lunedì 31 marzo 2014

Cronache da Gerusalemme.9/Archeologia guerriera

Ingresso al quartiere di Silwan
Esco dalle mura della Città Vecchia. Dalla porta di Dung. Strano nome: leggo che era una discarica di rifiuti, qui veniva abbandonata la spazzatura perché i venti ne avrebbero portato via i miasmi. Questa è la vecchia porta dei Marocchini. Da qui si accedeva ad al-Maghariba, storico quartiere della Gerusalemme musulmana. Nel 1967 fu raso al suolo dalle ruspe israeliane dopo la conquista della Old City:  il quartiere dei Marocchini era addossato al Muro Occidentale, i nuovi padroni della città volevano creare un grande spiazzo di ingresso al luogo più sacro dell’ebraismo. Distrussero 135 case e cacciarono 650 palestinesi. Oggi nessuna targa ricorda cosa vi era al posto della grande plaza che si apre di fronte al Muro. La storia è una lama affilata in questa città e l'archeologia è un'arma. Ognuno, qui, ha le sue rovine e le sue distruzioni.

Gli scavi della Città di David e il quartiere di Silwan

Pochi passi in discesa oltre la porta. Qui vi sono scavi archeologici importanti. Qui è tornata alla luce la Gerusalemme antica. La città fondata mille anni prima di Cristo. Qui l’archeologia si fa guerriera. Questa è una delle mille frontiere del conflitto. Una delle più pericolose. Israele ha affidato a Elad, la fondazione Ir David, una delle organizzazioni più oltranziste dei coloni, la gestione di questo sito archeologico. Il suo compito è ‘redimere la terra’, riconquistare la Terra Promessa, insinuarsi nel tessuto arabo di Gerusalemme, cacciarne gli abitanti.
Questa, per Elad, è la Città di David. Qui avrebbe regnato il leggendario re ebraico:  ‘un capobanda crudele, un re-pastore vizioso e adultero…un  grande poeta, un musico sciamano…’, lo descrive così lo storico Franco Cardini. Questo centro archeologico è di grande importanza, ma non esiste alcuna prova che leghi questa città a David, ma qui l’archeologia scava con la Bibbia in mano e cancella le ere storiche ignorando la Gerusalemme romana, bizantina, cristiana, musulmana, ottomana.

Il percorso sotterraneo della Città di David

Visita guidata alla Città di David

L’archeologo che, in un video americano racconta ai turisti la Città di David, sfoglia il suo Libro sacro e ha il cappello all’Indiana Jones in testa. ‘Qui dove tutto è cominciato’, dichiara con un sorriso privo di imbarazzi. Le giovani guide all’area archeologica indossano le vesti delle donne ebree osservanti. Gonne lunghe, braccia coperte, spesso i capelli nascosti da un fazzoletto scuro. Hanno una missione da compiere, queste ragazze. Anche loro hanno la Torah in mano e ogni pietra è raccontata attraverso pagine bibliche.  L’archeologia deve dimostrare il diritto divino del ritorno degli ebrei nella Terra Promessa dopo tremila anni. La Città di David è spettacolare: ologrammi, luci, neon, percorsi sotterranei, guadi al buio. Un percorso emozionante e mozzafiato. Si scende nel ventre della roccia fino al tunnel di Ezechiele, il canale che portava l’acqua alle piscine di Shiloah. Gerusalemme sorse qui perché c’era l’acqua.

Silwan dalla Città di David
Silwan

Siamo appena fuori delle mura della Città Vecchia, a un passo dal Muro Occidentale e dalla moschea di al-Aqsa: qui si combatte una guerra strisciante (e, spesso, aperta ed esplosiva) fra ebrei radicali, forti dell’archeologia guerriera, e i cinquantamila abitanti di Silwan. Già, la Città di David fronteggia uno dei più popolosi quartieri palestinesi. Le case di Silwan sono aggrappate le une alle altre. Hanno scalato le pendici sud-orientali della valle del Cedron. Silwan è cresciuto a dismisura nel 1948 quando qui trovarono rifugio i fuggiaschi palestinesi dai villaggi occupati dagli israeliani. I sopravvissuti al massacro di Deir Yassin trovarono scampo in questa valle. Ognuno qui ha la sua memoria: leggo che negli anni ’30 del secolo scorso, dopo le rivolte arabe contro il Mandato britannico, furono gli ebrei yemeniti a dover fuggire da Silwan. Fino ad allora, mi raccontano, arabi ed ebrei avevano vissuto in pace.

Di guardia alla Città di David

Adesso la municipalità, i coloni, le ruspe, i soldati minacciano al-Bustan, ‘il giardino’, uno dei centri di Silwan. Ottantotto edifici hanno ricevuto un ordine di demolizione. ‘Sono costruzioni abusive’, per le autorità di Gerusalemme. Vi abitano un migliaio di persone. L’area, nei progetti israeliani, deve far parte del parco archeologico della Città di David. I coloni di Ateret Cohanim, ‘La corona dei sacerdoti’, hanno già occupato case nel quartiere. La loro offensiva è aggressiva.

Il tunnel sotterraneo della Città di David

I turisti che ridiscendono la Città di David e percorrono tutto il tunnel di Ezechiele risbucano fra le case di Silwan. Riemergono alla luce sotto un asilo palestinese e una moschea. Guardie armate private (in maggioranza sono ragazzi falasha, la seconda generazione di ebrei immigrati dall’Etiopia) sorvegliano questa uscita. Chi arriva dalla parte palestinese non può entrare nel tunnel. Dicono che la autorità religiose islamiche hanno diritti solo sulla soglia dell’uscita dal tunnel.

Gerusalemme, 26 febbraio





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