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Suor Alicia e i bambini dell'accampamento |
Alicia e Azezet, suore comboniane di Betanya, ci portano
nelle colline sassose a oriente di Gerusalemme. E’ il deserto di Qedar. La
Palestina affonda verso il mar Morto. Andiamo agli accampamenti beduini. Le
strade dei coloni ebrei sono ostacoli insormontabili, seguiamo piste sterrate.
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La tenda degli ospiti |
Le origini dei beduini sono nei deserti del Negev (molte
tribù furono costrette ad andarsene dopo la guerra del 1948), della Giordania,
dell’Iraq, del Sinai. In West Bank vi sono cinque grandi tribù: gli
al-Ka’abenh, gli al-Jahalin, gli al-Azazmeh, gli al-Ramadin e i Rashayda. Ogni
clan riconosce l’autorità morale e civile di uno sheick o di un mukthar.
Oggi vivono in accampamenti di baracche. Mi dicono che fra Gerusalemme e la
valle del Giordano ci sono ventiquattro accampamenti beduini. Israele vieta
qualsiasi costruzione sui loro territori. L’esercito israeliano ha il controllo
militare sui villaggi. Ogni accampamento è minacciato da ordini di demolizione
(ne sono stati emessi, mi spiegano, ben quarantasette). I beduini sono il
popolo dimenticato e derelitto di Israele e della Palestina. Sono i Rom di
questa terra. Ultimo scalino della società. Per sopravvivere, vendono formaggi e agnelli. Vivono giorno per
giorno. Cercano lavoro negli insediamenti ebraici. Come manovali, muratori, giardinieri,
uomini di fatica.
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L'accampamento |
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Abu Aish |
Abu Aish ci aspetta nel suo accampamento. Tenda comunitaria
per accogliere gli ospiti. Alicia e Azazet devono pagare lo stipendio delle
giovani maestre. Le suore comboniane sono appoggio delle piccole scuole degli
accampamenti. Queste baracche-aula, i loro bambini, sono la protezione del villaggio. L’ultima
difesa contro i caterpillar israeliani. I bambini sono felici di vedere Alicia
e Azazet. Abbracci, sorrisi, prove di lettura, giochi. Attorno è il deserto.
Alcune ragazze avvicinano le suore. Chiedono un lavoro. Non è possibile. Le
ragazze, in questi accampamenti, non sanno cosa fare. Non hanno opportunità. Ci sono sessantacinque
famiglie qua attorno. Baracche e tende. Lamiere e legni. Qualche tele delle
vecchie tende nere. Stufe per combattere il freddo degli inverni. I pensieri
volano fra il gioco dei bambini e la malinconia. Abu Aish compare con il cibo.
Formaggio, olio, za’atar, pita,
piccoli cetrioli, ricotta. Abu Aish ha mani immense. E’ Abramo. Ha due mogli e
ventuno figli. Un tempo aveva molte greggi. ‘Oggi teniamo gli animali per
affezione’, spiega. Deve ancora pagare il debito per il mangime di tre anni fa.
Non è più possibile andare in cerca di pascoli. Israele impedisce i movimenti
dei beduini. Il grande insediamento israeliano di Ma’ale Adumin, cinquantamila
abitanti, è cresciute su terre palestinesi. Abu Aish ricorda che sulla collina
dove ora sorgono le case di Ma’ale Adumin vi erano sette sorgenti. I beduini
sono rimasti senz’acqua. Una delle maestre, con un piccolo gruppo di
ragazzini, riprende la strada di casa. La vedo allontanarsi fra le colline. In
alto, c’è un altro insediamento di coloni ebrei.
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La scuola |
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Ritorno da scuola. In alto, un insediamento israeliano |
Altro accampamento. La tenda degli ospiti è grande. Ospitale.
Abu Soliman non dovrebbe fumare, unica precauzione: un lungo bocchino di
legno. Aria sospesa. Siamo venuti fino a qua perché volevamo andare alla
‘scuola di gomma’. C’è un uomo che dice di essere un funzionario dell’autorità
palestinese. E’ accaduto qualcosa. La
‘scuola di gomma’ è stata costruita con duemila vecchi copertoni riempiti con
argilla e rafforzati con assi di legno. Geniale invenzione di Vento di Terra, un'organizzazione
non governativa: modo di aggirare i divieti di costruzione israeliani. Si
possono abbattere le scuole? La ‘scuola di gomma’, accampamento di Khal
al-Ahmar, ospita cento e trenta bambini degli accampamenti. Stamattina dovevano
essere consegnati, dono della cooperazione italiana, dei giochi: uno scivolo con tunnel, un’altalena a tre posti, due scale.
La piccola spedizione è stata intercettata
da un drone israeliano. Sono comparsi i militari. Hanno sequestrato l’altalena
e lo scivolo. Per loro sono costruzioni.
Questo è il conflitto quotidiano. Niente giochi per i bambini. Ordine di demolizione per
la scuola. I soldati sequestrano lamiere, travi di legno marcio, teloni. I
containers sono costruzioni. Giorni fa i soldati hanno portato via una
lavatrice. I beduini devono andarsene anche se non hanno nessun luogo dove
andare. Abu Soliman, senza dire niente, ci tiene nella tenda: non vuole che
corriamo rischi, aspetta che la rabbia nascosta si calmi. Convivere con
l’ingiustizia. Le ragazzine abbracciano suor Azazet, corrono incontro ad
Alicia, giocano con la macchina fotografica di Vittore. Stiamo bene qui. Qualcuno
dice: ‘Ma qui non si può respirare’. Un altro: ‘Non abbiamo nessuna intimità’.
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Abu Soliman |
Cosa sogna un ragazzo beduino? Sarò hadad, grida Omar. Un fabbro. ‘Per fare più bella la scuola’, spiega.
‘Voglio occuparmi di computer’, dice un altro.
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La felicità dei bambini e suor Azezet |
Abu Soliman è disteso su un fianco. Fuma con un piacere
antico. I suoi occhi sono umidi. Vede qualcosa che io non riesco ad afferrare.
Mi sorprende: ‘Noi e loro viviamo in prigione’.
Gerusalemme, 27 febbraio
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