Noi oggi abbiamo occhi solo alla bellezza, ma dietro le pietre, la natura, le gallerie (a San Silvestro bisogna andare sotto terra per capire, poi farsi abbagliare dalla luce della Maremma) vi è davvero la vita durissima di centinaia e centinaia di uomini e donne. Le ultime miniere hanno chiuso nel 1976. Un mondo finiva e ne cominciava un altro. La sapienza di archeologi e amministratori ha saputo creare un sistema di piccoli parchi. Questi sono i luoghi di una bella Italia. Un'Italia di cui avere cura. Un bene comune.
'Bianca e sfolgorante appare la Rocca....' |
La copertina del libro |
Ha spento la torcia. La guida mi ha avvertito, ma non ha lasciato il tempo per un pensiero. Il buio è improvviso. Un buio denso. Pieno. Potevo toccarlo. Ne ero sfiorato. Ho sentito il respiro della montagna. Un silenzio intenso. Profondo. Nero assoluto. Gocciolio dell’acqua in qualche luogo indefinito. Ero su un confine. Ho atteso che gli occhi si abituassero. Qualcosa prendeva forma. Qualcosa di invisibile. Ascoltavo l’acqua. Un senso di bellezza. Poi si è riaccesa la torcia.
Il rosso e il nero. Un papavero fra le scorie nella valle dei Manienti |
La ricostruzione dell'antica betoniera |
I nuovi scalpellini |
Queste colline di roccia bianca sono frontiera di un mondo capace di capovolgersi. La crosta della Terra qui è sottile, spiegano i geologi. Ma non del magma sotterraneo stiamo scrivendo in queste prime pagine. Semplicemente capita che nei territori del parco di San Silvestro ci sia un sotto e un sopra. Qui, i visitatori più attenti sono obbligati a continui mutamenti di punti di vista. Cambiano le temperature, le emozioni, le storie. Tutto si raddoppia fra queste colline. E come se fosse un invisibile gioco di specchi che fingono di non riflettersi l’uno con l’altro.
La valle dei Lanzi, la valla del Temperino, la fossa dell’Ortaccio sono impluvi di torrenti invernali. Il massiccio roccioso del monte Calvi e l’altura quasi imperiosa (vorrebbe essere montagna) del monte Rombolo chiudono gli orizzonti. L’intrusione tondeggiante del poggio all’Aione, vero spartiacque fra le valli, appare come un animale disteso su sé stesso, acquattato e mimetico. Quattrocento e cinquanta ettari, è vasto il parco. Sono colline marine, queste. Afferrano i venti del Tirreno. Ne godono del clima temperato. La loro mole fa barriera alle correnti di tramontana. Queste valli hanno una meteorologia a parte. Più dolce. Quasi sempre incerta fra primavera e un primo autunno. Si sta bene, a San Silvestro.
I vecchi edifici dell'Etruscan Mines |
La natura, in pochi anni, dopo la fine delle miniere, ha
ricostruito una sua smagliante bellezza.
Se guardate le foto del primo ‘900, o degli anni ’60 e ’70
del secolo scorso, la piccola valle del Temperino è una sorta di slavina
disboscata, un ravaneto di pietre, una discarica di detriti. Un paesaggio
spoglio. Quasi ostile. Oggi, invece, la macchia mediterranea si è presa la sua
rivincita: un groviglio di lecci e giovani querciole, un sottobosco di arbusti
nascondono le architetture di antichi edifici minerari. In primavera e nell’autunno,
la vegetazione è una meraviglia. Voli di rapaci, passaggi improvvisi di
cinghiali. Tracce di istrici. Centinaia di orchidee, mappate da appassionati,
fioriscono per il tempo di giorni troppo brevi.
Il vecchio pozzo Earle |
L’aria del mare sale lungo la fessura della valle dei
Manienti. In certe giornate, dagli spalti della Rocca di San Silvestro, lo
sguardo può spingersi verso orizzonti che mischiano cielo e mare. Questi
paesaggi sono bellissimi. Fai fatica a pensare che queste valli, le pendici
delle colline, le radure circondate da rocce siano state il palcoscenico di
un’infinita avventura umana cominciata oltre duemila e cinquecento anni fa.
I vecchi macchinari. Segni dell'uomo |
L’uomo, qui, ha faticato, ha cercato di strappare minerali
alla terra. Era mosso da avidità (cercava rame, ferro, argento, piombo) e da
necessità. Gli etruschi, i minatori del Medioevo, gli operai del Rinascimento, infine
i contadini di Campiglia e San Vincenzo trasformati in uomini delle miniere hanno
avuto tempo per la bellezza di queste valli? Ho un’illusione: che, a sera, siano
stati capaci di una tregua dalle loro fonderie e, dal crinale fra la valle dei
Lanzi e dei Manienti, abbiano osservato il sole andarsene nel mare. Geologi e
archeologi, con ragionevolezza, sanno spiegarci che il popolamento di queste
valli e colline ha seguito le tracce delle mineralizzazioni. E’ vero: le mappe
degli insediamenti etruschi sono chiarissime, sono sorti lungo la doppia linea
dei filoni sotterranei del porfido, ma si può essere altrettanto certi che chi
alzò le prime pietre della Rocca sapeva di aver scelto un luogo superbo dove
vivere. E’ talmente bello questo villaggio che il tempo e gli uomini lo hanno
risparmiato e lui, come ricompensa, ha deciso di cristallizzare il proprio splendore.
San Silvestro, 14 luglio
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