Tricarico |
Ho sempre pensato che Tricarico non esistesse. Un luogo
immaginario. Un pianeta da Piccolo Principe. Nei primi anni ’70, a quel tempo
ascoltavamo i Beatles e i Rolling Stones, a Firenze apparvero organetti,
fisarmoniche e tamburelli. E, mi dicono, un nuovo modo di suonare la chitarre.
Antonio Infantino studiava a Firenze e invece di seguire gli Scarafaggi si inventò i Tarantolati. Veniva da questa misteriosa
Tricarico. La sua musica faceva muovere gambe e cuore. Veniva davvero da un
altro pianeta, Infantino. Non sapevamo nulla di Rocco Scotellaro e delle
maschere. E se lo avessimo saputo, avremmo avuto la conferma che quel pianeta
era abitato da gente leggendaria. No, ne eravamo certi, Tricarico non esisteva.
La voce di Beppe |
E anche quando, qualche anno fa, ho cominciato a viaggiare
per la Lucania, ho evitato, quasi con cura, di andare a vedere se Tricarico fosse
o meno un paese reale. Come volevano convincermi quei cartelli lungo la strada
Basentana. Era una terra mitica, Tricarico.
Nel bosco |
Rocco |
Poi una sera, merito della testardaggine di amici
tricaricesi (Loredana, Rocco, Antonio…loro sì, sono apparsi all’improvviso in
quel luogo che fa miracoli che è Matera), mi ritrovo in un bosco. So che
Tricarico è vicina. Ho persino visto questo paese allungato, come un dragone,
su una collina.
Rocco accende un grande fuoco. Adele canta fra gli alberi.
Daniele suona il tamburello. Beppe legge, con voce che mi sorprende, sotto la
luce di una lampadina che appare un lampione. Carmine trova vecchi cd e dà vita
un sottofondo di musica che sembra essere suonata da elfi della foresta. Antonio
ed Elisa sfidano ogni legge di gravità riuscendo a scivolare, nel loro irreale
tango, sulle pietre di una rotonda rurale. E io, a Tre Cancelli, alle porte di
Tricarico, racconto di Ernesto Guevara. Se questo non è un sogno…
Adele e Daniele |
Lorendana |
Per convincermi che Tricarico esiste, mi hanno portato in
una piazza e mi hanno fatto sedere ai tavoli di un bar. Poi mi hanno detto di
leggerne l’insegna. Si chiama La Poderosa.
Sobbalzo. La motocicletta di Latinoamericana
è arrivata in Lucania. La Norton 490 sulla quale Mial Alberto Granado e Che Ernesto
Guevara, giovani ansiosi di vita, cominciarono il loro viaggio per la Maiuscola America. Mi ritrovo ai Tre
Cancelli a parlare del piccolo libro In
viaggio con il Che, edito da Terre di Mezzo, mentre l’estate finisce. I
ragazzi che sono venuti ad ascoltare, per la prima volta, indossano giacchette
e maglioncini. E’ piacevole l’aria del bosco.
Carmine |
Strane sensazioni. Un bosco, un fuoco, la sera, un aperitivo
forte, la danza e la musica, la voce di Beppe, il cibo. Rocco che dice: ‘E’
tempo di andare in Argentina’. I piccoli libri escono dalle librerie e
camminano fra gli alberi. Penso alle foreste andine. Alle notti passate da
Alberto ed Ernesto sulle sponde dei grandi laghi attorno a San Martin de los
Andes. Penso alle coincidenze. A questo viaggio in Lucania che non vuole
finire. Ai libri di cui abbiamo raccontato fra i Sassi di Matera e i boschi di
Tricarico. Penso che le icone di queste montagne sono Padre Pio ed Ernesto
Guevara. Le statue del santo taumaturgico sono ovunque in questi paesi. I
ricordi di Ernesto Guevara sono nel bar del Popolo ad Accettura e nel bar
Zamby’s a Pietrapertosa. A Tricarico c’è addirittura il bar La Poderosa. Quanti
amici ho, da queste parti, che hanno un tatuaggio guevarista scolpito sul braccio
o su un polpaccio?
Le parole |
La sera di Tricarico, l’ultima di questa strana rassegna di
libri delle Terre di Mezzo (nome non
fu mai così appropriato), si fa dolce nella musica, nel cibo, nel vino, nel
fuoco. Alberto ed Ernesto rimettono in moto la vecchia Norton. Che ha trovato
nuova energia fra queste montagne. Spariscono nella notte. Non so dove siano
diretti.
Il ballo di Antonio ed Elisa |
Antonio ed Elisa danzano il loro tango sulle note di Comandante Che Guevara.
Tricarico, 8 settembre
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