Si sta immobili in queste stanza: accanto alla Vespa, c'è una chitarra (la chitarra di Paco), c'è la collana di Rosa, c'è il quaderno di un bambino, perfino un vecchio giradischi che ha addosso ancora la voglia di suonare. Sono gli oggetti di vite che furono cancellate. Non riesco a uscire. Sto con le cose che raffigurano la vita. Nelle altre stanze ci sono le grida, i graffiti sui muri, le fotografie.....ma qui sento pulsare la vita. E mi interrogo su dove ero io quando accadeva tutto questo....
Ci sono opere di artisti in questo luogo. In una stanza, un video parla di donne che si riuniscono per pelar cipolle. Pelano cipolle assieme per piangere. Perché il pianto è importante. Perché il pianto è anche una liberazione. Perché si pelano cipolle e poi si cucina. Il pianto e la preparazione di un cibo. Non so se ho capito bene. Forse vi è libertà di capire cose differenti. Qui vi è stato l'orrore che ha travolto una generazione di ragazzi a me coetanei e oggi credo di intravedervi anche l'ostinazione della vita. Memoria, ricordo, riscatto (trasformare questa immonda prigione nel monumento alle vittime, nel condannare alla vergogna i torturatori) vogliono essere anche forza della vita. Di vite ostinate, di altri ragazzi che viaggeranno a cavallo di una Vespa rossa.
C'è un piccolo cortile in questi spazi angusti. I prigionieri dovevano pur passare di qui. Si intravede un pezzo di cielo azzurro e la cupola della cattedrale gesuitica. Tutto questo avveniva a un passo dal mondo. I ragazzi che da qui non uscirono mai più vedevano quella cupola.
Usciamo in silenzio dal D2. Anche il sole, fuori, ci appare diverso. Dobbiamo riabituarci. Ritrovarci. Capire se siamo usciti con le nostre gambe. Le strade di Cordoba sono invase dai ragazzi, dai venditori, dalla gente che, in fila, aspetta l'autobus.
Cordoba, 12 ottobre
ciao Andrea
RispondiEliminati mando un bacio
quando ci riesci leggi la posta, ti ho scritto!
a presto
milla