Il ballo di Caterina |
Alle cinque del mattino, la stella del mattino a illuminare
l’ultimo pezzo della luna, Franco Arminio decide che è il tempo perfetto di un
comizio. Sale sul palco deserto di musicisti (sono state abbandonate due
scatole di cartone per pizza), guarda verso la piccola folla di trenta persone
di follia e grida che una delle prime leggi della paesologia (sinonimo
complicato di una rivoluzione, almeno così la intendo io) è ‘l’oltranza’. ‘Per
la rivoluzione – ora la usa anche lui questa parola – ci vuole l’eccesso’. E
noi, a piedi, nel corso di Aliano, un po’ matti, un po’ troppo saggi, stiamo
guadagnandoci l’alba dopo una giornata sterminata.
‘Devi puntare all’infinito – comizia sul serio Franco – Non devi accontentarti
di una stella, ma devi volere la via lattea’. Poi non ci riesci, ma intanto noi
siamo qui. Stremati e orfani del sonno.
Piazzetta PaneVino |
Il venerdì dei giorni della ‘Luna e i Calanchi’, al paese di
Aliano, cuore della Lucania, è davvero una follia. E' già sabato, in realtà, quando dal paese parte il bus delle
cinque e trenta del mattino, non sale nessuno. L’autista stupito di trovarsi di
fronte una piccola folla di insonni. Facciamo anche un tentativo di occuparlo. Trenta
persone sono sopravvissute ai Parlamenti
dell’Italia Interna, giornata di parole e poesie sull’Italia
sconosciuta, e ora camminano nella notte verso il cimitero di Aliano. Quasi
perdiamo la strada, due paesani ci accompagnano fino alla
cortina dei cipressi. Il cimitero è nel punto più alto del paese. Ecco le
tombe, le luci fioche, il cielo tinto di perfetto blu-scuro. La tomba di Carlo
Levi. Oggi qui si è ospiti e non prigionieri dell’esilio. Sulla lapide di Carlo,
ci sono piccole pietre, una sigaretta, bigliettini, un frammento di uno
specchio. La tomba si affaccia sugli ulivi. Franco si siede a fianco del sepolcro.
Caterina canta la sua voce. Un poeta sussurra il flauto. Livio, con i suoi
capelli ricci, ha dita leggere sulla chitarra. La magia è una storia semplice.
Franco legge le poesie per sua madre. C’è incanto, dolore, bellezza e, subito
dopo, un’immediata allegria. Sorge il sole, le ragazze se lo godono, noi ci
mettiamo davanti ai cancelli del cimitero per una foto di gruppo.
Non riesco a trovare il sonno. Vado fino al bar. Ottavio,
quattro orecchini per orecchio e occhiaie da sonno perduto per sempre, non ha i
cornetti e non ci dice che ce li ha il forno a mezzo metro di distanza. Riappare
il mondo reale. Fra i cipressi del cimitero, più alta degli alberi, una torre
per cellulari. La vogliamo la modernità ad Aliano? Voglio mettere in rete
questo post fintamente sovversivo? Il giovane assessore alla cultura mi attiva
un wi-fi personale nel corso del paese.
Due bar si fronteggiano nel corso di Aliano: ‘Il brillo
parlante’ e il ‘666’. Mi spiega Ottavio: ‘Lo so che è il demonio. Ma non era un
angelo anche lui?’.
Un sassofono nella notte |
Si sta bene ad Aliano. In questa follia ‘inoperosa’ e
inutile. Tre giorni di follia che ‘non servono a niente’. Ma tessono
inconsapevoli reti. E regalano un bel frammento di vita. In fondo, l'importante è costruirsi un buon passato. Sappiamo che non
cambia niente, ma per qualche ora Aliano ha sovvertito l’ordine reale di ogni logica.
C’è stata compassione, clemenza, indulgenza in queste ore. E questa mi appare come
una sovversione.
Per dodici ore poeti e politici, musicisti e attori hanno
messo in scena i Parlamenti di un’Italia ignorata. Una donna di Avigliano ha
recitato le sue poesie in una lingua allegra e straziante. Il giornalista di
Taranto ha narrato del sangue malato dei bambini della sua bella città. Franco
indossa una maglietta con su scritto: ‘A Sud di nessun Nord’. Il Sud
entusiasma, e poi precipita nella depressione. Abbiamo un vero nemico: ‘gli
scoraggiatori professionali’. Ma, ad Aliano, i ragazzi dei paesi hanno saputo
di non essere soli. In altri paesi, fra la Maiella e il Pollino, ci sono altri
mille ragazzi simili a loro. Hanno gli stessi desideri, bevono la stessa birra,
passano le stesse ore, cullano gli stessi sogni e amareggiano le stesse
depressioni. Coltivano la stessa voglia di felicità.
I poeti. Donato |
I poeti. Roberto Linzalone |
‘I paesi lucani quando stai per arrivare si allontanano. Sei
a tre chilometri, pensi di essere arrivato e loro si spostano. Non si fanno
trovare’.
Poeti e poeti. Per ore e ore. ‘E’ rarissimo che artisti
lucani lavorino assieme’. Qui, per un giorno, accade.
‘Questo è un lavoro di sartoria’
La pizzica |
E’ innaturale stare seduti tutte queste ore. Ma è un
sacrificio dell’oggi. Da domani si cammina di nuovo. I Parlamenti dell’Italia
interna cominciano alle dieci del mattino e vanno avanti fino al crepuscolo.
Rocco canta dei treni che non passano dalle stazioni
fantasmi della Lucania. Eppure ne è passato uno che aveva a bordo la squadra
nazionale femminile di pallavolo. Che desiderio salirci a bordo.
Rocco De Rosa insegue la sua musica al piano. E’ un Aliano
Concert.
Franco Arminio e le sedie vuote |
‘Batteziamo di nuovo le cose’. Silvana ci chiede di chiudere
gli occhi mentre legge la sua poesia. E’ imbarazzante. Corro il rischio di
addormentarmi. Sfioro il corpo di una ragazza. So che sto muovendo le mie dita in qualcosa che è una carezza. Desiderio. Le parole di Silvana costruiscono i miei sogni.
‘Bando ai cinici, largo ai pensieri solenni, agli imbarazzi,
agli aggeggi di amore’, dice Silvana. E ora aprite gli occhi.
Dio Mio, questi giorni sono frammenti dispersi. Hanno ritmo.
Oggi, ad Aliano, è morto Amedeo Noschese. Aveva più di
ottanta anni. Si affiggono cartelli mortuari. Il negozio dalla vetrata più
grande del paese è quello delle onoranze funebri. Voglio manifesti che
annuncino nascite
Rocco Papaleo |
Non abbiamo paura della morte. A sera Rocco Papaleo leggerà
oltre cento cartoline spedite dai morti. Ci vuole coraggio a fare questo.
Si intreccia poesia e politica.
‘Organizziamoci attorno alle nostre debolezze’
‘Il sacro è la luce che illumina le migliori fotografie’
‘Indossare il nostro sguardo migliore’
L'alba al cimitero. Monica e le sue amiche |
I quadri di Roberto Campoli arrivano da Genova. Sono ricavati
da piccoli materiali abbandonati: un bicchiere di plastica, un tovagliolo
dell’Ikea, un frammento di ferro arrugginito.
‘A Sud del Sud, c’è il Sud. E poi un ultimo Sud’. Alla fine
c’è il Sudafrica.
Ulderico Pesce è un folletto. Rivendica il diritto alla
nostaglia. Il raccolto non è andato bene. Non è colpa di Dio. La miseria non è
colpa di Dio. E’ un delitto degli uomini. Se non c’è il pane, non dipende da Dio.
Non voglio più fare il cameriere, l’avvocato mi ha detto che
non rischio poi tanto se porto roba su al Nord.
Fabrizio Barca ci dice che ci sono solo tredici operai nel
parlamento italiano. E cinque sono nel movimento Cinque Stelle.
Il capitalismo non produce emozioni.
Rocco mi consegna la prima cartolina di un morto. La ricopio
qui….’Qui la fine della primavera e la fine dell’inverno sono più o meno la
stessa cosa. Il segnale sono le prime rose. Ne ho vista una mentre mi portavano
nell’ambulanza. Ho chiuso gli occhi pensando a questa rosa mentre davanti
l’autista e l’infermiera parlavano di un ristorante nuovo dove ti fanno
abbuffare e si spende pochissimo’.
Daniele Sepe e la bellezza del sassofono |
E il gruppo di Daniele Sepe canta Athaualpa Yupanqui. Lo
ascoltai a Pavia. Nel 1975. Adesso ho lacrime negli occhi. Canto a squarciagola
abbracciato a un paesano. E anche lui conosce la canzone tucumana. Sono disperato. Sono
felice. Sono disperato. Sono felice.
Alle due e trenta ancora i poeti gridano alla luna. Alle tre del mattino, Roberto Linzalone racconta di come non divenne un poeta della Laterza. Prima Donato si era seduto su tappeto e lo aveva fatto volare con le parole. Perfino Nunzio si è messo a muovere parole gettando fogli sulla platea. Gaetano Calabrese mi regala un volantino di poesie. Scopro che lo fa con tutti. Con vanitosa generosità.
Alle quattro del mattino un regista di 91 anni mette su un
film in bianco e nero degli anni ’50 sul mondo contadino della Lucania. La
platea si allunga sulle sedie verdi. Le teste oscillano. Lui è in piedi, ritto, sorretto da un
bastone di legno.
Il flauto e la tomba di Carlo Levi |
Alle cinque il pifferaio magico decide che è tempo di fare
un corteo per le strade del paese. Vuole vanamente organizzarci. ‘In fila per
tre’. Lo guardiamo come se fosse un matto.
Ci rinuncia. Il corteo si mette in movimento. Sono bellissimi. Siamo
bellissimi. Caterina è in testa con la sua gonna bianca. E’ il Quarto Stato
questo.
Franco Arminio scrive a Carlo Levi |
Alla fine, il pifferaio magico ha avuto ragione: all’alba,
il sole che sorge fra gli olivi, siamo alla tomba di Carlo Levi.
Livio Arminio, il sonno, la chitarra, la tomba di Carlo Levi |
Il sole sorge sul volto delle ragazze. Una di loro ha
perfino il rossetto. Monica è bella e con gli occhi di stanchissima dolcezza.
Franco Arminio insiste per la foto di gruppo.
Confondo le notti. Non so più quando ho afferrato il suono
di un organetto in un angolo lontano di Aliano. Quattro ragazzi ballano
tarantella e poi cantano in napoletano. Vengono da Cesena. Ecco, Italia. Italia
interna.
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RispondiEliminavivo come un lutto il non essere stato capace di venire ad aliano e condividere le notti ed i giorni. grazie per aver fatto scaturire commozione con le parole e le tue belle immagini. grazie.
RispondiEliminaCiao Andrea, grazie per averci fatto vivire questa emozione anche a distanza... peccato non aver partecipato... un saluto
RispondiEliminaAntonio Crisci
ci sono stato anch'io ...questa volta in incognito, ad Aliano, Nanos
RispondiEliminaCi siamo solo incrociati ma abbiamo condiviso lo stesso tempo sospeso del turbinare insonne di emozioni. Sei stato gli occhi, ed ora anche il cuore.
RispondiEliminaGrazie
Cosa sta accadendo? Non ho mai ricevuto così tanti commenti a un mio post (post?).....forse vuole dire che le comunità provvisorie funzionano.
RispondiEliminaNon voglie dire che torneremo ad Aliano. Ma questi giorni ci saranno, in qualche modo, memoria e ci saranno (in)utile. Spero di poter (dis)ordinare le foto. Un abbraccio a tutti voi
Sempre stupenda la pizzica ed in bocca al lupo a Franco Arminio e Daniele Sepe (chi è il sassofonista?).
RispondiEliminaBella domanda, quella del sassofonista...bisogna chiederlo a Daniele...è stata un'improvvisata, amico di Daniele, è salito sul palco assieme a un ragazzo greco con la fisarmonica e non sono più scesi...erano bravissimi entrambi....
RispondiEliminail sassofonista era pasquale innarella..http://pasqualeinnarella.it/pg000.html
RispondiEliminaE non ha mai smesso un solo secondo...era felice, quella notte, Pasquale. Fategli i miei complimenti e applausi...dove possiamo sentirlo ancora?
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