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Ultimi lavori al bouquet |
Alla mattina del terzo giorno la Festa di Viggianello ha la
tentazione di rallentare. L’albero della Cuccagna è a Prastio. ‘A Pitu ha
passato la notte a Torno. Una piccola statua di San Francesco di Paolo vigila,
nel giardino della casa di Francesco, sulla Rocca, la cima dell’abete. Bisogna
recuperare la fatica del giorno precedente. In paese c’è un funerale. C’è
un’aria di malinconia. Le donne hanno ribaltato le ore e, alle nove del
mattino, hanno già preparato il pranzo. Vengono a prenderci. Mangiamo a casa
degli Oliveto. Pomodori, formaggio, pollo alla griglia, prosciutto, vino del
Vulture. Questo è il primo passo del rito al sabato della Festa. L’avvio sarà
lento, il finale un’apoteosi.
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San Francesco da Paola nell'albero colorato |
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Ritocchi al bouquet |
I buoi sono rassegnati. Oggi cammineranno sull’asfalto. Gli
zoccoli si scalderanno, faranno fatica. C’è da andare da Prastio a Viggianello.
Sei chilometri. La Rocca viene abbellita con ghirlande e fiori di carta. Il bouquet diventa una sorta di mongolfiera
colorata. La testa del corteo è stranissima: l’abete è come un carro mascherato
che scende dondolando sulla schiena dei buoi. Cinque botti di polvere nera e la
superba processione di animali, uomini, donne e buoi si mette in cammino.
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Si aggiogano nuovamente i buoi |
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La Rocca e il bouquet |
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Partenza |
Al solito, si va di casa in casa. Offerta di pizze e dolci,
vino e crostate. Si marcia nell’ora più calda del giorno. Alle curve più
strette, le prime coppie dei buoi vengono staccate. Il corteo avanza con
maestria. Va avanti a strattoni. Raggiunge il bivio della strada provinciale.
Fa ruotare l’albero. Poi si ferma all’ombra di un bosco. Panini e birra
spuntano da ceste e da un frigorifero montato su un’ape-carro.
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Il viaggio della Cuccagna |
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La Rocca agghindata |
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Il bivio per Viggianello. La Cuccagna devo girare |
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Cibo lungo il viaggio |
Alle quattro del
pomeriggio siamo alle porte del paese. Spuntano i vigili, i carabinieri, la
forestale. Siamo alla chiesa di San Francesco. C’è una piccola banda. Musica
timida. Quelli di Torno sono già
arrivati. Aspettano, con pazienza, in uno stradello laterale. Hanno agghindato
i buoi con nastri gialli. Anche quelli di
Prastio hanno sistemato fiori di carta fra le corna dei loro animali. I gualani indossano magliette verdi. Corteo
giocoso. Si aggira il paese marciando lungo la vecchia Provinciale. C’è una
strada nuova, più breve, ma, mi spiegano, ‘le tradizioni non si cambiano’. Si
entra in paese, i ragazzi ballano al suono di un sound-system di
un solo amplificatore. Si va per strade strette, scene di orgoglio per le
manovre dei mandriani. Grida per San
Francisco. Si scende per il corso, fino allo slargo di Carella, a un passo
dal parco pubblico del paese. La gente applaude. Il viaggio è finito. Un ultimo
strappo e la Cuccagna, il grande faggio, preceduto dalla Rocca, l’abete, arrivano
nel piazzale del parcheggio. I buoi vengono sganciati dall'albero e liberati dai gioghi. Finalmente possono
riposare. Come un tuono improvviso, arriva la commozione della gente. Crolla la tensione, è
il momento del pianto liberatorio. Appaiono bottiglie di champagne. Franco, il Capo ha occhi arrossati di lacrime.
Viene portato in trionfo, bagnato di spumante, lanciato per aria. Si beve vino
a garganella. Piangono tutti. Ci si abbraccia come dopo aver vinto un mondiale
o aver festeggiato il matrimonio del primo figlio. Gli uomini della montagna
sono emozionati come bambini.
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Attraverso il paese |
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La Cuccagna |
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Il corteo in paese |
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La banda
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Il trattorino dei rocchisti |
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Giuseppe, il 'caporale' di Torno |
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Franco, il 'capo', caporale di Prastio |
C’è anche il momento ufficiale. I tre Capi, la Rocca, Prastio e Torno, sono su un palco. Vengono incoronati con fiori rossi e gialli.
Indossano queste coroncine come un diadema sopra i cappelli. E’ una sorta di
medaglia dei boschi. Parla il sindaco. Don Francesco benedice la Rocca. La
Festa è tutto per il paese.
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La festa e la commozione |
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L'arrivo |
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Brindisi per 'quelli' di Prastio |
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I tre caporali, Giuseppe, Franco e Domenico, 'incoronati' |
E la Festa non vuole finire. Il cielo è cobalto, la notte
arriva in fretta. Ora tutto si fa veloce. Cento mani afferrano la Rocca, il
lungo abete vestito a festa. E si mettono a correre verso il paese. Risalgono
il corso come se fossero bersaglieri. Si inerpicano per scalinate, fanno
manovre ardite, ma esperte, fra scale e balaustre. Tutti sanno cosa fare. La
Rocca deve passare per un vicolo stretto, scavalcare ringhiere, atterrare nel
grande piazzale della chiesa di Santa Caterina. Apoteosi sacra, sorprendente,
imprevista per i forestieri. Pura festa di fede popolare. L’abete, la Rocca,
entra in chiesa senza una sola esitazione, sale i gradini, varca il portone,
invade la navata, quasi sfiora l’altare. Anche la banda è in chiesa. Una
baraonda celeste. Si grida in onore per San
Francisco. La statua del Santo è a lato dell’altare. Uomini e donne
sfiorano la sua tunica di gesso. Canti e preghiere. Ancora lacrime, occhi rossi
senza pudori. E’ un’ebbrezza collettiva. La voce del prete cerca di portare
ordine. Ora sì, il giorno è finito. I gualani
sono stremati. Un’ultima birra. Un ultimo abbraccio. La Cuccagna è nel
piazzale, ‘a pitu sta nel corso, la
Rocca è in chiesa. Gli alberi sono al loro posto.
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La Rocca nuovamente in cammino verso la chiesa |
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La Rocca fra i vicoli del paese |
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La Rocca scende verso la chiesa |
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La Rocca in chiesa |
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L'albero lasciato in chiesa |
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San Francesco da Paola |
Al bar guardo le foto di una Festa di mezzo secolo fa. Gli
antichi boscaioli alzano i bastoni con i quali hanno spinto gli alberi fino al
paese. Quattro uomini giocano a carte.
Viggianello, 25 agosto
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