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Il bosco della Paolona |
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Le targhette di Sant'Antonio |
A settembre i balconi delle case di Castelmezzano diventano
essiccatoi di peperoni. Le terrazze, le cucine, i magazzini si tingono di
rosso. Dalle travi pendono i peperoni cruschi.
Il Maggio di Castelmezzano accade a settembre.
Ho due versioni di questo ribaltamento di calendario. ‘Non
avevamo più la banda. Non può esserci festa senza musica – mi spiegano –
Avvenne un secolo fa. Doveva venire la banda da Pietrapertosa. Ma a giugno,
festa di Sant’Antonio, i musicisti dovevano suonare al loro paese. Fu così che
venne deciso di spostare la festa a settembre’.
Don Alessandro, parroco di Castelmezzano, racconta una
storia simile, ma diversa. Più ufficiale. ‘Il Maggio è sempre un rito di cambiamento. Si festeggia al
mutare delle stagioni. Pietrapertosa era un paese importante. C’erano i
francescani là. Sant’Antonio è il santo del Maggio. Là si celebrava una grande
festa. Fu deciso che a Castelmezzano si sarebbe festeggiato due mesi dopo Pietrapertosa’. Il
Maggio di Castelmezzano, 848 abitanti, è l’ultimo rito degli alberi dell’anno
in Lucania. Annuncia i primi giorni dell’autunno. E’ l’ultima felicità prima
della malinconia di inverni lunghi e duri.
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L'albero al bivio di Collalto |
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La ricerca del Maggio |
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Ecco, l'albero giusto |
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Il taglio dell'albero |
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I ragazzi e la fisarmonica |
Splendida giornata di fine estate. Sono bellissimi i boschi
di Castelmezzano. La domenica prima della festa si taglia il Maggio, il Masc. Appuntamento all’albero sacro
dedicato alla Madonna, Regina Pura di Collalto. Viaggio verso i boschi della
Paolona. Nessuno sa spiegare le ragioni del nome. Quando era grossa donna
Paola? Si va in cerca di un cerro. Il bosco non è grande. ‘Non ve ne sono più
molti di alberi adatti’, mi dice Rocco. Giriamo. I ragazzi guardano un
gruppetto di anziani che scende e sale per i pendii del bosco. Michele, 55
anni, occhi arrossati, due grandi baffi, appare il più esperto. ‘Vive qui
vicino’, mi raccontano. E’ lui che alla fine indica l’albero giusto.
Un ragazzo con i baffi e un curioso ciuffo suona la
fisarmonica. Taglio dell’albero. Grande tacca dalla parte verso la quale deve
cadere. Poi si lavora con la motosega e i cunei dal lato opposto. L’albero
cede, scivola, cade. Si impiglia nei rami di un altro albero. Si prova a
spingere. Non è possibile. Arriva un potente cingolato. Dà lo spallone
decisivo. La fisarmonica suona. Gli uomini lavorano di motosega.
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L'albero cade |
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L'albero si impiglia |
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Arriva il cingolato |
I ragazzi suonano fisarmoniche e tamburelli. Il tavolo è
apparecchiato con eleganze. Pomodori sul tavolo. Gli orti sono stati generosi
nonostante la siccità dell’estiva. Ecco, il sindaco, l’assessore, il prete.
Sono giovani e hanno l’aria di divertirsi da matti. Vino e formaggi. Don
Alessandro mangia tre piatti di pasta al forno. Brindisi. Gioia leggera.
Passano peperoni piccanti. Le donne mettono da parte il brodo della pecora. Si
fa la questua fra i convitati.
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