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Josè Ortega (da wikipedia) |
Lo sguardo di Josè Ortega, pittore e scultore, si impigliò
nella rete invisibile di Matera.
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Peppino sulla terrazza della casa Ortega |
Peppino, ceramista, figlio di avvocato che scelse il
mestiere di artigiano, mi guida fino alla ‘casa di Ortega’. Ne sento parlare da
anni. Non so bene cosa sia. Ho visto i quadri a tre dimensioni di Ortega e ne
sono rimasto affascinato. Finalmente Peppino trova la felice pazienza di
accompagnarmi. Il ceramista, da anni, sta
decorando
la casa.
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La casa di Ortega |
La casa è ai confini della Civitas, il cuore originario di
Matera. La vetta dei crepacci dentro i quali la città si è costruita. Passiamo
davanti alla Cattedrale, andiamo verso un quartiere deserto. La casa di Ortega
è aggrappata a uno spigolo della roccia. Casa
spagnola. Il suo balcone è un serpente che sembra godersi il sole
lungo le mura della casa. ‘Non ci sono angoli a novanta gradi – dice Peppino –
Questa città ha un’altra geometria, ha altre regole’.
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Il papavero sui gradini |
Portone, scalinata interna. C’è un papavero sui gradini.
Come è arrivato questa pennellata di rossa sull’avorio del ‘tufo’? I lavori
nella casa vanno avanti quando si trovano soldi. Peppino vuole stordirci. Apre
la finestra di una terrazza. Davanti, sotto, attorno a noi è la gravina, il
crepaccio, la Murgia. E’ un paesaggio duro, ha ‘occhi sospettosi’, ha scritto
Franco Palumbo. Peppino dice che ha visto un sorriso felice disegnare le mie
sensazioni. La luce del sole è bianca. Violenta. ‘Di antica ferocia’, avrebbe detto Pasolini.
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La gravina, la Murgia |
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La terrazza di casa Ortega |
La casa è un gioco di ombre. Peppino è davvero un artigiano.
‘Ho voluto esserlo. Volevo far parte di una comunità. Se avessi deciso di fare
l’artista avrei dovuto andarmene. Ma io volevo un dialogo con la gente attorno
a me’. Non so se abbia ragione, ma so che ha voluto che i pavimenti di casa Ortega
fossero terra e che i soffitti fossero cielo. Le piastrelle della volta delle
stanze si illuminano di stelle d’oro non appena alzi lo sguardo.
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Le maioliche |
Josè Ortega sognava una Casa delle Arti in questo antico
palazzo nobiliare. Quando vi arrivò, la casa stava sprofondando. Abbandonata,
il tetto crollato, l’ultimo crollo era vicino. Ortega chiamò Peppino. La casa,
storia impossibile, venne salvata. Accadeva quasi trent’anni fa. Josè morì a
Parigi nel 1990. Rimanese la meraviglia di questo luogo.
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La grande sala |
‘Ortega cambiò la sua arte qui a Matera. Rimase avvolto
dalla bellezza. Poi, nel giorno della festa della Madonna della Bruna, vide il
carro di cartapesta attraversare le vie della città. Non ebbe più pace. Conobbe
i maestri cartapestai che, ogni anno, lo costruivano. Volle saperne i segreti.
Le sue mani si abituarono ai materiali. I suoi quadri divennero
tridimensionali. Sperimentò nuove tecniche. La città antica, un mestiere antico
fu l’appiglio per un nuovo cammino’.
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Dalla finestra di Pietro |
Peppino mi chiede: ‘Perché?’. Perché Ortega, Maccari,
Pasolini, decine di altri artisti sono rimasti accerchiati da Matera? Peppino
ha una risposta inconsapevole: i suoi occhi sui Sassi hanno sempre lo stupore
di un bambino. Il paesaggio nel quale è cresciuto lo sorprende a ogni sguardo.
Stringe i suoi occhi e vede qualcosa che nemmeno Ortega ha visto. Una città che
sorprende i suoi stessi abitanti è un privilegio.
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I gradini |
Ritorniamo verso la cattedrale. I gradini di Matera. ‘E’ uno
dei ritmi della città. Sono stati costruiti per il passo dei muli accompagnati
dagli uomini’. I Sassi sono
attenzione.
Matera, 25 maggio
Ecco, ora quei gradini li stanno cambiando. Persone che NON vanno a piedi per i i Sassi, persone che NON salgono per i gradoni da Porta Pistola per San Potito e fino alla Cattedrale hanno ridotto il numero dei gradoni, ne hanno alterato il ritmo, ora quella scala spezza le gambe e nessun mulo le farà più. Solo che ieri accanto ai muli salivano i vecchi braccianti e le donne con la rizzola in testa, oggi turisti distratti non capiscono, non possono capire. Grazie a Peppino Mitarotonda. .... lui è come il pane di Matera buono, se antico.
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