martedì 27 marzo 2012

Incontri in Maremma/Isidoro Falchi

Isidoro Falchi (da wikipedia.it)


Per qualche settimana ho viaggiato per la Maremma. Terra di Toscana. Per un libro da scrivere.
Si fanno incontri in Maremma. Gente solitaria, sopra le righe, brusca a volte. Con tratti che, a noi, a volte, paiono ambigui. Di Luciano Bianciardi, il mio accompagnatore prediletto, già sapete. Ma quanti altre amicizie ho stretto in questo viaggio. Alcune sorprendenti. Adesso che il lavoro sta finendo, vorrei ricordarle.

Isidoro Falchi, per esempio. L’ho incontrato sulle spiagge di Baratti. Stava lisciandosi la folta barba nera. Lo notai per quello. Mi piacque subito. Se ne capiva la tenacia, l’ardore, la forza polemica. Mi piacciono gli uomini ai margini. Elegante come poteva esserlo un medico di campagna a fine ‘800. Gli occhi sfavillanti. Nel 1889 quest’uomo (politico di paese a Campiglia Marittima, un passato di ribelle per l’indipendenza italiana, massone, volontario con Garibaldi nel 1860) era già qualcosa di più di un archeologo dilettante. Aveva già una discussa fama nel mondo degli etruscologi. In quell’anno accorse sulla spiaggia di Baratti perché durante i lavori di sterro di una strada poderale era apparsa una lastra di arenaria. Lui sapeva già di cosa si trattava. Era la copertura di una tomba a cassone. Era riapparsa la prima traccia della città etrusca di Populonia, l’unica città etrusca sul mare. Isodoro Falchi aveva un destino da Schliemann toscano. Pochi anni prima aveva ritrovato Vetulonia, la città scomparsa dell’antichità.

Vetulonia



Aveva già quasi cinquant’anni, quando nel suo studio di medico, un amico mise sul suo tavolo tre monete d’oro. Isidoro si accorse subito delle quattro lettere incise sul metallo: vi era scritto Vatl. Era molto più che un indizio. Quelle monete provenivano dalla zecca di Vetulonia, la città del mistero, la città cercata da sempre da una moltitudine di cercatori di tesori. Vetulonia era l’enigma archeologico dell’800 italiano. Eruditi e sapienti delle università si stavano accapigliando sulle differenti ubicazioni della città svanita nel nulla. Vetulonia era già ‘riapparsa’ in ben otto diverse località. Falchi ingaggiò un duello all'ultimo sangue con Dotto De Dauli. Questo poliedrico deputato, massone pure lui, diviso fra Garibaldi e Mazzini e aspirante a una rielezione nel seggio di Grosseto, sosteneva che Vetulonia fossa a Massa Marittima. Ci volle una commissione regia per metter fine alla disputa e dar ragione a Isidoro. Avrei voluto raccontare le battaglie fra Dotto e Isidoro. 

La strada basolata di Vetulonia
Isidoro Falchi, penultimo di diciassette figli, originario di Montopoli in Valdarno, laurea in medicina a venti anni, autodidatta dell’archeologia, precedette gli accademici del tempo. Il 27 maggio del 1880, giorno di Corpus Domini, montò i cavalli alle stanghe del suo calesse e si diresse verso le colline di Colonna di Buriano. Là il suo amico aveva trovato le monete di Vatl. Forse bastò davvero uno sguardo a Isidoro Falchi per convincersi di aver trovato la pista giusta. Dall’alto del paese si dominavano le piane prosciugate di quella che era stato il grande lago Prile. Vetulonia era una città di mare. Isidoro sfiorò con una mano pietre colossali. Il paese medioevale era nato su impressionanti rovine etrusche. Vetulonia era riapparsa.

Dall’alto del vecchio paese si dominavano gli acquitrini superstiti del grande lago marino di Prile: un tempo era una baia, un golfo ben riparato, luogo perfetto per il porto di una potente città. Isidoro passeggiò, con stupore, fra le case umide di Colonna e sfiorò con una mano pietre colossali: il paese medioevale sembrava nascere da impressionanti rovine etrusche.
San Casciano in Val di Pesa, 27 marzo





1 commento:

  1. Dall'oscurità emerge Isidoro, uno di quei nomi che segna, da solo, un'esitenza... Non poteva, non voleva, Isidoro, piegarsi a quello che la società aveva preparato per lui... Certo non è facile camminare sui bordi, sui margini, sui confini affilati e taglienti della vita... Allora ben vengano gli Isidoro, gli Amerighi... Tutti quelli che non si rassegnano, che amano il vento...

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