Abba Mesfin |
E' nato del Nord Shoa, almeno ottanta anni fa. Ha rinunciato a tutto, mi dice un diacono. Sul suo viso non cresce la barba. Mi sussurrano a un orecchio la storia della sua rinuncia. La sua croce è di legno. Respira l'incenso del sotterraneo del grande mausoleo.
Vengo sempre qui, il primo giorno. Voglio mostrare il luogo dove 'tutto è cominciato'. Dove è cominciata la storia moderna dell'Etiopia. Un sepolcro. Dove sono stati accatastati troni, grandi quadri, i corpi degli imperatori e delle imperatrici, lapidi, dipinti anneriti dal fumo delle candele, libri in disfacimento, corone, tessuti, ombrelli che raffigurano la volta celeste, fotografie accartocciate dagli anni. Un tempo di pergamena, mentre fuori dai recinti vi è l'ebrezza della modernità.
E' un altro universo, questo. Forse è una recita. Non sono nemmeno sicuro che esista. Abba Mesfin, ogni volta che mi rivolgo a lui, tira fuori la croce. Questa volta mi faccio sfiorare e non so perché. Come vorrei conoscere la tua lingua anche se niente abbiamo da dirci.
Il rito sono i cinquanta birr, due euro che lascio di mancia 'per la chiesa'.
Fuori del mausoleo ci sono colossali tartarughe immobili.
So che stanotte, una delle mille notti sacre di questa religione africana, Abba Mesfin cadrà nella trance di una veglia infinita.
Nessun commento:
Posta un commento