venerdì 21 marzo 2014

Cronache da Gerusalemme.5/La patente di Ibrahim

La chiesa della Natività


Ha fretta, Ibrahim. Ha sempre urgenze. Ibrahim Shomali, coppola in testa, barba lunga, è un parroco brusco. Ha le sue ragioni: prete palestinese a Beit Jala, sobborgo di Bethlehem, nato quaranta due anni fa a Beit Sahour, ‘il campo del pastore’, ha vissuto gli anni dell’ imprigionamento della sua gente dietro la cortina di cemento del Muro. Ogni giorno affronta guai. Adesso Israele sta per chiudere il recinto e l’ultimo tratto di questa barriera toglierà gli oliveti a cinquantotto famiglie di Beit Jala. Ibrahim è sempre arrabbiato.

Padre Ibrahim (foto di Vittore Buzzi)


A fine maggio, nella sua città arriverà Papa Francesco. Dirà messa nella piazza della Natività. E Ibrahim non vorrebbe pellegrini o turisti: ‘Questa messa è per i cristiani di Terra Santa’. La piazza è piccola, non può contenere più di diecimila persone. Bergoglio incontrerà i preti di Palestina a Gerusalemme. Ibrahim non ci andrà. Perché non vuole andarci a piedi. Per una sua personale protesta. Che è una piccola, serissima sfida collettiva. L’occupazione militare israeliana (Bethlehem è territorio palestinese, ma è accerchiata dal Muro e parte della città è sotto controllo diretto di Israele) è un’angheria di ‘piccole cose’. Ibrahim ha una macchina con targa israeliana e due patenti. Una palestinese e una internazionale. Niente di questo vale per Israele. Padre Ibrahim non può guidare fino a Gerusalemme. La sua patente non vale nulla oltre il Muro. Un prete palestinese cattolico dei territori palestinesi (documento di identità dalla copertina verde) non può andare in macchina nella città santa del cristianesimo.


Tutto qui.

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