A Sud di nessun Nord |
Arrivo ad Aliano. La mia attenzione è sul paesaggio.
Scavalco calanchi imponenti. Non mi distraggo, cambio solo punto di vista. Guardo.
E quasi mi ritrovo fuori strada. Un ponte nuovo su un vuoto di terra. Mi
diranno che il vecchio ponte se l’è portato via un’alluvione poco più di dieci
anni fa. Entro in paese sul crinale dei calanchi.
E qui tutto accade in fretta. Arrivo e mi ritrovo la
macchina colma di poeti, musicisti, cantanti. E il figlio di Franco Arminio.
Solo che non me lo dicono, devo aiutarli a raggiungere uno strano corteo. In
cinque minuti, Donato mi racconta che è un avvocato senza cause da dibattere,
ha una fidanzata russa che gli rattrista il cuore e qualche terreno fra i
calanchi. Mi dice che vive a Salerno, ma torna spesso al paese. Mi dici la
verità, Donato? Sulle terre fragili dei calanchi scoprirò che sei un poeta potente. La Punto rossa, vecchia di
160mila chilometri, diventa navetta: la processione, laica e sacra, dei
calanchi si era ‘dimenticata’ degli artisti. Certo, questi giorni di Aliano, di
festa di una comunità provvisoria, sono anarchici, sgangherati e sapientemente
casuali.
Processione nei calanchi |
Il paese di Carlo Levi non è più il luogo dell’esilio, ma la
casa di un’ospitalità. Non so se trovo giusto che questo paese sia ricordato
solo con il nome di Carlo Levi, questo è un paese….
Franco Arminio ha una maglietta rossa con il viso di Rocco Scotellaro.
Franco Arminio ha una maglietta rossa con il viso di Rocco Scotellaro.
Gaetano Calabrese |
Pino |
Corteo per i calanchi. Panorami da estasi. Erosione di
terra, architetture della natura. Una bandiera bianca in testa al camminare di
qualche decina di persone, una luna che davvero sorge sopra i calanchi. L’organetto
di Alessandro guida la processione. I poeti sono ai piedi delle piramidi
frananti. Mi sorprende la voce lenta e robusta di Mimmo Brancale. A notte mi
offrirà J&B. L’avvocato, invece, si trasforma in un cantore dal cuore
grande e da parole che sanno di musica. Poeti della Sicilia, poeti della
Lucania, poeti dell’Irpinia. Un ragazzo arriva dalla Calabria. Voci che
rimbombano, calanchi che fanno da cassa sonora. Appare Caterina (a lei ho dato
il passaggio e si è contorta nella mia macchina) e la sua voce racconta un
lamento e una gioia ai confini fra terra e cielo. Poi, bambini e adulti scalano
l’ultima vetta dei calanchi. Forme che cambiano. Si pianta la bandiera della
comunità in cima. Starà lì. Franco spiega: ‘Questa è una festa sull’orlo, un
incontro sul margine’. Esercizi obbligatori di paesologia. Mi chiedo cosa vuol
dire. Mi piace. Mi basta?
Prima della scalata dei calanchi |
Penso che se continuano a scalare i calanchi, ci rimarrà ben
poco di queste costruzioni così delicate.
La voce di Claudia Fofi è un eco dei calanchi: ‘La mia
valigia non può essere leggera perché dentro la mia vita intera’.
Mi piace un fotografo, dall’aria malinconica, che si distrae
mentre sta fotografando. Rinuncia allo scatto. Raccoglie sassolini.
Franco spiega che un tempo l’imbocco dello stradello che si
perde nei calanchi era diventato una discarica. Il paesaggio, oggi, è stato restaurato.
Il ragazzo più smaliziato del paese si è comprato scatole di
birre, bibite e acqua. Ha caricato un furgoncino e ora lo ha sistemato fra i
calanchi. Vende beveraggi.
Caterina |
Partecipa il paese? Livio, il figlio di Franco, mi dice che
qualcosa è scattato. Bambini e vecchi appaiono incuriositi. Qualche ragazzo
insegue la processione fra i calanchi gettandosi in discesa con la bicicletta.
In realtà nelle notti di Aliano solo tre paesani si intrufolano nella comunità
di forestieri.
Buffet nella locanda diventata celebre per la storia di
Carlo Levi. All’abbufet la comunità
ha disequilibri: pizza e frittelline rompono, per un istante, fratellanza. Si
sgomita per conquistare un piatto di pasto. I ragazzi di Tricarico occupano la
prima fila. Il vecchio Infantino conosce le regole: ‘Se non ci si muove, qui
non si mangia’. Si entra al buffet con un tagliandino. Senza merito e senza
averne diritto me ne se sono trovato uno. Afferro, ancora senza merito, un
pezzo di pizza morbida. I buffet sono sempre la cartina di tornasole che un
altro mondo non è possibile. Non siamo abituati a dividere risorse scarse. Parlo a lungo con un poeta di Melfi. Forse è lui che parla con me. Io sto in silenzio.
Piazetta PaneVino |
Poi è la notte. Ancora Caterina (è Caterina Pontrandolfo) e
la sua voce. Alle sue spalle le donne e gli uomini delle case della piazza
stanno seduti sui gradini. Ascoltano. Si godono la strana notte. Piazzetta
Panevino è una geometria irregolare di gradini, muretti e terrazzi. Bel palcoscenico. Caterina
rende melodica una tarantella e canta la Madonna del Pollino.
Antonio Infantino ritrova i miei anni fiorentini. Lui
apparve a Firenze con chitarra battente, cupa-cupa e tamburelli negli anni dei
Beatles e dei Rolling Stones e noi ragazzi scoprimmo così che c’era un’altra musica. Ho il
primo long-playing dei Tarantolati di Tricarico. A settanta e passa anni,
Antonio non è cambiato: istrione, superbo, autoreferenziale, grandissimo,
folle, intrattabile. Brutto carattere, delirante, avvolto in uno shamma
etiopico, le bollette della luce non pagate, la solita giacca di velluto a
coste. Ma la sua non-musica è irresistibile. Sul palco, che palco non è,
Antonio si trasforma, lascia il suo scoraggiamento e la sua malinconia
insopportabile e trascina piedi, gambe, stomaco e cuore in un ballo di
entusiasmi. I ragazzi con tamburi e cupa-cupa sono scenografia perfetta. Il
vecchio Agostino rimbomba il suo tamburo da pace. Antonio mescola Kandinskij e
gli sciamani, la Taranta Nera e Lucy, Pitagora e papa Benedetto… I poeti di
Aliano entrano nel suono rimbombante dei nuovi Tarantolati. La voce di Mimmo,
la furia dell’avvocato e un altro ragazzo donano un ritmo di ribellione a una
musica ribelle.
Antonio Infantino |
Peppe Lanzetta |
Camillo legge il Quinto Canto |
Rocco Papaleo |
Daniele dalla Calabria |
E poi i poeti. Camillo che legge il Quinto Canto della Divina
Commedia e strappa bellezza. E Peppe Lanzetta è un grido. La chitarra lo
insegue. Non avevo mai visto Peppe. Se lo incontrassi di notte nella sua
Scampia, girerei alla larga. Testa senza capelli, occhiali tirati sulla fronte,
uomo massiccio, fisico da lottatore, pancia robusta, corpo che si staglia sulla maglietta,
braccia da portuale, pantaloncini al ginocchi. E la voce che è un incanto che
travolge. Biagio Guerrero (non sono affatto sicuro di scrivere bene i nomi)
sussurra la sua Sicilia. Gaetano Calabrese diffonde poesie con volantini. Ne
vuole leggere una di settanta versi. Deve limitarsene a venti. Una donna, ben
vestita (in una sfilata di uomini che indossano abiti da periferie in estate),
viene da Terlizzi E dice: ho vissuto a Napoli, in Romagna, sono italiana. Ha
voce leggera, non tuona come Beppe, ma le sue parole scalfiscono la nostra
pelle.
Una bella notte.
Franco Arminio |
Mimmo mi incontra nel corso del paese. E’ tempo di un
J&B. Sento calore. Da quanto non bevevo un whisky? Guardo le ombre dei calanchi. Mimmo si è messo in un
angolo di paese da cui si vede la luna.
Ascoltare Dante |
Dormo a Sant’Arcangelo. Michele Tabacc è l’albergatore. Da venticinque anni. Non capisco una parola
di quello che dice. Al primo impatto mi era sembrato irreale. Albergo splatter.
Figlio di un terremoto. Termosifoni staccati, coperte con i buchi, ruggini
sulle tende del bagno, porte che scricchiolano. Albergo di vuoti e stampe alle
pareti. Alla fine decido che Michele mi
piace e anche il suo albergo che si chiama Gattopardo. ‘Mio fratello lavora nel
cinema’, mi spiega Michele. Dormo sotto un manifesto dove Claudia Cardinale
balla con Alain Delon (o era Burt Lancaster?).
Il Sud sa dare entusiasmi.
Talvolta penso che al Sud, accanto alle comunità più o meno salde della precedente generazione, vi siano solo disperati tentativi di comunità. Comunità, in qualche modo, strutturalmente provvisorie. Perché poi si emigra. Grazie, molto bello, in particolare ho apprezzato molto il titolo. Denise
RispondiEliminaGrazie, Denise...ad Aliano è stato davvero vissuta una 'comunità provvisoria'. Che ora si è sciolta. Si riformerà, si scioglierà nuovamente. Le parole 'comunità provvisoria' sono di Franco Arminio. Un abbraccio
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