venerdì 13 gennaio 2012

La foto di Anna

Anche questa è una vecchia storia. Sono giorni in cui riappaiono storie non-storie.

Questa foto è stata scattata a Matera, all'Osteria Malatesta



Devo trovarla. Non ho alternativa. Ma non so dove sia. Non ricordo nemmeno di averla mai vista. Ma Anna è sicura: ho scattato quella foto, dieci anni fa – era ben più di dieci anni fa – gliel’ho mostrata. Su questo lei non è sicura: non ricorda se era una diapositiva che le ho fatto vedere in controluce o se era una stampa. Io dovrei averle detto: ‘Facciamo uno scambio. Ti regalo questa foto, se tu mi spedisci la mia’. Imbecille. Io, imbecille. Anna mi mandò quella foto, io no, sostiene lei. Dice che era un’immagine che la ritraeva intenta a disegnare su dei fogli in mezzo a degli indigeni in Amazzonia. No, nella mia testa non c’è niente. Ma Anna mi è tornata in mente: un giorno a Rio de Janeiro in un albergo con le tende viola, una notte a Milano, un’altra a Roma. 

Questa foto è stata scattata nella casbah di Algeri


Era strana, Anna. Credo che facesse l’artista. Mi piaceva, ma non c’era modo di sapere niente di lei. Poi è riapparsa dopo dieci anni. No, sono ben più di dieci anni. Non so dove abbia ritrovato il mio numero di telefono. Si vede che in tutti questi anni non è cambiato. Mi ha chiamato per cercare una foto scattata in quella preistoria. Al telefono mi ha detto che ha i capelli bianchi e ha riso. Io dovrei avere due foto: la mia, che lei mi ha mandato, e la sua, che non ricordo e non so dove cercare. Non ho pensieri. Sono solo sorpreso. Questa storia che non è una storia mi piace. O meglio credo che mi piaccia. Vorrei davvero cercare una foto che non troverò. Vi farò sapere come è andata finire. Ho promesso ad Anna che le avrei ritelefonato lunedì prossimo. Anzi: le ho detto che se non mi avesse sentito, poteva richiamarmi. Gentile, cavolo. Ma dove la cerco la foto di Anna? Forse nella cartellina rossa. L’ho aperta e l’ho richiusa. Cerco di immaginarmela con i capelli bianchi. E ricordo i racconti che lei leggeva sui gradini di un capanna-albergo accerchiata dall’umidità. La foto deve essere rimasta laggiù. Qualcuno l’avrà trovata e l’avrà messa nel suo portafoglio. Poi quel portafoglio fu rubato. Il ladro si tenne i soldi, gettò il resto nel fiume. Quache pesce si sarà divorato la foto di Anna. Domani la cerco, lunedì le telefono.

Non ho più sentito Anna da quel tempo.
La storia di questa fotografia è stata dimenticata.


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