Questo post non rispetta le regole del blog. Non è una storia per giornali. E' un diario. Un diario in pubblico. E, quindi, come ogni diario, ha reticenze. Ancora più forti perché chiunque, se i vigilantes di Google lo consentono, può leggerlo.
Spiego: viaggio-stampa. Dopo molti anni, mi aggrego, per caso (una collega ammalata) a un viaggio-stampa. Non credevo ve ne fossero più. E vado in una terra a me sconosciuta: le isole del Caribe. Viaggio troppo veloce. Io sono lento. Ho bisogno di prendere il ritmo di un luogo per cercare di capirne qualcosa. Il viaggio non è estetica, è qualcosa che deve essere capace di andare sottopelle. Parto volentieri. Anche perché cade nella settimana del mio sessantesimo compleanno. Ecco, adesso non ho più davvero nessuna regola da aspettare. Questi post parlano di me.
Mi chiedo le ragioni di questo diario in pubblico. Non ne trovo. O, forse, non posso confessarle neppure a me.
L'inverno dell'Europa |
Alle cinque del mattino, volano sacchetti di plastica per le strade dell’inverno fiorentino. Il fiume ci prova a essere in piena.
In questa notte che non vuole essere alba, le uniche parole che il taxista dice sono: ‘Testa di cazzo’.
Rivolte a una macchina che, sbadata e resa imprudente dalla solitudine, viola
uno stop. Ventuno euro di taxi. E dieci centesimi.
Poi è la plastica dell’aeroporto.
Vado per meridiani. Gradi di longitudine, se non sbaglio. Ancora una volta ignoro la regola che
vorrebbe impormi di andare verso Sud. Ma questa volta mi fermerò qualche
centinaio di chilometri e qualche grado di meridiano prima della sconquasso
della frontiera fra Haiti e Domenicana.
Questa volta mi attende un’altra geografia. Lo stesso
Caribe. Ma isole dei ricchi. Cerco di evitare qualche retorica: è solo il destino ad aver deciso differenti destini fra Haiti e le isole Vergini? Cosa è accaduto, quale bivio diverso hanno imboccato queste isole per avere storie diverse a così pochi chilometri di distanza? Jared potrebbe spiegarmelo?
Valige |
Lascio forbici dimenticate in borsa nelle mani dei doganieri che non
sorridono. Davanti a me, una signora dagli abiti eccentrici, molla lì una crema
di Gucci e protesta con alterigia.
Gli aerei |
Poi cosa accade?
Gli aerei, accadono. Uno dopo l’altro. La gratitudine alle
donne dell’aereo per una pizza fredda e brioche di frigo. Leggo Slavoj Zizek, e penso
che sono matto a farlo, mentre volo verso le isole dei ricchi. Sottolineo i
passaggi nei quali questo sloveno folle non crede agli idealisti cretini che
pensano di riformare il capitalismo.
Si vede che ho i fusi orari sballati, immagino.
Sull’aereo, pochissimi hanno libri, nessuno ha un giornale,
qualche Ipad. Non sembra un aereo di vacanzieri. Eppure lo è. Stracolmo. Sono pigiato in venti centimetri
di spazio. Provo a leggere anche pagine sui paradisi fiscali. Non ci riesco.
Annoto lo scambio di pirati: due o tre secoli fa erano Francis Drake e Edward
Teach ‘Barbanera’ a correre per questi mari. Oggi sono finanzieri capaci di
creare 33 società per ognuno dei 28mila abitanti delle isole Vergini
Britanniche. Imparerò che ne sono orgogliosi. Vedrò il mondo dall'altra parte del mondo.
La bellezza del Caribe |
Mi inchino alla bellezza del Caribe. Saint Marteen (non
posso nemmeno giurare che si scriva così) è metà olandese e metà francese. Da
una parte è America, in realtà (discoteche, casinò, cocaina, donne a buon prezzo, traffico di suv con la benzina a metà prezzo rispetto all'Italia),
dall’altra Francia (grandi negozi, eleganza distratta, ottimi ristoranti, snobismo
parigino). Isola dimezzata, un mondo a parte. Le isole sono sempre qualcosa di
strano. Queste ancor di più.
Incontro giovani camerieri siciliani, assistenti toscani
dalla parlata schietta, raffinate esperte di massaggi. Ci accompagna una bella
ragazza che viene dal freddo di Calgary. Melting-pot? Otto nazionalità fra il personale del resort.
Le calle. Ma la foto non è di Tina e si vede |
La gente della decrescita rimarrebbe stupita e inorridita: qua si importa
tutto. Dalla frutta ai germogli di soia, dai pomodori alla burrata. Bevo acqua
san Pellegrino, mangio lonza toscana e mi offrono bicchieri di amarone (del migliore) e di pinot (del migliore). Persino
il pesce viene da fuori. ‘Nessuno ha mai coltivato orti da queste parti’, mi
dicono. Poi scopro che qualche rasta ci prova. La crisi si è avvertita, mi dicono: disoccupazione al 25%. Per il resto si lavora
nel turismo e nell’edilizia, oppure si fa i taxisti o il barista. Mi raccontano che serpeggia paura e ostilità per i migranti haitiani, diseredati del Caribe.
La villa |
La villa dove siamo ospitati costa, in alta stagione, 9mila
dollari a notte (in alta stagione, è vero). Non verifico, ma è credibile. In altre isole, i prezzi sono più alti. Vero: può ospitare fino a otto persone. 'Ideale per famiglie'. Niente male, devo dire. Mi piace il vaso di calle sistemato
sul tavolo. E già adoro il mio letto. E mi godo una doccia perfetta. Ecco,
benvenuto in un altro mondo. Clientela americana e francese. Stanno spuntando i
russi (hanno problemi di visto, loro decidono di partire dall'oggi al domani). Rapaci come russi. Non si vedono gli arabi. Un paio di famiglie: parcheggiano mogli e figli nella villa e se ne vanno nei casinò della parte olandese dell'isola (e proprietà, con mille ambiguità, di italiani). Arrivano anche i latinoamericani, ora che c’è un volo diretto da Panama.
Gli affari non vanno male, a quanto ho capito. La crisi dell’Occidente ha un
po’ accorciato la stagione. E’ scomparsa la gente del ‘denaro facile’: gli
immobiliaristi, i dot.com. I ricchi
veri continuano a venire. Con fedeltà e abitudine. Molti pagano in contanti.
L’albergo è pieno. Mi raccontano di una festa di compleanno sulla spiaggia. 40mila dollari per ventotto persone. Qui, dei soldi, si parla. Sono vanto.
Il tramonto |
Guardo un tramonto che si scioglie fino a diventare un
intero mondo. Tutti si fermano. Anche i duri di cuore. Anche gli uomini del
business e della movida caraibica. Per un istante. C’è una sorta di trance
sulla terrazza che dà sulla spiaggia. Peccato che tutti tiriamo fuori macchine
fotografiche e Ipad per tentare di trattenere una brutta copia dello
spettacolo.
La cena |
Un cuoco francese e un assistente rasta per una squisita
cena all’aperto. Gentilezza transalpina per cinque giornalisti sconosciuti. Sono
grato per i carciofi e il pane con le olive. Per il riso e le melanzane. Così
dimentico che hanno attraversato un mare per arrivare fino a qua. Il cameriere
siciliano, ventidue anni, ha la padronanza del saper far bene ogni cosa. E' felice.
Io penso che ho dimenticato a casa il libro che avrei dovuto
portarmi dietro: ‘Una cosa divertente che non farò mai più’. Mi aspetti, vero,
David Foster Wallace?
Somewhere in Caribe, 2 marzo
Somewhere in Caribe, 2 marzo
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