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La piana del sale. E' piovuto molto la scorsa estate |
Dopo quattro anni Hussein accetta di fare la guida. Ci
accompagna a Dallol. Gesto di potere e gentilezza. Stabilisce gerarchie. Hussein
è un capo, da anni affida i gruppi dei turisti al fratello Alì. Dice che, questa volta, viene con noi
perché ci sono io. E’alto e magrissimo, Hussein. Cinque anni fa indossava una
futà indonesiana e una maglietta bianca.
Ora è impeccabile: camicia azzurrina della
bhpbillinton,
compagnia mineraria (il suo slogan è:
resourcing
the future), pantaloni tecnici e ottime scarpe da deserto. Cambia la Dancalia.
Cambiano gli afar. Hussein ha lavorato per la compagnia indiana, poi la
multinazionale ha cambiato idea e ha lasciato la depressione dancala alla sua
solitudine. Hussein mi dice che ora è il
manager
di Ahmed Ela. Ha 37 anni, Hussein.
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Hussein nel 2007 |
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Hussei nel 2012 |
Mohamed mi spiega: ‘Gli afar non sanno ciò che è giusto e
ciò che è sbagliato. E’ arrivata l’Allana Potash con tutto il suo potere e i
suoi soldi. Vuole il potassio della Dancalia. Gli afar sono indifferenti. Capiscono che possono guadagnare dei soldi. Va bene così’. Dicono che sotto la Piana del Sale ci sia il terzo deposito
al mondo di potassio. E’ un grande business. Dal
prossimo anno dovrebbero cominciare le estrazioni di almeno trecento pozzi. A
gennaio, saranno seicento i lavoratori dell’Allana in questo deserto di sale. Metamorfosi di una terra.
E così Fatuma va a fare le pulizie nei container del villaggio
Allana, i miei amici diventano operai. Guadagnano duemila e cinquecento birr al
mese, centotrenta euro. E’ un buon salario. Lo spendono tutto in chat. Oppure
hanno cinque mogli e mettono al mondo molti figli. Non diventeranno mai ricchi.
E un giorno l’Allana se ne andrà. E loro saranno più miserabili di prima.
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I camion dell'Ethio-potash |
Non è giusto dimenticare la bellezza di Dallol. Dal vulcano
a
uovo fuoriesce una melassa bianca,
assomiglia a una crema lucida con linee di zolfo. So che forse questo non è un vulcano, ma a me piace pensarlo. Il fuoco preme, vuol uscire,
trasforma il sale, si fa artista e killer. Frattura freatica, mi spiegano i
geologi. C’è qualche pericolo in questo posto. Il magma ha costruito una meraviglia. Le acque limpidissime del Lago Nero sono immobili. Stanno là dove
le avevo lasciate. Aspettano che qualcuno si avvicini per tendere una trappola.
Luca mi fotografa con le parole le colonne di Dallol. Lo fa da par suo: ‘Questo
luogo non ne pole più. E’ esausto, vuole sgretolarsi e solo una energia
superstite lo tiene in piedi’. Di fronte alle colonne ci sono i nuovi nati: l’
uovo e il
Black Lake; le colonne sono una protostoria. Questo è il luogo che
più amo a Dallol. Tagliente, stremato, pericolante, antico, incerto,
stanchissimo. Mi infilo nel pertugio che conosco fra le rocce, cammino nella
grotta fino all’acqua sommersa. La pozza è asciutta.
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Fatuma |
Fatuma oramai è una donna. Era la bambina più sfacciata di Ahmed
Ela. Ogni volta che un
ferenj arrivava
al villaggio, lei era in prima fila. Tutti la fotografavano. Ha i denti limati,
Fatuma. E’ bellissima. Vado a trovarla. Sta cucinando un
porridge di farina e acqua, cibo base degli afar. Sorride. Cosa posso
fare per te, Fatuma? Davvero sposerai un tuo cugino e farai dieci figli? Amina,
tua sorella più piccola è uguale a te.
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Medina |
Non ho mai visto le mani di Medina e di sua figlia Aisha
stare ferme. Intrecciano da sempre foglie di palma e fanno stuoie. Come sempre,
compriamo caffè e zucchero per loro.
Ahmed Ela, 1 dicembre
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