giovedì 7 marzo 2013

Diario di un viaggio imprevisto 1./Ancora per meridiani



Questo post non rispetta le regole del blog. Non è una storia per giornali. E' un diario. Un diario in pubblico. E, quindi, come ogni diario, ha reticenze. Ancora più forti perché chiunque, se i vigilantes di Google lo consentono, può leggerlo. 
Spiego: viaggio-stampa. Dopo molti anni, mi aggrego, per caso (una collega ammalata) a un viaggio-stampa. Non credevo ve ne fossero più. E vado in una terra a me sconosciuta: le isole del Caribe. Viaggio troppo veloce. Io sono lento. Ho bisogno di prendere il ritmo di un luogo per cercare di capirne qualcosa. Il viaggio non è estetica, è qualcosa che deve essere capace di andare sottopelle. Parto volentieri. Anche perché cade nella settimana del mio sessantesimo compleanno. Ecco, adesso non ho più davvero nessuna regola da aspettare. Questi post parlano di me. 
Mi chiedo le ragioni di questo diario in pubblico. Non ne trovo. O, forse, non posso confessarle neppure a me.

L'inverno dell'Europa


Alle cinque del mattino, volano sacchetti di plastica per le strade dell’inverno fiorentino. Il fiume ci prova a essere in piena. 
In questa notte che non vuole essere alba, le uniche parole che il taxista dice sono: ‘Testa di cazzo’. Rivolte a una macchina che, sbadata e resa imprudente dalla solitudine, viola uno stop. Ventuno euro di taxi. E dieci centesimi.
Poi è la plastica dell’aeroporto.

Vado per meridiani. Gradi di longitudine, se non sbaglio. Ancora una volta ignoro la regola che vorrebbe impormi di andare verso Sud. Ma questa volta mi fermerò qualche centinaio di chilometri e qualche grado di meridiano prima della sconquasso della frontiera fra Haiti e Domenicana. 
Questa volta mi attende un’altra geografia. Lo stesso Caribe. Ma isole dei ricchi. Cerco di evitare qualche retorica: è solo il destino ad aver deciso differenti destini fra Haiti e le isole Vergini? Cosa è accaduto, quale bivio diverso hanno imboccato queste isole per avere storie diverse a così pochi chilometri di distanza? Jared potrebbe spiegarmelo?

Valige


Lascio forbici dimenticate in borsa nelle mani dei doganieri che non sorridono. Davanti a me, una signora dagli abiti eccentrici, molla lì una crema di Gucci e protesta con alterigia.

Gli aerei


Poi cosa accade?
Gli aerei, accadono. Uno dopo l’altro. La gratitudine alle donne dell’aereo per una pizza fredda e brioche di frigo. Leggo Slavoj Zizek, e penso che sono matto a farlo, mentre volo verso le isole dei ricchi. Sottolineo i passaggi nei quali questo sloveno folle non crede agli idealisti cretini che pensano di riformare il capitalismo.

Si vede che ho i fusi orari sballati, immagino.

Sull’aereo, pochissimi hanno libri, nessuno ha un giornale, qualche Ipad. Non sembra un aereo di vacanzieri. Eppure lo è.  Stracolmo. Sono pigiato in venti centimetri di spazio. Provo a leggere anche pagine sui paradisi fiscali. Non ci riesco. Annoto lo scambio di pirati: due o tre secoli fa erano Francis Drake e Edward Teach ‘Barbanera’ a correre per questi mari. Oggi sono finanzieri capaci di creare 33 società per ognuno dei 28mila abitanti delle isole Vergini Britanniche. Imparerò che ne sono orgogliosi. Vedrò il mondo dall'altra parte del mondo. 

La bellezza del Caribe


Mi inchino alla bellezza del Caribe. Saint Marteen (non posso nemmeno giurare che si scriva così) è metà olandese e metà francese. Da una parte è America, in realtà (discoteche, casinò, cocaina, donne a buon prezzo, traffico di suv con la benzina a metà prezzo rispetto all'Italia), dall’altra Francia (grandi negozi, eleganza distratta, ottimi ristoranti, snobismo parigino). Isola dimezzata, un mondo a parte. Le isole sono sempre qualcosa di strano. Queste ancor di più.
Incontro giovani camerieri siciliani, assistenti toscani dalla parlata schietta, raffinate esperte di massaggi. Ci accompagna una bella ragazza che viene dal freddo di Calgary. Melting-pot? Otto nazionalità fra il personale del resort.

Le calle. Ma la foto non è di Tina e si vede


La gente della decrescita rimarrebbe stupita e inorridita: qua si importa tutto. Dalla frutta ai germogli di soia, dai pomodori alla burrata. Bevo acqua san Pellegrino, mangio lonza toscana e mi offrono bicchieri di amarone (del migliore) e di pinot (del migliore). Persino il pesce viene da fuori. ‘Nessuno ha mai coltivato orti da queste parti’, mi dicono. Poi scopro che qualche rasta ci prova. La crisi si è avvertita, mi dicono: disoccupazione al 25%. Per il resto si lavora nel turismo e nell’edilizia, oppure si fa i taxisti o il barista. Mi raccontano che serpeggia paura e ostilità per i migranti haitiani, diseredati del Caribe. 

La villa


La villa dove siamo ospitati costa, in alta stagione, 9mila dollari a notte (in alta stagione, è vero). Non verifico, ma è credibile. In altre isole, i prezzi sono più alti. Vero: può ospitare fino a otto persone. 'Ideale per famiglie'. Niente male, devo dire. Mi piace il vaso di calle sistemato sul tavolo. E già adoro il mio letto. E mi godo una doccia perfetta. Ecco, benvenuto in un altro mondo. Clientela americana e francese. Stanno spuntando i russi (hanno problemi di visto, loro decidono di partire dall'oggi al domani). Rapaci come russi. Non si vedono gli arabi. Un paio di famiglie: parcheggiano mogli e figli nella villa e se ne vanno nei casinò della parte olandese dell'isola (e proprietà, con mille ambiguità, di italiani). Arrivano anche i latinoamericani, ora che c’è un volo diretto da Panama. Gli affari non vanno male, a quanto ho capito. La crisi dell’Occidente ha un po’ accorciato la stagione. E’ scomparsa la gente del ‘denaro facile’: gli immobiliaristi, i dot.com. I ricchi veri continuano a venire. Con fedeltà e abitudine. Molti pagano in contanti.

L’albergo è pieno. Mi raccontano di una festa di compleanno sulla spiaggia. 40mila dollari per ventotto persone. Qui, dei soldi, si parla. Sono vanto.


Il tramonto


Guardo un tramonto che si scioglie fino a diventare un intero mondo. Tutti si fermano. Anche i duri di cuore. Anche gli uomini del business e della movida caraibica. Per un istante. C’è una sorta di trance sulla terrazza che dà sulla spiaggia. Peccato che tutti tiriamo fuori macchine fotografiche e Ipad per tentare di trattenere una brutta copia dello spettacolo.

La cena


Un cuoco francese e un assistente rasta per una squisita cena all’aperto. Gentilezza transalpina per cinque giornalisti sconosciuti. Sono grato per i carciofi e il pane con le olive. Per il riso e le melanzane. Così dimentico che hanno attraversato un mare per arrivare fino a qua. Il cameriere siciliano, ventidue anni, ha la padronanza del saper far bene ogni cosa. E' felice.

Io penso che ho dimenticato a casa il libro che avrei dovuto portarmi dietro: ‘Una cosa divertente che non farò mai più’. Mi aspetti, vero, David Foster Wallace?
Somewhere in Caribe, 2 marzo
Ehi, David, magari ci sarà la possibilità di rifarlo. Questi luoghi, come tutti, hanno bisogno di tempo. E mi piace il rumore del mare fuori dalla finestra.

Nessun commento:

Posta un commento