giovedì 19 gennaio 2012

Erta Ale/Sangue sulla lava

Il vulcano, notte

Cinque persone uccise. Non amo, in questo caso, la parola turisti: sono morti cinque uomini Due sono stati feriti. Incertezza sulla sorte di altri: confusamente si parla di due persone sequestrate. Forse quattro.
Questo è avvenuto, lunedì scorso, sull’Erta Ale, il vulcano più celebre della Dancalia, ai confini fra Etiopia ed Eritrea. Ho saputo di questo agguato con un giorno di ritardo. Mi sono rassicurato nel sapere che amici stavano viaggiando in quelle terre erano al sicuro.

Chi legge questo blog o conosce il mio lavoro passato, sa cosa significhi la Dancalia per me. Sa che ho scritto un libro e innumerevoli articoli su questa terra. Sa che ho cercato, in ogni maniera, di favorirne la conoscenza e ho invitato amici a partire per quei deserti di lava e sale. La Dancalia è uno dei luoghi straordinari di questo pianeta. Quando arrivai la prima volta in vetta all’Erta Ale conobbi la meraviglia di uno spettacolo irraccontabile della natura. Se ne avvertiva la forza, terribile e bellissima.

Il vulcano, giorno


Adesso è stato versato sangue su quel vulcano. Un gruppo di uomini armati ha fatto irruzione nel campo dove si trovavano i turisti. Li hanno sorpresi nel sonno. Vi erano almeno quaranta persone sul bordo della caldera dell’Erta Ale. Hanno sparato nella notte. Al buio. Sparato per uccidere. Senza nessuna, apparente ragione immediata. Non erano predoni, gli assassini. Non si viaggia con molti soldi in Dancalia. Puoi impadronirti di macchine fotografiche. Merce non molto preziosa in quelle terre. I fuoristrada dei turisti sono lontani. Al campo base. Quindi questo gesto è stato un atto di guerra. Da oltre dieci anni si combatte una guerra a bassa intensità lungo la controversa frontiera fra Eritrea ed Etiopia. Ma tutto è possibile: banditi, infiltrazioni eritree, episodio di rivalità fra clan, gruppi armati ostili al governo di Addis Abeba. Si voleva colpire i turisti, questa è la sola certezza. Avvertire: che nessuno venga in queste terre. Bisognava uccidere dei bianchi: gli assassini, cinici a rovescio, ben sapevano che solo uccidendo degli occidentali avrebbero ottenuto articoli sui giornali internazionali. Si è voluto terrorizzare. E devastare una precaria economia di una terra ai margini di tutto. Alla fine rimane il sangue sulla lava.

La prima volta sul vulcano


Non ho un giornale. Non devo scrivere un articolo. Non devo copiare siti internet o cercare di raggiungere i testimoni di questo agguato. Non devo andare a tentoni per scrivere una possibile ricostruzione dell’agguato. Un anno fa ero su quel vulcano. Sono tornato in Dancalia anche pochi mesi fa. E' una 'mia' terra. Anche noi avevamo una scorta armata. Ma oramai la consideravamo folclore dei viaggi in Dancalia. Io avevo stretto una strana complicità con un ragazzino fiero del suo fucile. Era il mio scout. Ricordo che aveva un terribile mal di testa. Non ci avrebbe difeso da una  mosca.

Scout sull'Erta Ale

Adesso mi chiedono se vale la pena viaggiare in quelle terre. Domanda che non posso eludere. Non ho risposte che valgano per tutti. Tendo un filo rosso arbitrario: il folle naufragio della nave Concordia, la morte di cinque ragazzi sul raccordo anulare di Roma, l’uccisione di queste cinque persone su un vulcano lontano (non ci sono italiani, come sembrava in un primo tempo: i nostri giornali potranno sorvolare su questo massacro). Si muore durante un viaggio, una vacanza, una ‘avventura’.  Ma viaggiare vale sempre la pena. E, allora, vale la pena salire sull’Erta Ale. Vale la pena andare in Dancalia. Con prudenza, un po’ di timore, molta responsabilità. Ci vogliono buone guide, buoni organizzatori. E nessuna superbia o finzione. Non sono possibili improvvisazioni. Bisogna essere consapevoli di dove ci si trova.

In questi anni è diventato ‘facile’ andare in Dancalia. Ci sono strade asfaltate che là conducono. Ci sono compagnie minerarie che stanno cambiando geografia e società di un deserto. Cinque anni fa non c’era nulla in cima al vulcano. Si dormiva al riparo di una roccia. Adesso ci sono almeno quaranta rifugi in pietra. Vengono ‘affittati’. Qualche migliaio di persone hanno risalito i cammini dell’Erta Ale in questi anni. Ho sempre pensato che quel posto fosse pericoloso per l’azzardo di sporgersi su un lago di lava. Vedevo troppa leggerezza e stupidità. Ci vuole prudenza lassù. Mai avrei pensato a un attacco armato in vetta al vulcano. 

Qui sta uno dei legami con il dramma della Concordia: non dobbiamo pensare che tutto ci sia permesso, dobbiamo saper fermarci, cambiare direzione. Se di questo sapremo essere consapevoli navigheremo ancora (su barche meno ingombranti e arroganti) e torneremo sull’Erta Ale (accompagnati da guide sapienti). Con il senso dei nostri limiti.
San Casciano in Val di Pesa, 19 gennaio



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