Blue Id, Green Id (foto di Vittore Buzzi) |
Un documento di riconoscimento. Una copertina di plastica a
proteggerlo. Verde con l’aquila palestinese. Blu con il candelabro a sette
braccia ebraico. A Gerusalemme, il colore decide la tua identità. La città, dal
1980, è capitale ‘unita, eterna e indivisibile’ per Israele. Dal 1967, per le Nazioni Unite è ‘territorio
occupato’. Chi abita in West Bank e a Gaza, nei territori palestinesi, ha una
ID, una hawiya, con copertina verde. Chi vive a Gerusalemme Est, la parte di città
considerata ancora palestinese, ha un documento con copertina blu. Non è
cittadino di Israele. Non ha la nazionalità palestinese. Vive in un limbo: non
è giordano, vecchi padroni di Gerusalemme Est, ma può avere un passaporto
temporaneo rilasciato da Amman. Non è israeliano, ma ha un lasciapassare che
gli consente di muoversi nel paese, di utilizzare l’aeroporto di Lod (a prezzo
di perquisizioni e sospetti) per andare all’estero. Dovrà stare bene attento a
non farlo scadere, altrimenti non potrò rientrare. Ha diritto ai servizi
sociali di Gerusalemme: ospedali, scuole (con programmi solo palestinesi,
nemmeno arabo-israeliani), ha forme di assicurazione sociale. E’ uno strano
cittadino. Un apolide nella sua città. E’ considerato un ‘residente’. Vota per
le elezioni municipali, non per quelle nazionali. A leggere le statistiche del Jerusalem Institute for Israel Studies i
gerosolimitani palestinesi con Blue ID sono
oltre 290mila.
La blue Id è
sognata da chi vive a Ramallah o a Bethlehem e mai la potrà avere. Conosco chi
è tornato a vivere nelle case a pezzi della Città Vecchia perché il Muro lo
aveva tagliato fuori dalla casa che si era costruito in periferia. Non voleva
rinunciare alla carta d’identità con il colore blu. Mi raccontano di un ragazzo
che è nato a Bethlehem da genitori di Gerusalemme. Loro hanno una carta blu e
lui no. E’ chiuso nel recinto del Muro.
Da Nablus, da Jenin, da Ramallah un ragazzo con green Id non può andare a Gerusalemme,
non vedrà il mare se non con contorti viaggi, avrà bisogno di permessi militari
(dati con il contagocce) per passare i check-point verso Israele.
Gerusalemme, 25
febbraio
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