Porta di Damasco |
Yerushalaim. Gerusalemme. Città della Pace? Città della
Pace, un corno.
Certamente non al venerdì, giorno sacro dell’Islam.
Fin dalle prime ore del mattino, gli uomini e le donne della
Sicurezza e dell’Esercito israeliano occupano la via Dolorosa, sbarrano tutti
gli accessi alla Spianata delle Moschee. Un dispiegamento di forza massiccio. Decine
e decine di soldati. Pesantemente armati.
Via Dolorosa |
I fedeli, oggi, possono entrare solo
da un ingresso. Possono entrare le donne e gli uomini con più di cinquant’anni.
Gli altri vengono spintonati via. I ragazzi, anche coloro che non sono
osservanti, escono ugualmente di casa, hanno il tappetino della preghiera su una spalla e
si dirigono all’ingresso ad al-Aqsa. Sanno che verranno respinti. Ma provano lo
stesso ad entrare.
L'ingresso dalla porta dei Mercanti di Cotone |
E’ un rituale di sfida. Accade ogni venerdì. Un confronto a
muso duro. Nella strettoia dei vicoli della Città Vecchia. Di fronte alla
galleria dei Mercanti di Cotone. Soldati e fedeli si conoscono. Si spingono,
volano urla, si accendono discussioni. Le donne, a incudine, entrano. Qualcuno
si aggrappa. Un uomo cerca di far passare un vecchio in carrozzella.
Parapiglia. I turisti cercano una via di fuga. Una donna ebrea ortodossa cerca di
attraversare la folla con un bambino in carrozzina. Arretra.
Una spinta di
troppo verso i soldati. Accorrono uomini dalla divisa nera. Uno di loro tira fuori lo
spray al peperoncino e lo spara in faccia alla gente della prima fila. Io sono
a cinque metri e mi manca il fiato, gli occhi bruciano. Cerco aria. La folla si
disperde fra i vicoli del quartiere musulmano. Si apre un vuoto davanti ai
soldati. Ora una donna velata e dal lungo spolverino avanza da sola. Riconquista la
posizione. Impugna un cellulare come un’arma potente. Fotografa i militari.
La preghiera |
E’ mezzogiorno. La preghiera sta per cominciare. Gli uomini
e i ragazzi si muovono in fretta. Conoscono passaggi quasi invisibili, sembrano
entrare in una casa. In realtà è un altro vicolo. Li seguo. In un angolo si cerca di attenuare il dolore
di chi è stato preso in pieno dallo spray. Gli altri raggiungono un vicolo
cieco. E' chiuso dal muro della Spianata delle Moschee. Da qui si ascolta la voce dell’imam. I ragazzi
stendono i loro tappetini per terra. Si tolgono le scarpe. Portano le mani sul
petto. I volti sono seri. La preghiera. Le cinque posizioni della preghiera. Ci si inginocchia, si prostra il capo a
terra. Tutto appare intenso. Sacro. C’è solo una ragazza. Il padre non le ha
permesso di entrare nel grande piazzale delle moschee. L’ha voluta con sé.
Stanno in disparte. Di fronte a me. Non mi nascondo. Fotografo. Avverto un’emozione
profonda. L’iman guida la preghiera. La sua voce arriva dall’alto.
La preghiera |
Brusio al termine della preghiera. Ci si alza con lentezza.
Ci si dà la mano. Si riprende il tappetino. Il ragazzo con gli occhi colpiti
dal peperoncino è accasciato a terra. Gli altri lo toccano, lo rincuorano. La ragazza mi
sorride chinando leggermente il capo. Andiamo via per ultimi. Un ragazzo mi
saluta: ‘Dicono di essere democratici, raccontalo alla tua gente: questa è la
loro democrazia’.
Venerdì di Gerusalemme. Città della Pace, un corno.
Gerusalemme, 28 febbraio
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