Arhottati nel canyon del fium Saba |
Ci sono abitudini in questi viaggi in Dancalia. Abitudini
tranquille. Sicurezze, potrei dire. I primi due, tre chilometri della risalita
del Saba River, ad esempio. Da qui le auto non passeranno mai, qui contano solo
i piedi, questo è il cammino delle carovane del sale, degli arhottai, degli uomini che, da sempre,
vanno nella depressione della Piana del Sale a prendere l’unico minerale che l’uomo può mangiare.
Abitudine, immutabile, è la borgutta, il pane del cammino. L'impasto di farina e acqua che si cuoce attorno a una
pietra rovente. Poi il fuoco del bivacco a bruciarne la crosta. Pane
duro. Adatto per giorni e giorni di un andare a piedi. Pane da inumidire nel tè. Dietro la Grande Pietra Rossa del canyon del Saba
River, gli arhottai preparano la borgutta, bagnano le corde, riempiono le otri, sfamano i dromedari: li attende la Piana
del Sale.
E allora non chiedo. Conosco le storie, le parole, gli sguardi,
so del gioco delle mani che rotea l’impasto. Gli uomini delle carovane
appaiono fragili come cartavelina, ma hanno muscoli tirati, flessibili,
potenti. Wolde, un giorno, mi disse di avere sette figli. Cammelliere da almeno
venticinque anni. Ogni anno ridiscende il canyon del Saba River almeno dieci
volte. Vale a dire centoventi giorni di cammino davanti al collo di un
cammello. Nella sua vita ha percorso cinquecento volte il canyon del fiume
Saba. In discesa. E in salita. Le sue mani sono consumate dal sale e dalle
corde. I cammelli hanno cicatrici là dove le funi scorticano la pelle. E gli
uomini? ‘Nessuno dei miei figli dovrà fare questo mestiere’, dice Wolde.
Silenzio. Faccio una domanda per spezzare
un imbarazzo. Per non guardarti negli occhi. Pendolare biblico, Wolde. Una condanna? Una
normalità?
Ho scritto la storia di Wolde mille anni fa. Hailè mi ripeterebbe la stessa cosa. Tutti gli uomini delle
carovane sono Wolde. Come sempre, qualcuno del nostro gruppo cura la ferita sulla mano dell’uomo.
Gesto di aiuto. Per la nostra coscienza. Noi andiamo. Da qualche tempo, ho
preso l’abitudine di prendere la corda del primo cammello di una carovana e di guidarli per un
tratto del canyon. Loro si lasciano condurre e gli arhottai mi prendono in giro. Questa volta ho trovato tre dromedari
che si erano staccati dalla loro fila. Ho afferrato il cordino e ho cercato il
cammelliere. Gli animali mi hanno seguito con docilità. L’uomo mi è venuto
incontro, mi ha toccato la spalla. Non so come sdebitarmi con questi uomini.
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