domenica 25 marzo 2012

Eritrea-Etiopia/Giochi pericolosi

Questa è la guerra fra Eritrea ed Etiopia (battaglia di Adi Kwala, 2000)

Quanto sono lunghi ventuno anni? Da oltre due decenni Isaias Afewerki detiene un potere assoluto in Eritrea. In Etiopia è Melles Zenawi a guidare il paese dal 1991. Tre elezioni lo hanno confermato nella carica di prima ministro: nel 2005 finirono nel sangue, nel 2010, il partito di Zenawi ha lasciato solo due seggi alle opposizioni, la sua vittoria è stata assoluta. Prima del 1991, prima di conquistare Asmara e Addis Abeba, Isaias e Melles erano alla testa da anni ai rispettivi fronti guerriglieri. Vinsero assieme una disperata guerra di liberazione. Solo grazie alla loro alleanza eritrei e tigrini riuscirono a sconfiggere gli eserciti del Negus Rosso Hailé Mariam Menghistu. Allora, ventuno anni fa, a tutti noi sembrò che una nuova stagione si aprisse in Africa. Isaias e Melles, si diceva, erano imparentati fra loro. Più che parenti apparivano amici fraterni. Avevano una storia comune. Da giovani erano comunisti ortodossi, in quegli anni apparivano incorruttibili leader pragmatici. Erano i tempi dell’afrottimismo.

La frontiera fra Etiopia ed Eritrea


Quante illusioni si fanno i bianchi in Africa! L’amicizia fra Isaias e Melles finì, ognuno si sentì tradito dall’altro e il sogno della pace in Corno d’Africa andò in frantumi. Centomila fra etiopici ed eritrei persero la vita in una nuova, insensata guerra combattuta fra il 1998 e il 2000. Da allora, lungo la frontiera fra Etiopia ed Eritrea si vive una tregua precaria. Sono troppi dodici anni di tensione? Le risorse di due fra i più poveri paesi della Terra sono state divorate da macchine militari in perenne attesa. Lungo i confini sono schierati eserciti in armi. L’Eritrea si è chiusa a riccio su sé stessa. In una tirannia cupa. Le Nazioni Unite ne hanno decretato un embargo militare. Asmara, allora, dicono gli osservatori internazionali, stringe patti con l’Iran e la Nord Corea. Gli Stati Uniti e la Cina sono i più forti alleati di Addis Abeba. Geopolitiche delle periferie. L’Etiopia ha terreni agricoli da vendere (e lo fa in maniera impressionante) e risorse minerarie (potassio e oro in Dancalia, petrolio nella regione somala).

Soldati eritrei in marcia (adi kwala, 2000)


Isaias e Melles stanno invecchiando. Anche se nelle gerontocrazie del potere sono ancora giovani. Isaias ha 67 anni. Melles ne ha dieci di meno. Isaias sa che il suo potere non è infinito. Il mandato di Melles (l’ultimo?) scade nel 2015. Ho un pensiero: nessuno dei due vuole lasciare il potere sapendo che il vecchio amico, diventato nemico mortale, è ancora al comando del paese rivale. La guerra fra i due paesi è anche una questione personale. Non c'è saggezza in questa sfida.

Questa è la guerra fra Eritrea ed Etiopia (battaglia di Adi Kwala, 2000)


Il Corno d’Africa non è mai stata terra di pace. Lo abbiamo sperato per pochi anni. A gennaio, ribelli dell'Arduf, un fronte rivoluzionario che, anni fa, cullava l'illusione di uno stato afar, popolo dei deserti di lava fra Etiopia, Eritrea e Gibuti, hanno aggredito un gruppo di turisti occidentali in viaggio in Dancalia. Cinque di loro sono stati uccisi. Altri due vennero sequestrati. Sono stati liberati ai primi di marzo. Dieci giorni dopo, a metà marzo, è scattata la rappresaglia etiopica: attacco in territorio eritreo contro basi dell’Arduf (almeno così sostiene il governo di Addis Abeba). Nessuno ha fatto un bilancio delle vittime. Sono ossa nel deserto. L’Eritrea esita, ma alla fine annuncia che non ci sarà alcuna reazione. Si limita ad accusare gli Stati Uniti di essere dietro all’attacco etiopico. Ad Asmara sanno bene che questa volta una guerra diretta fra i due stati sarebbe senza scampo per loro.

Soldati eritrei sul confine (2000)

Soldati etiopici sul confine (2011)


Le opposizioni eritree, anche se spalleggiate dall’Etiopia, appaiono incapaci di esprimere leader in grado di governare il piccolo paese. Apparentemente Addis Abeba non ha nessuno da mettere al posto di Isaias. L’Eritrea evita scontri diretti e preferisce appoggiare gruppi armati dentro i confini dell’Etiopia: fastidiose e sanguinose punture di spillo sulla pelle del paese. Addis Abeba è impaziente: in Somalia, negli ultimi giorni, dopo aver subito attacchi da parti degli islamisti di al-Shabab (le Nazioni Unite accusa Asmara di armarli), l’esercito etiopico ha replicato marciando su basi dei gruppi fondamentalisti.

I giochi in Corno d’Africa sono improvvisamente diventati pericolosi.
San Casciano in Val di Pesa, 25 marzo

ps: in questo momento, una domenica mattina, primavera, a radio tre una ragazza dalla dolce voce degli altopiani racconta della nostalgia di Addis Abeba e dell'Etiopia. Cercate questa voce, è su file-urbani di Radio Tre. E' bellissima. Etiopia ed Eritrea sono due paesi bellissimi.

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