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Il negozio di Mario |
Cercavo il giornale e ho trovato il barbiere. Le locandine
appese fuori dalla porta che si affacciava sulla piazza non potevano
ingannarmi: lì stava l’edicola del centro di Muro Leccese. Entro e faccio un
passo indietro: in un bel caos organizzato, ci sono due sedie da barbiere,
vecchie di qualche decennio. Esco e controllo che non ci sia un’altra porta.
No, ho davvero trovato il luogo perfetto, un barbiere che fa anche l’edicolante. E non
solo: questo è un drugstore americano
al centro del Salento. Mario accetta anche le giocate al lotto e alle varie
lotterie…un barbiere-edicolante-ricevitoria. Un barbiere dalla tosse perenne,
colpa delle troppe sigarette fumate. E’ in pensione da sei anni, Mario, che di
anni ne ha sessantaquattro e che ha lavorato ogni giorno che Dio ha messo nella
sua vita. E quindi non vuole smettere. Solo che ora chiude quando non ci sono
estrazioni del lotto. Altrimenti, mai un giorno di ferie. Nemmeno al lunedì
perché c’erano i giornali. Devo essere allegro o malinconico per questa storia
di lavoro perenne in cui mi sono imbattuto in uno strano agosto? Queste storie di libertà negata dal lavoro mi lasciano sempre
addosso il senso di uno spreco, di una fatica eccessiva, ma così non deve essere, Mario è felice della
sua vita. Credevo che fosse burbero e infastidito dalle mie domande. Non è
così: a monosillabi, con poche parole, racconta…e bisogna ascoltarla questa storia normale. Perché
questa bottega è destinata a chiudere. I figli di Mario non faranno né il
barbiere, né l’edicolante. La figlia ha preso due lauree e lavora in posta. Il
figlio fa il barman e studia a Urbino. Fine di una dinastia.
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Le 'macchinette' e le spazzole |
Licenza antica, quella di Mario Cogli. La famiglia ha sempre
avuto la tradizione del doppio lavoro. Il bisnonno era barbiere. Lasciò il
mestiere al padre di Mario e ai suoi fratelli. Ma, in quegli anni lontani, a
Muro Leccese andavano in pochi a farsi i capelli. E così la bottega apriva solo
nel pomeriggio: al mattino i Cogli facevano i serratori. Squadravano la pietra leccese. Solo nel dopoguerra, il
padre decise che era tempo di metter su un vero salone. In via Salentina. E comprò, ‘fece sacrifici per poterselo
permettere’, un vero specchio. Fu sfortunato: nel montarlo alla parete cadde e
si aprì una ferita nel vetro. Il padre si ribellò alla malasorte e chiese a un
pittore celebre del paese di disegnare un filo di fiori per nascondere il
taglio. Lo specchio è ancora lì. E il fiore si inarca sullo spigolo del vetro e ricalca la vecchia cicatrice.
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Il barbiere e l'edicola |
Guardo affascinato gli antichi rasoi, le vecchie macchinette
per pareggiare la barba, le lozioni, i pennelli da barba, il phon….non posso
tagliarmi la barba due volte in un anno, non lo faccio. In agosto, Mario si
concede il lusso di chiudere tutti i pomeriggi e alla domenica, porta chiusa
alle undici del mattino. Ha cominciato a fare i capelli che ancora andava alle
elementari. C’era anche il fratello. Ma poi lui ha vinto un concorso all’Enel e
la bottega non sfamava due famiglie. Scopro il trucco dell’edicola: il padre
aveva una plurilicenza, vendeva già giornali e profumi. Tradizione di famiglia.
E Mario è stato un buon barbiere: è arrivato più volte a finali di gare regionali.
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Il barbiere-edicolante Mario |
Rimango in negozio ad aspettare clienti. Entrano a comprare
giornali (il
Quotidiano o
Tuttosport) e cartelle del lotto. Un
forestiero si prende
il Sole24ore. Nessuno si ferma sulle due
sedie della bottega da barbiere.
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Lo specchio, il fiore e le forbici |
Questa è una storia di poche parole. A Mario sono rimasti
clienti anziani. Vecchi amici. ‘Non mi sono tenuto alla moda. Un ragazzo qui
non viene’. E se il taglio deve interrompersi perché Mario deve anche vendere
un giornale, non ci sono problemi. ‘Lo sanno, si sono abituati’. Entra un uomo
grosso e allegro, sudato sotto la sua maglietta grigia: ha un secchio di fichi
grandi e tondi. Me ne offre uno. E’ dolcissimo.
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L'uomo dei fichi |
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