martedì 15 marzo 2011

Il mestiere di scout ad Awash


Ladi all'ingresso del parco di Awash

Ladi dice di avere fra i venti e i ventitre anni. Nessuno, qui, conosce l’anno della sua nascita. Ladi ha due scarificazioni simmetriche sulle guance. Segno tribale. E’ un kereyu, popolo oromo della regione di Awash. Sono pastori e guerrieri. Lui non voleva più stare dietro agli animali, non vedeva un futuro. Per questo ha deciso di lavorare come scout. C’è un parco, il parco di Awash, il più lungo fiume d’Etiopia, nelle terre dei kereyou. Dopo l’addestramento, lo hanno messo a vigilare proprio sulla sua terra. Questa è una regione di frontiera: qui i pastori afar e i kereyou si contendono i pascoli. Rivalità di secoli. Tutti gli uomini girano armati da queste parti. Awash è la zona di contatto. Gli scontri, a volte, sono feroci. Faide sempre uguali. I racconti sono sempre di sangue.

I pastori kereyu spingono i loro animali nelle savane proibite. Lo hanno sempre fatto. Continuano a farlo ogni giorno. Stanno uccidendo i grandi animali, gli orici (Awash è un parco povero, per anni e anni si è cacciato senza alcuna pietà): i kereyu e gli afar pensano che i turisti non verranno più se non possono passare il loro tempo a osservarli. Pensano che senza turisti il parco verrà chiuso e loro potranno pascolare le loro capre e le loro vacche. Pochi giorni fa hanno sparato sugli scout. Un ragazzo è morto. Un altro è rimasto ferito.

Ladi è visto come un traditore dalla sua gente. Dice che dovrà lasciare questo lavoro. Ha paura. Non vuole essere ucciso. Vuole tornare al villaggio. Ma non vuole fare il pastore. Non sa cosa fare, Ladi. Gli offro una Mirinda. Lui guadagna 750 birr al mese. Meno di quaranta euro al mese. Quando accompagna un gruppo, ha una paga di 70 birr in più al giorno. Meno di quattro euro. E ci sono cinquanta scout ad Awash. Se ti va bene se ti capita di avere un gruppo al mese. La Mirinda costa 12 birr, meno di un birr. Ladi impugna il suo ak-47 e si fa fotografare con rassegnazione.
Awash, 14 febbraio

1 commento:

  1. grazie Andrea, da quando sei tornato sto leggendo il tuo blog...quanta nostalgia, quanta voglia di esserci,ma quante cose stanno cambiando in terra d'etiopia e non solo...come fare? come adattarsi a tutto questo?
    Annarita

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