Il basilico per Richard |
Al pontile di Trellis, scalcinato e corroso dal mare,
attracco dei ferry privati per i resort più celebri, ci sono gli scatoloni per
Necker, l’isola di Richard Branson: cibo per gli ospiti, cibo per lo staff. Il
basilico per Richard viene dalla Florida.
Le sculture di Andragon |
Ferry per Scrub Island. Isola privata di compagnia americana.
Chissà come scelgono i propri lavoratori? Hanno caratteristiche comuni e
diverse da resort a resort. In questo isolotto, sette minuti di ferry da
Trellis, hanno l’aria tosta. Muscoli possenti. Clima da duri. Hanno un fare che
ha un che di minaccioso quando spostano valige e parabordi. Se solo
sorridessero avrebbero la simpatia dei giocatori di rugby. Solo che non sorridono. Le braccia del general manager sono il doppio delle mie. E’ uno zimbabweano
bianco, venuto via dall’ex-Rhodesia proprio mentre Bob Marley cantava per
l’indipendenza del nuovo paese africano. Paradosso della storia: oggi un bel
po’ degli uomini che lavorano per lui sono rasta. Mai tornato in Zimbabwe.
Ex-giocatore di rugby professionista, appunto. A bordo del ferry c’è una donna
cicciona che parla in spagnolo con il figlio. Una bionda americana con occhiali
impenetrabili. Un tipo in giacchetta, camicia bianca e cravatta rosa che sembra
fuoriluogo. Un prete? Il contabile? Chiedo: è il tecnico dei computer.
Sudafricano. Ci sono anche due lavoratrici del resort con borsetta nera sulle
ginocchia.
Appena sbarca in un posto, non si guarda nemmeno attorno.
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Davide |
Sì, di Davide, devo dirvi. 59 anni. Di Firenze. Non avevo
fatto caso al suo cognome. Suo fratello è stato giornalista dell’Unità e
addetto stampa del presidente della Regione Toscana. Abbiamo lavorato assieme. Suo
padre è stato un intellettuale della sinistra italiana. L’altro suo fratello,
se non sbaglio, è consigliere comunale a Firenze. E lui? Fotografo fino a
ventotto anni fa. Fotografo di moda a New York. Roba seria. Poi, la scoperta
della cucina. Ora è cuoco celebre delle isole Vergini. Possiede un ristorante a
Tortola. Abita una case splendida, senza pareti, aperta ai venti e al sole, nel
luogo più solitario di Scrub Island. Due orecchini, capelli brizzolati fluenti,
moglie australiana conosciuta in barca. Sorriso da Caribe. Mi spiega: ‘Qui si
vive benissimo. Non c’è Berlusconi e si pagano poche tasse’. Prendo appunti. Non
credo di averlo convinto a tenermi qui. Ha capito subito di me. Voglio rimanere
qui? Sì, ora sì. Sì, qui. Per un tempo che non può essere definito. Qui, nella
tua casa si offre al vento, ma so già che non darà pace. Non è pace, quella che
cerco. E’ vita, ma qui potrebbe esserci una sospensione. La bellezza può
aiutare? Sì, credo che la bellezza possa aiutare. Non lenisce il dolore, ma il
mare, come il fuoco, distrae. Per un po’. Almeno per un po’.
Buyers di Miami spediscono il pesce per l’isole dove ben
pochi pescano. E poi, mi spiegano i cuochi, aragoste a parte, le acque
tropicali non danno un buon gusto al pesce. Le cernie arrivano via Fedex.
Attenzione ai dettagli: i coltelli sono un design della
Porsche. E stanno in equilibrio sulla lama. Credo di sentirmi un po’ imbecille,
qui.
E noi che siamo stati lontani da qui nei giorni di luna piena |
‘Noi vendiamo avventura’, mi dice un ragazzo, dall’aria da
duro.
Il tassista che non voleva farsi fotografare |
La storia delle tasse. Se ho ben capito, qui non si è tassati
a seconda di quanto si guadagna. Sono i dipendenti, il parametro. 8% a
lavoratore. Più il 6% a carico del dipendente. Sarà così? Mi appare
scombiccherato e mica tanto giusto. La giustizia è categoria incomprensibile in
queste isole. Un resort ha duecento dipendenti. Un off-shore ha un nominee director, un fiduciario che
presta il suo nome a capitale cinesi o italiani, un paio avvocati per cavarsela
nel garbuglio delle legislazioni internazionale e due segretarie. Niente di
più.
I servizi sociali funzionano. Scuole diffuse, buona sanità,
pensione a 65 anni. What do you want more?
Benvenuto a Scrub Island |
Bevo rum, vini francesi, un rosso sudafricano che è una cosa
strana e buonissima. Mangio anguria arrostita, capesante con maialino, salmone
affumicato avvolto attorno a un cucuncio salatissimo. Dove sono? In camera non
riesco a spengere le luci, a spengere il frigorifero, a spengere l’aria
condizionata. Non so con chi, né come usare una jacuzzi a due posti. Però, dopo
uno studio attento, riesco ad aprire le finestre e a dormire sul balcone. Lontano
dal ventilatore.
Scrub Island |
Ce ne andiamo. Nella notte. Che sarebbe quasi l’alba. Su un
mare tranquillo. Stelle nel cielo. Luci delle barche. Il pilota è bravo a
prendere le onde leggere. Brezza del Caribe. Ce ne andiamo. E non capisco.
Lascio che sia. Cerco una sensazione. Avverto una vertigine.
Parlo con una ragazza con padre italiano, madre filippina e
vita ai Caraibi. Guardo le onde di un celeste splendente. Ultime parole. Fine.
Ancora la vertigine che fruga nella mia pancia.
Adios |
‘Lei è sempre così triste?’ Cosa rispondo a questa domanda?
Adios Caribe, 8 di
marzo
Sempre alta la penna, maestro!
RispondiEliminaChapeau,
Adriano