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Oliveto Lucano |
Nino ha raccolto l’eredità di Nicola. Da zio a nipote.
Nicola ha una storia da boscaiolo. Da vent’anni saliva il Maggio, u’masc di Oliveto Lucano. Da tempo sapeva
che, per lui, era tempo di smettere. Ma voleva ‘mantenere la tradizione’. ‘Non me la sentivo più – dice – ma non poteva
finire un rito che non si è mai interrotto’. Così, con pazienza, Nicola ha insegnato a
Nino come si sale l’albero. Nino ha vent’anni. Da nove mesi, come quasi tutti
qui, lavora lontano dal paese. In Toscana. A Ponte a Egola. In azienda di
concimi biologici. Un buon lavoro. Nino sogna di fare il meccanico. E
quest’anno, per la prima volta, ha scalato il cerro, lo sposo, il Maggio
d’agosto dei matrimoni degli alberi lucani. Aveva provato già due anni fa. Era
andata male. Si era ‘bruciato’ le mani. Nino ha avuto il coraggio di riprovare.
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La Cima, la sposa, l'agrifoglio |
Ad Oliveto Lucano bisogna voler andare. Si sale con tornanti
dalla valle della Salandrella. Non ci si arriva per caso, è lontano da tutto,
questo paese. Quasi settanta chilometri da Matera. La strada finisce nella
bella piazza. Le case si aggrovigliano sullo sperone di una collina. Ruotano in
un ovale da urbanistica di montagna. I vicoli sono salite brusche. Attorno, le
montagne, i boschi, chiudono gli orizzonti. Tre bar, una macelleria che griglia
la carne, una pizzeria. Niente giornali, niente banca, connessioni difficili, le
scuole che arrivano alla quinta elementare. Una grande chiesa, Maria Santissima
delle Grazie, in vetta al paese. Un giovane prete, don Anthony, è arrivato
dalla Nigeria otto anni fa. ‘Ho pianto per tre mesi quando mi sono ritrovato
qui’. Ma ora tutti lo fermano per le strade del paese. Confessano a lui
problemi e gioie. Vive solo, Anthony. In una immensa canonica. Ha una laurea in
teologia pastorale e un bel sorriso gentile.
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Il paese al mattino |
Cinquecentosei abitanti, Oliveto Lucano. Mai stati così
pochi da centocinquanta anni a questa parte. Grandi migrazioni a cavallo del
‘900: mille e centosedici abitanti nel 1881, ottocentottantasei nel 1901. Altra
fuga negli anni ’60 del secolo scorso: 1235 abitanti nel 1961, appena
ottocentonovantadue dieci anni più tardi. Gli ultrasessantacinquenni, oggi,
sono cento e settantanove. Quattordici i bambini. Cinque i dipendenti comunali.
Sindaco e vicesindaco donna. Un solo assessore.
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Il brigante e la donna |
Un affresco in maiolica, monumento della piazza, ricorda un
brigante e una donna. Nessuno sa raccontarmene la storia. Beffardo
contrappasso: la piazza è dedicata, al solito, a Umberto I. Gli uomini giocano
a carte dal bar Italia. Solo dietro al bancone c’è una donna. A fianco un
sorprendente albergo: lo hanno chiamato Hotel de Ville. Un tempo qui era il
comune e nessuno vuole gestirlo. Nei giorni della festa si dorme per cinque
euro.
Oliveto fa fede al suo nome: qui si produce un olio
prezioso. Di olive maggiatiche. Per
consumo in famiglia. L’economia sembra non esistere a Oliveto. Si vendono
formaggi agli amici. Si fa i pendolari con la Fiat di Melfi (quando non si è in
cassa integrazione), quattro ore di viaggio ogni giorno, o con Matera e
Pisticci. ‘Non c’è niente a Oliveto’, mi dice un ragazzo. Lo dicono tutti. Come un karma. So che è vero. So che non è vero.
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La salita nella foresta di Gallipoli |
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Il taglio della Cima |
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L'attesa della Cima |
San Cipriano, patrono di Oliveto, non deve essersela presa
molto quando, nel 1977, i paesani hanno deciso di spostare ‘la Festa’ da
settembre, giorno del Santo, a poco prima di Ferragosto. Così almeno chi è
andato via poteva tornare. Altrimenti la festa sarebbe finita. Il
Maggio ha bisogno di braccia, di gente esperta, di appassionati. Di devoti.
I migranti tornano per l’agosto. Da Imola, dalla
Toscana, dalla Germania, da Milano, da Bologna, da Cremona, dal Molise. Tornano
per la Festa. Rocco con la sua armonica, Leonardo con l’organetto
del padre. Giacomo è andato via quarant’otto anni fa. A Torino. ‘Ma sono sempre
tornato per la Festa. Anche quando era a settembre’. A memoria di storico, la
festa c'è sempre stata. Da quasi tre secoli è dedicata a San Cipriano.
‘Ci sono stati anni in cui ha perso cuore – mi dice Rossella, che alla festa ha
dedicato una tesi di laurea – ma in questi anni ci sono i giovani, le ragazze.
Si è ritrovata’.
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Lavori alla Cima |
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L'energia per trasportare la Cima |
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Lavori alla Cima |
Il matrimonio degli alberi è anche nell’attesa. Una notte
nel bosco. Per i ragazzi. Per la gente che va a tagliare la Cima, la sposa,
l’agrifoglio. Un addio al nubilato notturno, spossante ed esaltante. Una notte
di libertà assoluta. Vino e carne accanto al fuoco. Lo sposo, il cerro, già
abbattutto la prima domenica di agosto, attende, assieme ai ragazzi, al Piano
di Torcigliano, luogo di venti e panorami.
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La bassa musica |
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Il viaggio della Cima |
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Il viaggio della Cima |
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La piccola Cima |
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La fisarmonica |
All’alba i ragazzi hanno l’aria di una felicità insonne. Ma
ora c’è da salire nella foresta di Gallipoli. Fra le sue rocce, c’è la Cima,
l’agrifoglio. Ci vuole fiato per raggiungere l’albero. Il taglio è storia da esperti. Il più anziano
dà il primo colpo di accetta. L’albero viene tagliato velocemente. Ci si apre
il cammino fra i cespugli. I ragazzi aspettano cercando le forze perdute. Toccherà
a loro portare a valle la sposa.
Si contendono un posto sotto l’albero. Si spingono,
intrecciano le braccia. Sentono il peso dell’albero sulle spalle. E’ un cammino
di tumulto. Francù cerca di mettere ordine nella frenesia dei ragazzi. Un
gruppetto indossa magliette militari, hanno pance robuste, si prendono in giro:
si sono battezzati
loacker. Scendono
dalle montagne come i nanetti della pubblicità.
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Il viaggio della Cima nella foresta di Gallipoli |
Al Piano di Torcigliano, la Cima, indifferente, incontra il
cerro, lo sposo, il Maggio. Quasi non si guardano i due alberi, ma anche gli
uomini sono distratti. E’ tempo di mangiare. Le donne hanno portato pentoloni
di pasta, peperoni fritti, formaggi, salsicce, cocomeri. Vino e birre. Beppe e
i suoi amici si perdono nelle canzoni del ‘900. All’altro capo del tavolo, è
tempo di fisarmonica.
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La pasta |
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Beppe e la musica del '900 |
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La botticella, u'ascaridd' |
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Il violinista di Grassano |
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Il cocomero |
Un trattore aggioga il cerro, altri trasportano le
forcedd’. I ragazzi sollevano nuovamente
la Cima. Strano e sgangherato corteo per strade e campi. Si taglia per un
pendio di grano appena tagliato. Si scivola sulle stoppie. La discesa sa di
terra e polvere. Il vino dona ebbrezze. I ragazzi hanno elmetti con
bottigliette di vino. Si corre. In valle, la banda aspetta. In una
campagna una donna offre
scarpedd’, frittelle ben unte di olio.
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La discesa nel campo del grano tagliato |
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La Cima |
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I musicisti dispersi |
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La Cima |
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Il Maggio |
Adrenalina nelle vene. Ingresso in paese. Rotazione nel grande tornante. Ora c’è orgoglio. Voglia di farsi vedere. Comincia il Gran Ballo della Cima’. Quasi un’ora per arrivare in piazza. Botti e fumogeni. Si corre, si torna indietro, si fa balzelli con l’agrifoglio in spalla. Infine si ruota come matti nella piazza. Si sfiorano i paesani. Ci si annoda in un roteare frenetico. Si prende velocità. Gira la testa a seguire le acrobazie dei cimaioli. Si sta in piedi contro ogni fatica. Felicità pura. I ragazzi sono stremati. Lo sposo, il cerro, ha più contegno. Attraversa la piazza con la lentezza del trattore. Se ne va Dietro la Niviera, là dove avverrà il matrimonio. La sposa, l’agrifoglio, rimane in piazza. Viene alzata e puntellata. Passerà l’ultima notte da nubile al centro del paese. La banda riprende a suonare. Un’ultima danza.
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I ragazzi arrivano in paese |
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Le scarpedd' |
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I ragazzi arrivano in paese |
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La Cima arriva in paese |
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La Cima arriva in paese |
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Il corteo nuziale in paese |
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Il Gran Ballo della Cima |
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La piccola Cima |
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Si sposta il Maggio |
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La corsa della Cima |
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Il viaggio dello Sposo |
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Il fuoco e la Cima |
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Il Gran Ballo della Cima |
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Il Gran Ballo della Cima |
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La giravolta della Cima |
Oliveto Lucano, 11
agosto
E' sempre un piacere leggerti..
RispondiEliminaIsabella da Torino
Grazie.....un abbraccio
RispondiEliminaCiao andrea sono nino di oliveto come và??
RispondiEliminaDavvero molto bello questo blog però vorrei precisarti una cosa , è vero tre anni fa sono caduto dal maggio però l'anno dopo sono risalito di nuovo perchè è una cosa che faccio per devozione, devo ringrazziare immensamente mio zio nicola che grazie hai suoi insegnamenti c'è l'ho fatta.
Vorrei aggiungerti su facebook ma non riesco a trovarti trovo solo il tuo gruppo.
Ci possiamo mettere in contatto in qualche modo??
Davvero complimenti bellissimo blog
Saluti Nino