domenica 6 ottobre 2013

Il loop di Ferrara/Ai margini del Festival di Internazionale

La stessa poltrona dello scorso anno


Il festival di Internazionale ci aveva abituati male: ci donava sempre un’estate di ottobre. Quest’anno ha voluto mostrarci l’autunno vero. La realtà delle stagioni e la crudezza della pioggia padana. A sera, le piazze sono vuote. E anche il festival si è indurito: i ragazzi dello staff devono aver fatto un corso di formazione a Ryan Air. Non sorridono quasi mai e hanno una disciplina da marines. No, con tutto il mio affetto per Internazionale, un altro mondo non è possibile. Almeno quando si superano le dieci persone.

Mercato Coperto. E lei meritava di entrare


Posti esauriti.
E’ il cartello più esposto nei luoghi di Internazionale a Ferrara.

Una ragazza umbra dello staff: ‘Sono al lavoro da undici ore. E non ho preso che insulti’. Contratto? ‘Prestazione occasionale. Ma sono felice di essere qui. Meglio che fare la cameriera’. Salario? Silenzio….il tabù dei soldi….promemoria per me: devo chiedere i conti del Festival.

Piove su Ferrara. Coda per Gad Lerner e....

Quante persone possono entrare in questa sala (era il Mercato Coperto, proiezione notturna delle foto di Gabriele Basilico)? Un ragazzo magrissimo è immobile sulla porta: ‘Mi hanno ordinato di non dirlo’. Una donna cerca di entrare con un piccolo cane nella borsa. Respinta. Una fotografa ingrugnita entra spedita facendosi largo con i gomiti: ‘Faccio parte dello staff’. In trenta aspettiamo fuori. I vigili del fuoco devono essere stati severi con Internazionale. Buffo, qua si parla della libertà del giornalismo, si parla male dell’Eni che rifiuta le interviste e poi si ha la stessa reticenza spicciola.

Teatro Comunale

La ragazza che controlla gli accessi al Teatro Comunale, invece, mi dice che è una volontaria. E’ più distratta. Faccio entrare cinque persone con me e non se ne accorge. I miei amici sono svelti, ma lei, per fortuna, non ha fatto il corso.

Buffet mediorientale. Il buffet è sempre cartina di tornasole.

Sono ingeneroso. Immagino la fatica immensa dietro questo festival straordinario. Come ogni anno, migliaia e migliaia di ragazzi (età media attorno ai 25 anni) affollano i luoghi di Ferrara. Oltre sessanta mila, dicono all'Ufficio Stampa. Code di ore per assistere a un incontro con gli scrittori africani di noir o per ascoltare Gad Lerner. Curioso: nessuno ricorda con chi parlerà Gad, ma tutti sono in fila da almeno due ore.
Si entra facilmente solo all’incontro sul grande viaggio dei ceci. I ceci non interessano…avete sbagliato ragazzi, era fra le storie più interessanti del Festival.

Dove si nasconde, tutto l’anno, questo popolo di Internazionale?

Già, il caffè del chiostro di San Paolo

Chiedo a una ragazza perché sta in coda per entrare all’incontro dei noiristi africani: ‘Mi piace Internazionale’, è la risposta. Un gruppo di ragazzi compulsa il programma e tira a sorte dove andare. Arriveranno sempre in ritardo. Respinti ovunque. Alla fine si accontentano di una piadina e degli schermi con su Inter-Roma (mannaggia a Totti). I bar sono affollati come metropolitane nell’ora di punta. Per loro non deve valere il limite degli ingressi.

Doppia intervista


Il festival (i festival) oramai, come il ritmo della nostra vita, ha davvero una logica Ryan Air: devi prenotare, essere previdente, sapere quello che vuoi fare mesi prima di farlo e chi vi lavora deve essere un mastino sottopagato (questo lo immagino, non lo so perché non me lo vogliono dire: quale è un salario giusto? Quanto sono pagati i ragazzi dello staff?). E’ negata l’improvvisazione, il cambio di programma, il ripensamento, un’altra idea. Sì, un altro mondo davvero non è possibile. Ha vinto il ritmo della modernità. Forse solo l’ (in)utilità, l’ (in)efficienza, l’ (in)operosità e della sana pigrizia potrebbero scardinarla (grazie, Arminio, per i suggerimenti). Ma, così. mi perderei il festival di Internazionale. E, hanno ragione, in cinquemila al cinema Apollo non si può entrare. Alzo le mani. Ma non vorrei arrendermi.

Privilegio da periodista

Ufficio stampa

Accredito da giornalista. A. ne ottiene ben cinque per i suoi amici. In fondo, chi è giornalista, oggi? Quelli di Internazionale dovrebbero saperlo. Non faccio il buon reporter e non chiedo a chi ha l’accredito come me, se fa davvero il giornalista. E poi che cosa fa un giornalista? Che cosa faccio io qui? ‘Dove scrivi?’, mi chiede una ragazza di Milano. Sono un uomo del ‘900 e vorrei dirle: ‘Sul Corriere’. Niente. Già, dove scrivo? Sono un giornalista? A casa appenderò l'accredito assieme a quello degli anni precedenti. Questo blog cos’è? Una chiacchiera da bar? E’ che, a volte, io amo le chiacchiere da bar.

Visioni
Però, contraddizione, c'è chi dava buoni consigli nella piazza davanti al Castello: già, 'Come è triste la prudenza'. Un po' meno di prudenza l'anno prossimo, va bene?

E poi, abitudine di Ferrara, c’è il ragazzo con il carretto delle mele. E non mi sembrano della Melinda. Dono alle moltitudini di Internazionale. Allietano l’attesa. Ma perché non l'ho fotografato. Ho preferito mangiare mele.


Attesa


E c’è Lilijana e il suo Albergo degli Artisti. Da qui, in altri anni, sono passati Ugo Tognazzi e Alberto Campanini. E’ uno dei luoghi più accoglienti che abbia mai trovato in vita mia. Questa volta Lilijana mi offre caffè e crostata di more. Al mattino parliamo, con nostalgie, della sua casa in Dalmazia e di Sarajevo. Ho una sua bella foto, ma lei non vuole che la pubblichi. Andateci in questo albergo, bel posto. Sta in via della Vittoria. Vicolo del centro.

I banchi del mercato con tavolo dei microfoni

Sì, i giorni di Ferrara sono belli. Internazionale organizza una grande storia. Auguri a voi. E ci vedremo anche il prossimo anno. 

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