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La tomba di un arbanoucc, un partigiano etiopico |
Cimitero dei patrioti. Cimitero degli uomini celebri
d’Etiopia. Ma, in un posto d’onore, nel giardinetto davanti ai gradini che
conducono alla Sellasiè Church, la grande chiesa ortodossa della Trinità,
riposa Sylvia Pankhurst. Aveva 78 anni, nel 1960, quando l’imperatore Hailè
Selassiè decretò che questa donna inglese aveva diritto a funerali di gloria e
fosse sepolta nel più importante cimitero di Addis Abeba. Là dove lui stesso
aveva deciso che avrebbe finito la sua vita terrena. Sylvia Pankhurst è la sola
straniera fra coloro a cui è stato concesso di venire sepolti attorno alla
chiesa più importante della capitale dell’Etiopia. Ed è una storia a suo modo
sorprendente. Sylvia, figlia di Emmeline Pankhurst, donna ribelle dell’800
britannico, battagliera sostenitrice del diritto di voto alle donne, era una
comunista radicale, aveva fondato il partito comunista inglese, ne era uscita a
sinistra e aveva litigato perfino con Lenin. Doveva essere una grande donna. Dal
carattere tosto anche se le sue foto mostrano una dolcezza fuori del tempo. A
45 anni, Sylvia ebbe un figlio, Richard (oggi, quasi novantenne, è uno degli
storici più importanti dell’Etiopia), e rifiutò di sposarne il padre, un
anarchico italiano. Nel 1936 militò nei movimenti anticoloniali e si battè
contro l’invasione italiana del solo paese indipendente dell’Africa. Fu così
che maturò la paradossale amicizia fra un imperatore africano per diritto divino, un autocrate
spietato, e una donna inglese che sognava la libertà in nome del comunismo. Nel
1956, Hailè Selassiè invitò Sylvia a vivere ad Addis Abeba. Non avrebbe più
lasciato il suo nuovo paese.
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L'abuna dagli occhiali scuri |
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La Selassiè Church |
Bisogna avere attenzione in questo cimitero. E’ uno specchio
dell’Etiopia. Ne racchiude i misteri incomprensibili a noi occidentali. ‘Cera e
oro’, si dice qui ad Addis Abeba: ‘una parola, due significati’. Niente è come
sembra. Qui, nella cappella più importante della chiesa, è sepolto proprio il negus, il ‘re dei re’, il 225esimo
successore di Menelik I, il figlio della regina di Saba e di re Salomone. Negli
anni ’30, Hailè Selassiè, divinità per l’Etiopia rurale e per i rastafarians giamaicani, aveva ordinato
la costruzione della chiesa della Trinità pensando di farne il proprio
mausoleo. Oggi, nel cimitero che accerchia la basilica è sepolto Melles Zenawi,
il primo ministro dell’Etiopia, morto nel 2012. Melles, per decenni, è stato un
ribelle. Comunista filo-albanese, si diceva. Leader della gente tigrina del
Nord del paese. Capo guerrigliero. La sua lotta sfiancò una tirannia africana che,
anch’essa, si diceva comunista. Per quasi vent’anni, dal 1991, dopo la
incredibile vittoria di quella guerriglia, Melles è stato l’uomo forte
dell’Etiopia. Fu lui, nel 2000, ben otto anni dopo il ritrovamento delle sue
ossa, ad autorizzare il funerale solenne di quell’imperatore con cui niente
aveva a che spartire. Melles allora disse: ‘Non dimenticate che era un tiranno
e un oppressore’. Oggi, il ‘re dei re’ e l’ex-guerrigliero sono sepolti a pochi
metri di distanza. Ingombrante e marmoreo (un marmo scuro, dai riflessi
granata) il sarcofago di Hailè Selassiè si trova nella ostinata penombra della
grande chiesa. La tomba di Melles Zenawi, invece, è all’esterno, fra gli alberi
dei giardini dove la gente di Addis Abeba cerca pace dal traffico della città.
Il suo sepolcro in pietra nera, vanamente addolcito da fiori di plastica, è sorvegliato
da soldati armati ed è privo di sfarzi. Vi è una sua grande foto: ha in mano il
libro ‘The spirit of Africa‘.
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La statua dorata di Telahun Gessasse |
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Abba Patros di fronte alla tomba di Asnakech Worku |
Strano cimitero. Racconta la storia irraccontabile di questo
paese. Qui, in un angolo quasi dimenticato, vi è il sepolcro di Lorenzo Taezaz,
un eritreo che fu fra i consiglieri più vicini all’imperatore. E proprio
l’Eritrea, la sua lotta per l’indipendenza, sarà la miccia che consumerà il
potere decrepito di Hailé Selassiè. La tomba di Lorenzo è accerchiata dalle
erbacce, la sua statua fu scolpita da uno scultore italiano. Ha lasciato una firma:
Ferruccio Vezzoni, artista toscano, celebre per i suoi busti funebri.
Qui riposano anche gli abuna,
i vescovi, i patriarchi della chiesa ortodossa. Mi colpisce la foto di uno di
questi alti prelati con occhiali scuri. E poi i notabili delle corti reali e i cantanti. Abba Petros, un giovane prete
(parla italiano, sta studiando filologia a Bari, questi sono gli incontri
imprevisti di Addis Abeba), mi accompagna a una tomba-monumento. E’ sovrastata
da un krar in pietra dorata. Asnakech
Worku era ‘la regina del krar’, strumento simile a una cetra a cinque o sei
corde con cui inseguire i ritmi delle scale pentatoniche delle musiche
d’Etiopia. Sembra di sentire il suo suono ipnotico: si srotola fra i ginepri
che fanno ombra alla sua tomba. Cimitero musicale: anche la statua di Telahun
Gessasse, cantante strappacuori, è dorata. Una chiave musicale è scolpita nel
marmo nero e Telahun continua a cantare allungando il braccio verso il pubblico.
Canta per gli arbagnuocc, i partigiani della Resistenza etiopica contro gli invasori italiani. Sono sepolti qui con le loro armi e le loro medaglie. E poi, più recentemente, ha cantato, in maniera muta, anche per l’equipaggio dell’aereo di Ethiopian Airlines precipitato in Libano nel 2010.
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La tomba di Sylvia Pankhrust |
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La tomba della moglie di Lorenzo Taezaz |
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L'orto fra le tombe |
Un uomo, un vecchio, vestito con eleganza antica e stracciata, mi guida fra le tombe. Dice che vive qui, nella chiesa, nel cimitero. Mi mostra il suo piccolo orto. Spinaci, alcune piantine di cipolla, un’insalata, una piantina di pomodori. Verdure che crescono ai bordi di una tomba. L’imperatore, il ribelle, i musicisti possono essere contenti. E anche la comunista Sylvia può esserlo: cimitero imperiale con addosso una strana idea di democrazia.
(questo articolo è la versione integrale dell'articolo uscito sul numero Cinque di Erodoto. www.erodoto108.com )
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