Accettura |
‘Italia, quanto sei lunga. Italia, quante chiese….
Discesa verso Sud. I campi sono ancora incerti fra un verde
smagliante e la voglia di una fine estive. Non mi accorgo dei cambi di paesaggio.
L’autostrada sbiadisce le differenze. Non mostra le diversità. Facilita il
tempo del viaggio, ma omologa, rende uniforme.
Sì, rimangono paesi in equilibrio su montagnole aguzze. Paesi
che visti da lontano non hanno colori. Qualche collina di pietra a Sud di Roma,
i paesaggi cercano un’asperità perduta. Improvviso, il cono del Vesuvio. Unico
nome che ti viene subito alla mente quando appare a chiudere l’orizzonte. Qualche
periferia sgangherata dalle parti di Caserta e attorno ai caselli di Salerno.
Alla fine fai l’elenco di zone industriali, di una
manciata di fabbriche già in rovina, altri capannoni, invece, sono lucidi di insegne. Poi ci
sono gli outlet sistemati strategicamente ai confini dei caselli, le
innumerevoli antenne per cellulari (una geografia capillare che ha cambiato, senza
che noi ce ne accorgessimo, la nostra vita), persino cinema multiplex sembrano
preferire i bordi delle autostrade ai paesaggi urbani. La vecchia ‘autostrada
del sole’ è diventata metropoli lineare. Non luogo dell’Italia.
Dalle parti di Salerno, i ragazzi si spenzolano dai cavalcavia per scrivere dei loro amori. Scritte vecchie: 'Io e te, 3metri sopra il cielo'. 'A te che6fatale'. 'Chicchin6unico'. 'Mariella dei fiori'. Graffiti aerei invecchiati come lapidi della Grande Guerra.
Non ci sono nemmeno troppi camion. Devo preoccuparmi per la
crisi? Sfugge a una fotografia un grande camion color avorio. Con sopra Padre
Pio e una scritta: ‘Molti nemici, molto onore’. E’ rimasto al decrepito,
l’autista.
Lungo la strada della foresta di Gallipoli |
Poi l’altra Italia, Italia
quanto sei lunga, appare non appena metti il naso fuori dai guard-rail. Si
esce dal territorio della contemporaneità per varcare il confine di un altro
paese. Di un altro tempo. Un’altra modernità. Salita verso Accettura, Dolomiti
della Lucania. Fa freddo. I campi ritrovano una primavera che ancora ha voglia
di essere tale. Due vacche, dal manto grigio e dall’indifferenza nella loro
lentezza, pascolano beate e si spostano in mezzo alla strada. Foresta di
Gallipoli Cognato. Bosco di cipressi. Anche le cavalle con i loro puledri
cercano di far capire che questo è un altro mondo. Venti chilometri fino ad
Accettura. Nemmeno una macchina fino al paese.
La preparazione dei provoloni |
Riconosco i vecchi del paese. Sono seduti allo stesso posto. Al sole della piazza. Davanti ai bar. Ragazzette con i piercing e vecchi del
silenzio con il cappello in testa.
A cena fave e salsicce, treccia di formaggi e carciofini
sott’olio. Si parla delle comunioni dei figli e delle figlie. Bisogna andare a
Potenza a cercare gli abiti della festa. Si contano i soldi. Qualche timore per
il lavoro dell’elettricista e del muratore che diminuisce. C’è chi è ancora a
fare il formaggio e arriverà solo a notte inoltrata. Ha fatto freddo per tutto
il giorno e il provolone ha cominciato a filare solo nel tardo pomeriggio. Ci
vuole tempo.
Accettura, 15 maggio
sei un grande andrea! con le tue parole riscatti un microcosmo.
RispondiEliminaIl paese, il microcosmo, ne sono certo si riscatta da solo. Io vorrei solo raccontare la meraviglia di questa terra. Con occhi da straniero, è vero, ma che avverte una fratellanza...
RispondiElimina