L’Argentina ha sbarrato scuole e bar, uffici e ristoranti. Perfino le donne delle empanadas della piazza principale di Tilcara hanno disertato le loro bancarelle. Deserto assoluto. Solo i cani sono padroni delle strade del paese. Giorno di censimento in Argentina. Giorno di serrata assoluta. Per le strade di terra di Tilcara, il vento alza i suoi mulinelli di polvere e cartacce. In giro solo los censistas, uomini e donne con i fogli dei questionari e un badge appeso al collo…..
In questa stessa mattina, all’altro capo del paese, Patagonia profonda, muore Nestor Kichner, l’ex-presidente, il marito della presidenta, di Cristina Kichner. Mi viene voglia di fare il giornalista. Di chiedere a chi incontro. I Kichner sono la saga dell’inizio del nuovo millennio argentino. Sono il peronismo di sinistra, idea incomprensibile con gli schemi di un europeo. Marito e moglie che dalla lontanissima Patagonia (nel senso di lontana da Buenos Aires) hanno conquistato, assieme, il potere. Tutti credevano che Nestor si sarebbe nuovamente candidato alle elezioni presidenziali del prossimo anno.
Confesso, le Ande mi sembrano indifferenti. Il censimento ha dato lavoro, almeno per un giorno, a migliaia di persone. Alle domande attorno a Nestor non trovo molte risposte. Qualche battuta sulla coincidenza fra il censimento e questa morte improvvisa (ma il cuore di Nestor da tempo era ammalato). Solo Diego, giovane kolla, fiero di essere figlio diretto di popolazioni originarie, azzarda qualche parola: ‘Kichner ha rimesso in movimento questo paese. Ha avuto in eredità solo rovine ed è riuscito a ricostruirlo. E’ stato vicino al popolo. Ha ridisegnato il volto migliore del peronismo’. Leggo sui giornali del carattere brusco dell’uomo. Ascolto interrogativi sul futuro. Cristina reggerà senza il marito? A me vengono in mentre i maestri dei paesi andini che mi hanno raccontato dei loro stipendi da fame.
Tilcara, 27 ottobre
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