giovedì 1 marzo 2012

Luoghi di resistenza inconsapevole/La poetessa di Pitigliano

Giuliana



Un appiglio, quasi un’esca per i passanti. Un piccolo cartello bianco accanto a una porta nella strada di Pitigliano conosciuta come la Fratta. Vi è scritto: ‘Libera visita’. E poi poesie appese all’altra porta, quella della cantina. Allora, si può bussare, entrare in una piccola casa (tre minuscole stanze in successione, finestra sul fondo che si affaccia sui precipizi del tufo) e conoscere Giuliana Zimei.

Sostiene Giuliana che a 19 anni si ritrovò a seguire la famiglia a Roma. A quel tempo, 1956, molti, a Pitigliano, trovavano lavoro nella capitale come portieri dei palazzi dei ‘signori’. ‘Indossava una divisa, mio padre – dice Giuliana – Ma io ho vissuto dieci anni in prigione. Lavoravo da una sarta, ma in città ero fuori posto. Non ero libera’.
A 29 anni, Giuliana trova il coraggio di andare a vivere alla Marsiliana. Poche case di contadini nella Maremma. Là viveva una cugina. Aveva un negozio. Per Giuliana è la libertà. Ritrova l’aria aperta. Quasi una ribellione. Alla Marsiliana, Giuliana conosce suo marito. Si sposa con un contadino.

Giuliana


Sostiene Giuliana: ‘Una volta chiesi a mio marito come era andata con i pomodori e lui mi rispose che non erano fatti miei. A me toccava lavare i piatti, a lui gli interessi’. Per altri trentacinque anni, Giuliana non ha più rivolto una domanda al marito.  Sono nati due figli. A loro volta si sono sposati. Giuliana ottiene una pensione.

Sostiene Giuliana che a 65 anni si può cambiare vita. E ritrovare la libertà. ‘Io ho fede e me ne dispiace. Ho lasciato mio marito e sono tornata al mio paese. Avevo la casa dei miei genitori. L’ho venduta, ho comprato questa. E’ stata una resurrezione. Ero tranquilla, senza orari, di nuovo libera, sola. Finalmente, il silenzio’.

Sostiene Giuliana che alle scuole professionali era brava in disegno e italiano. Un giorno si mette sul belvedere che dà sullo spettacolo di Pitigliano. E dipinge due piccoli quadretti. Due immagini delle arcate dell’acquedotto. 'La prospettiva è perfetta', le spiegano. 'Io non so cosa sia la prospettiva', risponde Giuliana.

A casa, Giuliana ha una penna nera e una rossa. Comincia a disegnare. Reticoli di linee, incrocio di cerchi, geometrie intricate e semplici. Tratti ingenui e belli. Usa un righello ricavato dalla stecca di un bustino. Utilizza piattini e monete per i cerchi. Fa un puntino e da lì parte. Dipinge, Giuliana. E scrive. Scrive ogni giorno. Senza sosta. Scrive i pensieri che le passano accanto. Scrive poesie. Cerca rime, a volte le lascia perdere. Racconta, Giuliana. Della trasformazione del suo paese, della neve caduta quest’anno, di quanto accade nella sua strada.

Giuliana


Il figlio le manda tavolette di legno per accendere la stufa. E lei le usa come tela per i suoi disegni. I figli le battono a computer le parole dei versi. Le penne servono per dipingere e per scrivere.

Sostiene Giuliana che un editore di Pitigliano si accorge di lei. E’ matto e coraggioso a sufficienza, l’editore. Ha storia alle spalle. Una storia anarchica, solitaria, orgogliosa. Un carattere tosto. Si chiama Marcello Baraghini ed è, in anni lontani, il creatore di Stampa Alternativa. Le poesie di Giuliana diventano libro. David De Carolis, fotografo milanese, ne scrive uno su di lei: ‘Seconda Vita’. Viene presentato assieme a un libro di Gary Snyder, profeta del beat americano. La poetessa di Pitigliano e il cantore di Big Sur. Maremma e California. Vescovo e sindaco si accorgono di lei. A suo modo, Giuliana, ‘scrittrice analfabeta’, come la definisce Baraghini, diventa famosa.

Giuliana non vende i suoi quadri. Né le sue poesie. Fa fotocopie a colori dei suoi disegni, questo sì. E queste le vende. Sono stese su un piccolo letto. Sopra la cucina a legna cuociono le lenticchie.

Sostiene Luciana che a lei piacciono i mon chérie.
Pitigliano, 29 febbraio

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