sabato 28 maggio 2011

Il ministro Frattini e il qaid Gheddafi

                                                            (Foto da La Stampa)

Incontri casuali sul web. Ecco, mi sono riapparse vecchie interviste al ministro degli esteri italiano Franco Frattini. Magari sono più che conosciute, ma a volte non c'è sorpresa maggiore di quanto è così detto e ridetto, letto e riletto. E poi dimenticato nell’oceano delle notizie, delle chiacchiere vane, nella superficialità.
Le parole hanno un significato?

Settembre 2010, sei mesi fa. Intervista alla Stampa. Gheddafi è passato come un uragano da Roma e il ministro vuole rassicurare. E' orgoglioso dei rapporti fra l'Italia e la Libia e schernisce il 'disappunto' inglese per questa relazione privilegiata. Ecco cosa dice, a leggere le sue parole fra virgolette

«I rapporti che l’Italia ha con Gheddafi non li ha nessun altro Paese. Leggendo i giornali inglesi si vede quanto sia il disappunto perché l’Italia ha soppiantato la City londinese in Libia. L’Europa ci chiama a mediare per liberare eritrei dai campi di custodia nel deserto libico come quando ci sono cittadini bloccati a Tripoli. Quanto alle ragazze, io so dalla figlia di un mio amico fraterno, che per un caso era lì, che Gheddafi ha parlato di un Islam che deve essere europeo, non di un’Europa da islamizzare. Sa qual è il problema? In Italia c’è un atteggiamento da colonialismo di ritorno, e invece Gheddafi è un leader arabo, il presidente dell’Unione Africana, un politico capace di mettere un proprio collaboratore a presiedere l’assemblea dell’Onu. E va in giro per l’Africa a dire che l’Italia è l’unico Paese che ha superato il colonialismo. Sa questo quante porte apre in Africa?». 

Gennaio di quest'anno. Le rivoluzioni arabe sono già scoppiate. Ben Alì se ne è andato, Mubarak vacilla. E Gheddafi, per il ministro Frattini, è l’esempio da seguire. Al punto il Corriere azzarda questo titolo: 'Frattini indica Gheddafi come modello per il mondo arabo'. Il ministro scopre la 'democrazia popolare' del qaid libico: «Faccio l' esempio di Gheddafi. Ha realizzato una riforma che chiama "dei Congressi provinciali del popolo": distretto per distretto si riuniscono assemblee di tribù e potentati locali, discutono e avanzano richieste al governo e al leader. Cercando una via tra un sistema parlamentare, che non è quello che abbiamo in testa noi, e uno in cui lo sfogatoio della base popolare non esisteva, come in Tunisia. Ogni settimana Gheddafi va lì e ascolta. Per me sono segnali positivi».

Chissà se il ministro Frattini ricorda queste parole.

Padova, 27 maggio


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