domenica 25 dicembre 2011

Frammenti/Natale, 1972

La pensilina dell'Isolotto


Piazza dell’Isolotto. Notte di Natale. Freddo intenso. Quasi pioggia per tutto il giorno. Pensilina del vecchio mercato. Parcheggio per le auto del quartiere. La prima notte fu oltre quaranta anni fa. 1969, c’era già Laura. Che oggi si ostina a cantare ‘nostra patria è il mondo intero, nostra legge è la libertà’ avvolta in una sciarpa colorata. Io sono arrivato qui in una notte nel 1972. Un Natale di lotta, si diceva allora. Non ricordo il freddo di quell’anno. Ma fu una buona notte, di questo sono certo.

I falò


Fuochi ardono in due bidoni. Primo Natale senza Enzo Mazzi, il prete che sollevò un quartiere. Il prete di una prima, preziosa eresia. Se ne è andato qualche settimana fa.

Cerimonia senza rituale, il Natale in piazza. Enzo riusciva a nascondere la sua presenza,  a 'essere' con gli altri, oggi è capace di non far pesare la sua assenza. Per alcuni anni, il Natale dell’Isolotto si era ritirato nelle Baracche Verdi, poi, nonostante le età e gli acciacchi, è tornato al freddo. Una Palestina urbana.

Siamo in pochi. Cento uomini e donne. Forse qualcuno in più. Goffi nelle vecchie giacche a vento, sotto i cappelli di lana, stretti nei guanti, nascosti dalle sciarpe Tè speziato per vincere il freddo. 'A gratis'. Un dono.

Parlano i ‘movimenti’. Sorrido quando qualcuno dice che siamo il 99%. Non dobbiamo essere qui. Il popolo del Natale si è disperso per i molti preti irrituali di Firenze e dintorni. Qui c’è la gente della storia dell’Isolotto.  La ragazza della 'decrescita' rivela di essere stata battezzata in questa piazza quarantadue anni fa. Un ragazzo senegalese ricorda Thomas Sankara. Vorrei chiedere ai ragazzi se sanno chi era Sankara. Questo è un frammento della nostra storia del ‘900. Chiedo a Greta se sa chi era Alex Langer. Non lo sa. Ci sono le foto di Alex disseminate per casa mia. Cerco di raccontarle. Come glielo spiego in pochi minuti?

Blowing in the wind

I ragazzi cantano blowing in the wind, traduzione italiana. Da sempre cantano le stesse canzoni. Ognuno di noi le sussurra





Mezzanotte. Un uomo taglia il pane. La bottiglia del vin santo è già sul tavolo che non è un altare. Una preghiera laica. Niente campane. Gli uomini e le donne si avvicinano e mangiano il pane. Si riconoscono. Si fa così da decenni. Forse da secoli. I ragazzi cantano, come ogni anno, noi ce la faremo.

Ostinati nella notte di Natale. Ci sono facce di ragazzi fra le rughe della gente dell’Isolotto.

Il giorno dopo il sole splende sulla città.
Firenze, 25 dicembre

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