietro. Si allenano, sognando Hailè Ghebreselassiè. Scansano un mendicante che dorme e un vecchio monaco che si gratta la schiena.
Mi siedo a guardare i runners. C’è una pace improvvisa nel cuore caotico di Addis Abeba.
Addis Abeba, 15 novembre




Nessun commento:

Posta un commento