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Pietrapertosa |
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La notte di Pietrapertosa |
Confondo i matrimoni. Giugno, in questa terra, è il mese
delle nozze. Mischio cerimonie e geografie. Non saprò mai a chi mandare le foto
promesse con leggerezza ubriaca. Le feste si impossessano della scena. Con la
musica, i balli, il rullio dei tamburelli, le grida, il rumore delle motoseghe,
i colpi delle accette antiche, il fuoco che cuoce la carne di pecora.
L’archivio di un fotografo di matrimoni è già dilagato. Va oltre il mio
(dis)ordine e le immagini virtuali volano fra i rami degli alberi. Sì, aspetto
che la storia degli alberi trovi una sua composizione. Diventi mosaico di
tasselli sparsi. Aspetto nella notte di Pietrapertosa.
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Crepuscolo a Pietrapertosa |
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Pietrapertosa |
Nel giorno di Sant’Antonio, qui, paese della pietra forata, si prepara
lo sposo. Il Sud ti ammutolisce. Pietrapertosa è aggrappata alle rocce delle
Dolomiti del Sud. Nessun racconto, nessuna fotografia dà giustizia a questo
paese. Sta lì, confuso con la roccia. E’ diventato roccia. I vicoli sono cenge nelle
quali infilare piedi e dita delle mani. Le case hanno tentato di scalare la
verticalità della montagna, poi, stremate, hanno firmato un patto con gli dei
di questa solitudine e hanno deciso di convivere con le pareti che hanno
addolcito la loro impossibilità: mille e più anni fa la roccia ha accettato che
gli uomini (arabi della Saracenia, dicono gli storici) venissero ad abitarne il
dirupo. Che cosa avevano in testa quelle genti?
Il nonno di Teresa, quasi cento anni fa, ha fatto un accordo personale
con i custodi divini della montagna e ha incassato la sua casa in una spaccatura della
roccia. Le sue finestre guardano i due versanti di valle che sprofondano nei
boschi. Afferrano ogni sole. Pietrapertosa paga il suo contratto con il mondo
della natura lasciando vie aeree a un vento impietoso che non conosce ostacoli (lo
immagino, lo sento nelle ossa, nei mesi del Grande Freddo) e riconoscendo diritti alla neve che,
negli infiniti mesi dell’inverno, chiude vicoli e strade. Anche in estate qua si sta con maglioni addosso. Ma gli uomini hanno
legna e camini. E tempo: ogni vecchio qui, accanto al fuoco, si trasforma in
scultore degli alberi. A Pietrapertosa sanno dare forma al legno.
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Il raduno dei gualani |
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Il comitato |
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Si affilano le lame |
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Anice al mattino |
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I masciauoli |
Mattino di Sant’Antonio. Giorno di lavoro. E’ tempo della
fienagione. Le donne vanno a giornata nei cantieri forestali. Al vecchio
abbeveratoio, a u'placcido dei frusci, la fontana degli agrifogli, invece, si ritrovano i gualani,
i bovari, e gli uomini dei boschi. Si beve anice e caffè. Si affila la lama della scure. Bisogna andare a tagliare lo sposo. Questo giorno mi
appare roba da maschi. Questa è
una storia di uomini. Nel comitato ci
sono solo ragazzi. Il più vecchio ha 33 anni. Nessuna ragazza. Ricordo che A.
mi ha detto: ‘Io non vado al Maggio, se no il paese di mi giudica’. Ma poi, nel
bosco, una pattuglia di donne e ragazze appare con la loro felicità.
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Si misura l'albero |
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I gualani alla ricerca dell'albero |
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La discussione attorno all'albero |
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I ragazzi del Comitato |
Si zigzaga nel bosco di Montepiano. Si sale, si scendo, si
gira in tondo, si bisticcia. Un gioco. ‘Si fa finta’, mi dice Giuseppe. Alla
fine, ecco lo sposo. Il cerro. Il Maggio. U’masc. Fatta la scelta, è già tempo di colazione. Scorre il
vino. Salsicce, peperoni, capretto, coniglio con i funghi. Frittate di salame e
funghi. Il cibo è abbraccio. I vecchi guardano i giovani. I piatti passano di
mano in mano. La bottiglia di bocca in bocca.
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Rocco |
Prima storia.
Il nonno di Rocco andò
in America ai primi del Novecento. Lui tornò. Aspettò che si placasse la furia
della guerra, ma tornò. Nel 1918 lo videro arrivare in paese. ‘E’ tornato l’Americano’.
Con qualche dollaro nascosto nella cinta dei pantaloni. Comprò due muli e si
rimise a lavorare gli alberi. Boscaiolo e legnaiolo. ‘Con i muli era il re del
mondo’, mi dice Rocco, che per 35 anni, ha fatto l’agente di polizia
penitenziaria a Ravenna.
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Cade il Maggio |
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Lavori al Maggio |
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Abbattimento del Maggio |
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Lavori al Maggio |
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Lavori al Maggio |
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I gualani |
Ecco, cominciano le ore del lavoro. E’ Donato, l’elettricista,
il boscaiolo che manovra con sapienza la motosega ad affrontare l'albero. Arriva la banda.
Fisarmonica, tamburelli, chitarra, piatti. Suonano assieme da quarant’anni.
Sono La cantina sociale. Rullo del
tamburo. L’albero cade. E subito dopo i ragazzi si gettano sui rami, sulle
cortecce. L’albero è subito pulito,
agghindato, levigato. Se ne liberano gli spiriti, i folletti beneauguranti dei raccolti. I lavori sono lunghi. Vengono
tagliati anche gli alberi-testimoni delle nozze. Sono gli spunti, le leve che, alla domenica, consentiranno di issare il Maggio. Una
banda di ragazzi va a cercare la sposa, l’agrifoglio, la Cima. Conservano il
segreto del luogo. ‘Che nessuno da fuori
s’attacch alla Cima’. I capannelli di uomini e ragazzi si assembrano e si
sciolgono. Ogni albero deve essere preparato. Pronto per il corteo nuziale.
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La gente del Maggio |
Seconda storia.
Antonio è tornato al
paese dalla Svizzera. Dopo 49 anni è tornato per la festa. L’ultima volta che
vi partecipò aveva 17 anni. Oggi ne ha 66. Un omone. Andò via che già sapeva di
pietra e malte. Gli dettero subito uno stipendio da muratore e a, 22 anni,
senza sapere scrivere il tedesco, divenne capocantiere. ‘Non volevo, a me
bastava fare il muratore. Era il mio mestiere. Una passione’. La madre ancora
vive al paese. 92 anni. Lui adesso è in pensione. E si è regalato il ritorno
della festa. Passerà qui l’estate. Se ne intuisce la felicità perfetta e indicibile.
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La Cantina Sociale |
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La fisarmonica |
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La cantina sociale |
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Il tamburello |
I masciauoli si
guardano attorno. Il lavoro è andato bene. La mattina è passata. Ora è ancora
tempo per cibo, per la pecora, per i formaggi. Per il vino. Ci sono attese di
momenti conosciuti. L’ebbrezza sta anche nella ripetizione. Questa volta si sta
seduti al tavolo sotto i grandi alberi. E si lasciano andare le ore. Il cibo,
il vino e la musica. I vecchi con gli stornelli. Le dita che sanno di
fisarmonica. Manovrano accette, motoseghe e complesse tastiere. Sanno di lavoro e di accordi. Hanno rispetto del legno e delle corde di una chitarra. Canzoni del
Sud. Di orgoglio. Una Bella Ciao.
Tarantelle. Urla cantate degli uomini. I massari invitano le donne alla danze.
Si passa con il bastone per il cambio di cavaliere. La festa non vuole finire.
Il sole dà la sensazione del tempo. Si va via con il malincuore.
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La musica |
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Ballo nel bosco |
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Organetto |
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Stornelli |
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I masciauoli |
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Fisarmonica e organetto |
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Stornelli |
Il ritorno al paese dei musicanti sarà lento. Senza fine.
In ogni casa del viaggio è una serenata. Una suonata. Un’orchestra sull’uscio delle case dei
vecchi. Dalla madia saltano fuori fave lessate e pane. Un vecchio ci porta in
una cantina. Ci regala uno sgabello di legno. Dice: ‘Qui gli inverni sono
lunghi’.
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Il 'tappo' di Sant'Antonio |
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Le 'stelle' di Sant'Antonio |
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Ricordo del Maggio |
A notte, le donne impasteranno un quintale e mezzo di
farina, romperanno duemila uova, tireranno la pasta. Per modellare i v scuot, i biscotti di Sant’Antonio. Da mettere nelle corna dei buoi.
Un vecchio mi chiede le foto. Vuole pagare: ‘Quanto è il danno?’.
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Francesco e Anna |
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Cantina Sociale davanti alla casa di Francesco e Anna |
Promettiamo di tornare per il corteo nuziale, per lo
sposalizio davanti al convento dei francescani. Saremo qui ancora. E qua
rispondono: ‘Se Dio vuole’. Già, inch’Allah. Paese saraceno,
Pietrapertosa.
Pietrapertosa, 14 giugno
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